La cultura mantovana piange Enrico Ratti

Stefano Iori, Franco Loi e Enrico Ratti al Festival Mantova Poesia 2017

MANTOVA – Enrico Ratti, pittore, narratore, saggista e poeta, è morto domenica sera stroncato dal covid.
Era nato a Mantova nel 1952, e dopo lo studentato bolognese al Dams aveva percorso ad ampio spettro tutto il sistema delle arti  con passione e notevoli riscontri di critica e di pubblico. Si formò nella Bologna intellettuale degli anni Settanta coltivando da subito le spinte di un neorealismo (si laureò infatti con una tesi sull’opera di Cesare Zavattini) che però avrebbe arricchito di valori intellettuali anche di nicchia. Molto attento ai movimenti culturali degli anni ’90, seguì anche certa filosofia d’avanguardia al seguito di Armando Verdiglione.
Sul fronte delle arti figurative, con i suoi dipinti è stato protagonista di numerose mostre, sia in Italia che all’estero. Come giornalista, negli anni ’90 aveva collaborato con la Voce di Mantova in veste di editorialista; dal 2000, intervistò artisti, scrittori, intellettuali e dissidenti di Oriente e Occidente per il settimanale “La Cronaca”. Nel 2002, pubblicò il romanzo “Delinquenti nati” dove manifestò un brillante talento narrativo. Nel 2007 diede alle stampe il poemetto “Canti di Cipada”, cui nel 2008 seguì il libro di disegni “Manuale intellettuale”, e nel 2010 fu autore del saggio “Manifesto per l’Europa”. Nel 2005 vinse il premio letterario “Laurence Olivier e Vivien Leigh”. Con Gilgamesh Edizioni pubblicò nel 2015 “Il taccuino dei dannati”, opera dedicata ai poeti “maledetti” francesi. Per la medesima casa editrice firmò, nel 2019, la raccolta di poesie “Blasfemie”. Nel 2012 fu tra i soci fondatori dell’associazione “La Corte dei Poeti”.