SUZZARA – Oggi pomeriggio, la Chiesa dell’Immacolata si è fatta piccola per accogliere l’onda di commozione e affetto che ha salutato per l’ultima volta Marco Fava, per tutti il “Ghega”. A 62 anni, Marco si è arreso a una grave malattia che lo aveva colpito tre anni fa, lasciando un vuoto incolmabile nei cuori di quanti lo hanno conosciuto e amato.
La chiesa era gremita all’inverosimile, non solo di amici e familiari, ma anche di semplici conoscenti e di chi, pur non avendolo frequentato assiduamente, ne riconosceva il carisma e la passione. Hanno sfidato un caldo pomeriggio estivo per rendere omaggio a un uomo che ha lasciato un segno indelebile come ex allenatore di calcio e, soprattutto, come energico front-man della Brown Sugar Band, la celebre tribute band dedicata a Zucchero “Sugar” Fornaciari.
Un silenzio carico di attesa ha preceduto l’arrivo del feretro, con la bara coperta da un manto di girasoli luminosi e rose blu, un omaggio floreale che rifletteva la vivacità e la profondità d’animo di Marco.
A officiare la messa è stato monsignor Paolo Gibelli, la cui omelia ha saputo toccare le corde più profonde dell’anima dei presenti. Con parole sentite, ha dipinto un ritratto commovente del “Ghega”, ricordando l’uomo di fede, lo sportivo e il musicista. “La vita di Marco – ha esordito monsignor Gibelli – è stata dedicata in buona parte alla sua famiglia, al suo lavoro, alla passione per la musica e per lo sport. Era una persona piena di vita, e questo si percepiva in ogni suo gesto.”
Il parroco ha poi condiviso un ricordo personale, intriso di rispetto: “Mi colpiva la sua attenzione quando lo vedevo a messa la domenica, qualche volta a Brusatasso e ultimamente qui a Suzzara. Quando tenevo l’omelia, vedevo come stava attento, ascoltava con partecipazione. Partecipava con vera fede ai momenti di preghiera, un uomo profondamente spirituale che non esitava a mostrare la sua devozione.”
L’omelia ha poi virato sulla sua passione più sfrenata: la musica. “Trasfondeva la sua pienezza di vita nella musica, soprattutto quella di Zucchero Fornaciari, a cui anche un po’ assomigliava nel tratto fisico e nella voce, quasi un’incarnazione dello spirito ‘Sugar’.”
Infine, monsignor Gibelli ha elogiato il suo impegno nel mondo dello sport giovanile: “Non possiamo dimenticare il suo impegno come allenatore nelle squadre giovanili. Sappiamo quanto sia importante lo sport per i ragazzi, per i giovani, quanto possa essere un’esperienza educativa e formativa se viene vissuta bene, se gli allenatori educano con passione i ragazzi alla vita dello sport, perché insegna loro le regole fondamentali: si gioca, si vince e si perde insieme. Marco si dedicava volentieri e con tutto sé stesso, con la passione che ha permeato ogni aspetto della sua vita, a queste belle attività. Ed è per questo che aveva così tanti amici, che oggi sono qui in chiesa a dargli l’ultimo saluto.” Tra la folla, anche ex dirigenti del Suzzara Calcio, dello staff del Suzzara Sport Club e dello Sporting Pegognaga 2004 oltre ad alcuni colleghi della Smeg di Guastalla (Reggio Emilia), dove Marco ha lavorato fino a tre anni fa, prima di andare in pensione, visibilmente scossi. 
Poco prima della benedizione finale, un momento di intensa e palpabile commozione ha avvolto la chiesa. Una delle figlie di Marco, Rachele, con voce tremante ma piena di forza, ha letto uno struggente messaggio che ha toccato il cuore di tutti i presenti. Le sue parole, semplici ma cariche di un dolore immenso, hanno risuonato nell’aria: “Sei stato un papà sempre presente. Mi mancherà il tuo ‘buongiorno'”, un’espressione quotidiana che ora risuonerà solo nei ricordi.
Subito dopo, due amici e colleghi della Brown Sugar Band hanno preso la parola, ricordando “il leone di Suzzara” con aneddoti che hanno strappato qualche sorriso e molte lacrime. “È stato l’artefice della band”, hanno affermato con un velo di tristezza nella voce. “Non sapeva la musica, e neanche una parola d’inglese, eppure era un talento naturale. A volte si metteva il cronometro al collo per controllare i periodi vuoti dei concerti, una cosa solo sua! Tutto non sarà mai più come prima, la sua assenza sarà un peso perenne.”
Al termine della cerimonia, mentre il feretro usciva dalla chiesa, un’ultima, potente emozione ha pervaso il sagrato: le note inconfondibili di “Hey man” hanno riempito l’aria, con la voce roca e inconfondibile di Marco che risuonava dagli altoparlanti, quasi a voler salutare ancora una volta i suoi cari e la sua Suzzara. Un addio che non è un addio, ma un arrivederci, nel ricordo di un uomo che ha vissuto intensamente e amato profondamente. 
 





 



