Il carcere apre le porte alla speranza giubilare: “la città non dimentichi i detenuti”

MANTOVA – “Vorrei invitare tutti in questo silenzio che ci è stato adesso annunciato e spiegato a immaginare le parole che possono esserci nel cuore di chi sta in carcere tanti anni della sua vita, parole che non riesce a condividere con nessuno, perché non c’è nessuno che ritiene capace di ascoltare e raccogliere il suo dolore. Il nostro silenzio sarà un segno di rispetto per tutte queste storie e una voce profetica nei confronti della città perché sia attenta a queste persone che rischiano di essere invisibili agli occhi e alle attenzioni di tanti”.

Con queste parole, proferite all’interno del carcere dopo che il portone era stato aperto in seguito ai tre rintocchi, il Vescovo di Mantova Marco Busca ha dato avvio alla processione silenziosa che dalla Casa Circondariale di via Poma ha condotto un nutritissimo gruppo di fedeli in cammino fino alla basilica di Sant’Andrea, dove la folla ha ascoltato le testimonianze di coloro che, per varie ragioni e a vario titolo, hanno attuato percorsi formativi in seguito a esperienze con la giustizia o durante periodi di detenzione.

La giornata di “Digiuno e Parola” era iniziata in mattinata all’interno del carcere, con una quindicina di carcerati che ha presentato ad altrettanti studenti del Redentore le attività che svolgono all’interno dell’istituto penitenziario tramite il laboratorio di panificazione tenuto da Sapori di Libertà. La mattinata è stata condotta da un’educatrice messa a disposizione dall’associazione Abramo, collegata alla Caritas.

Alle ore 12.30, di fronte a una grande folla di qualche centinaio di persone assiepatasi di fronte al cancello di via Poma, il vescovo Busca ha rintoccato tre volte alla porta del carcere, che si è subito aperta permettendo ai fedeli di entrare per un primo momento di riflessione e preghiera. Tra gli altri erano presenti – e lo sono stati fino al termine delle cerimonie – la Direttrice della Casa Circondariale Metella Romana Pasquini Peruzzi, la Direttrice dell’Ufficio Locale Esecuzione Penale Esterna Antonella Salvan, il Cappellano padre Andrei Vasile Mesesan, la Garante dei diritti delle persone detenute Graziella Bonomi e il Direttore della Caritas diocesana di Mantova Matteo Amati, oltre a rappresentanti dell’Associazione Volontari Carcere, Associazione Libra e Uepe (Ufficio Esecuzione Penale Esterna).

La processione, che si è snodata in silenzio alle spalle della croce benedetta da Papa Francesco e della lampada della speranza come simbolo giubilare, ha attraversato via Chiassi, via Roma, piazza Marconi e infine piazza Mantegna per giungere al portone di Sant’Andrea, dove si è rinnovato il rito dei tre rintocchi. Una volta entrati, i presenti hanno potuto ascoltare due testimonianze: la prima, quella di un giovane che ha fatto un’esperienza di giustizia riparativa con azioni di volontariato nella società; la seconda, quella di un carcerato che ha raccontato brevemente la sua storia e di come abbia saputo fare tesoro dei propri errori.

In seguito il Vescovo Marco Busca ha ripreso il discorso iniziato all’interno del carcere, spiegando come quest’ultimo sia un ambiente chiuso e che difficilmente dialoga con l’esterno. Ha ribadito la necessità di continuare a promuovere una cultura diversa per quanto riguarda l’espiazione della pena, anche perché negli ultimi 10 anni la legislazione è molto cambiata e si è evoluta sul concetto che la pena non è solo privata, ma di comunità, e da qui si sono sviluppati concetti come quelli di giustizia riparativa e di messa alla prova. Infine, un passaggio sul tema dell’accoglienza post-carcere: è necessario costruire un’alternativa, ha ricordato Busca, altrimenti gli ex detenuti rischiano di ripercorrere le stesse strade dalle quali sono arrivati.