Eugenio, il fiumano in fuga dall’Istria diventata rossa accolto dalla rossa Pegognaga

Eugenio Pelco,
Eugenio Pelco, 2° da dxestra accosciato e la sua squadra

PEGOGNAGA – Eugenio Pelco, il fiumano. Lo ricorda ancora chi a Pegognaga in gioventù si cimentò nel calcio. Del resto l’allenatore più caratteristico dell’A.S. Pegognaghese era proprio lui, con quella testa d’uovo decisamente liscia, estremamente appassionato del pallone, fuggito con la famiglia per non incappare nella furia rossa della milizia titina. In Istria non importava più che fosse un personaggio sportivo che aveva dato lustro a Fiume, militando nella prima squadra con ottime prestazioni. Era inviso ai seguaci di Tito per il sol fatto di essere italiano. Abbandonò in tutta fretta casa e città, raggiungendo tra varie peripezie Mantova. Qui il comitato di accoglienza dei profughi su consiglio del prefetto lo assegnò a Pegognaga. Quando Eugenio venne a conoscenza del colore scarlatto dell’Amministrazione laurenziana, la classica coalizione Pci-Psi, tentò di mettersi le mani nei capelli che non aveva, temendo di essere caduto dalla padella nelle brace. Ma il sindaco dell’epoca, Vincenzo Lasagna, leader comunista, gli fece trovare alloggio e lavoro. A Pegognaga infatti erano pronti per entrare in funzione i bagni pubblici in piazza V. Veneto, che proprio Lasagna aveva fatto costruire per dare dignità al paese: allora rarissime erano la abitazioni dotate di servizi igienici e bagno interni.
Il compito della famiglia Pelco era di gestire la nuova struttura per conto del Comune. Ad Eugenio rimaneva perciò il tempo per riprendere a coltivare la propria passione, il calcio. Ben lo accolse l’A.S. Pegognaghese, che proprio in quell’anno, 1951, si trovò senza allenatore. Allenò la “meglio gioventù” di Pegognaga: Vittorino Rossi, Nino Zapparoli, Albino Gioia, Alberto Luppi, Ettore Facchinelli, Giuseppe Testa, Antonio Varini, Levino Piccagli, Cesare Gallinini, Andrea Roversi, Sergio Braglia. Ricordi ormai lontani, che indicano tuttavia come Pegognaga, pur fortemente passionale in politica, si è sempre dimostrata pronta ad accogliere chi a causa della politica ha sofferto. Per non dimenticare le vittime del comunismo titino, a livello istituzionale a Pegognaga il Centro Cutlurale L.B. Milani, tramite Youtube, ha messo in rete un percorso di conoscenza della storia del confine italiano orientale nel ‘900, evidenziando come il Trattato di Parigi del 10 febbraio 1946 modificò il confine dell’Italia, segnando la sorte di migliaia di istriani e dalmati italiani. Da pagine di Raul Pupo e Roberto Spazzali, la direttrice del Centro Rosanna Manzini ha letto alcuni brani altamente toccanti.

Riccardo Lonardi

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