Dopo sei anni si riaprono le porte del Podestà

MANTOVA – Il prossimo weekend tornerà alla vita il Palazzo del Podestà di Mantova. Dopo sei anni di chiusura per i danni provocati dal terremoto, la riapertura diventa un simbolo di rinascita e di riappropriazione del territorio. E con il Palazzo, apriranno altri nove siti tra chiese, residenze, complessi gesuiti, persino uno stabilimento idrovoro. Da domani (sabato 19 ottobre) e per due finesettimana, MANTOVA rinnova il suo impegno con Le Vie dei Tesori, il festival che da tredici anni apre e racconta luoghi in Sicilia, e che l’anno scorso è sbarcato anche in Lombardia con una puntata pilota.

Due weekend e dieci luoghi da scoprire, dunque, a Mantova. Paralleli al festival siciliano: che ha raccolto 80 mila visitatori nelle dieci province dell’isola a settembre, ed è già totalizzato a 115 mila visitatori nei due primi fine settimana a Palermo, Catania e nel Ragusano. A Mantova Le Vie dei Tesori collabora con la Fidam, la Federazione italiana Amici dei musei, sotto il patrocinio del Comune; partner, l’Associazione Amici di Palazzo Te e dei Musei mantovani.

Basta un coupon unico per accedere alle visite: all’ingresso di ogni sito, verrà smarcato – il principio è quello delle carte d’imbarco – e si accederà immediatamente alla visita, condotta dai volontari e dai ragazzi delle scuole. Un coupon da 18 euro varrà per 10 visite, uno da 10 euro racchiude 4 visite, e un coupon da 3 euro è valido per un singolo ingresso.

Per il Palazzo del Podestà si dovrà attendere il secondo e ultimo fine settimana – quindi sabato 26 e domenica 27 ottobre – , ma intanto ci sono gli altri siti da non perdere.

Mantova città d’arte, d’acqua, di storia: sono queste caratteristiche che rendono la città – non solo dei Gonzaga – pronta ad aprirsi a un Festival di cultura “oltre”: quello che si rivolge a chi percorre, anche quotidianamente, strade cittadine senza focalizzare tesori, antichi o contemporanei. Una cultura “oltre” anche perché chi la propone non è un professionista ma un volontario capace di trasferire ad altri il suo piccolo o grande patrimonio di passione. Ecco quindi i dieci luoghi e i cinque istituti scolastici che, in collaborazione con associazioni culturali, Comune, Università, Diocesi, Demanio, Consorzio di bonifica, mettono a disposizione risorse e impegno per rendere possibile questo progetto. Le visite e l’accoglienza saranno curate dagli studenti del liceo artistico Giulio Romano, del liceo classico Virgilio, del liceo scientifico Belfiore, dell’istituto Bonomi-Mazzolari, dell’istituto superiore Fermi, del Politecnico-Facoltà di Architettura-Polo di Mantova.

Di sicuro sarà un’occasione prelibata per scorrere l’elenco dei gioielli di Isabella d’Este: il famoso “codicetto Stivini” – delicatamente miniato – è conservato tra altri 250 mila pezzi cartacei: 6 mila pergamene, circa 14 mila mappe e disegni, che formano l’Archivio di Stato (aperto sabato e domenica dalle 10 alle 17,30). I documenti partono dall’XI secolo e abbracciano l’età dei Canossa, della signoria Gonzaga dal 1328 al 1707, fino al periodo asburgico, a quello napoleonico, alla Restaurazione. E raccontano una storia antica, ricchissima, completa fatta di relazioni che la nobile famiglia intratteneva con le teste regnanti (e non) di tutta Europa. Attraverso missive e rendiconti, scorrono e si rileggono vicende politiche e grandi alleanze. Tra i fondi dei Gonzaga, le ricevute delle diverse committenze: mecenati e signori, attirarono pittori, scultori, musicisti a cui venivano commissionati (e pagati) i lavori. Le firme in calce sono del Mantegna, di Rubens o del Monteverdi, per citarne solo alcuni. Nello stesso palazzo dell’Archivio, apre i battenti (ma solo domani e il prossimo sabato dalle 10 alle 17,30) anche la Biblioteca Comunale Teresiana, nata come Imperial Regia Biblioteca di Mantova nel 1780, all’interno del programma di riforma illuminista voluto dall’imperatrice Maria Teresa d’Asburgo.

Ma aprirà le porte – ed è un caso abbastanza raro – anche la medievale chiesa di sant’Apollonia che è un vero e proprio piccolo museo della diocesi, visto che qui sono conservate parecchie opere salvate da chiese e cappelle chiuse dagli austriaci. Tra l’altro, nell’abside, anche un capolavoro di Giuseppe Bottani, una pala per la soppressa parrocchia di San Zenone, che raffigurante la Sacra FAmiglia co i santi Zenone e Stefano. Era considerata il “dipinto perfetto”, quasi un manuale di arte neoclassica. Tra gli altri siti che aprono le porte, l’antichissima chiesa di San Martino che dopo essere stata sconsacrata negli anni Trenta, ritornerò cappella dopo la guerra; e la seicentesca chiesa di Sant’Orsola che è l’unica sopravvissuta del complesso monastico voluto da Margherita Gonzaga dopo la morte del marito, Alfonso D’Este. Poi le strutture nobiliari: palazzo Aldegatti, che dopo essere stato residenza aristocratica e scuola comunale, oggi è un complesso privato; il cinquecentesco Palazzo Andreasi che il nobile Girolamo, signore di Rivalta, volle costruire per la moglie, Ippolita Gonzaga. Chiudono l’elenco il Liceo Ginnasio Virgilio, ex scuola gesuita disegnata dal Toregiani; e il particolarissimo stabilimento idrovoro di Ponte Arlotto, la garanzia di Mantova contro le esondazioni. Visitarlo sarà un viaggio prezioso alla scoperta del sistema di protezione dall’acqua che nel 1929, quando lo ideò l’ingegner Pietro Ploner, fu considerato uno dei più all’avanguardia d’Europa.