Maria, la partigiana che per la prima volta non può essere fuori a festeggiare il 25 aprile. “Ricordiamo le donne mantovane della Resistenza”

Maria, la partigiana che per la prima volta non può essere fuori a festeggiare il 25 aprile.

MANTOVA – “Un 25 aprile fuori da ogni schema e consuetudine, nessun corteo, nessun assembramento, il coronavirus, invisibile, ma ben presente, avvolgente, interferisce su ogni aspetto della nostra vita personale, chiusi in casa, lontani l’uno dall’altra, niente abbracci, niente strette di mano, distanziati il più possibile”.
A parlare è Maria Zuccati, presidente onoraria dell’Anpi Provinciale, per decenni presidente dell’Udi (Unione Donne Italiane), primo assessore provinciale donna nel 1957 e poi assessore anche in Comune a Mantova.
Maria, classe 1929, ha vissuto la Resistenza da protagonista. Aveva solo 14 anni quando da Moglia si trasferì in città, vicino al Seminario dove c’era una delle caserme del capoluogo. Dopo l’8 settembre gli ufficiali fuggirono e i soldati rimasero chiusi dentro la caserma. Molti provarono a fuggire, addirittura buttandosi dalle finestre. I mantovani li aiutarono nascondendoli per qualche giorno nelle cantine fintanto che non si riusciva ad organizzare la loro fuga.
Maria escogitò un modo per salvarne tanti. Di volta in volta abbracciava un soldato diverso facendo finta di esserne la fidanzata. In questo modo passavano per la città come una coppietta e riuscivano a farla franca, anche quando incontravano fascisti e tedeschi. Quando poi riusciva a raggiungere la stazione o la periferia della città ed era sicura della loro fuga, li lasciava. Un coraggio davvero non da poco quello di Maria, allora solo una ragazzina. Una ragazzina-partigiana. Una grinta la sua che ha conservato negli anni durante tutta la sua lunga carriera politica iniziata giovanissima quando si iscrisse al Pci.

Per lei il 25 aprile è da sempre un emblema. E ogni anno ne è stata protagonista intervenendo alle celebrazioni dove ha sempre rimarcato i valori della Resistenza su cui è nata la Repubblica Italiana.


“Oggi, per questo strano 25 aprile, dichiara: “Disposizioni Ministeriali, Prefettizie che si accavallano, si contraddicono, si restringono, si riducono!! Solo il Sindaco, da solo, o un suo rappresentante, da solo può portare un fiore, una corona alla lapide, al monumento del Partigiano. E allora la sottoscritta, a nome dell’ANPI provinciale, rivolge un pensiero affettuoso e riconoscente alle partigiane mantovane”.

Si perché Maria Zuccati non ha mai smesso di ricordare che la Resistenza è stata anche una grande questione femminile, la guerra di liberazione ha reso le donne consapevoli di quanto erano capaci di fare, ha permesso loro un riscatto da una condizione di inferiorità morale a cui il fascismo le aveva costrette. Solo nel mantovano furono circa 300 le donne che parteciparono alla Resistenza facendo soprattutto le staffette, trasportando, armi, cibo, vestiti ma anche portando messaggi.
Maria ricorda i nomi di alcune di loro: Gina Galeotti Bianchi, Eler Giubertoni, Ninfa Vincenzi, Luigia Dall’Acqua, Fatima Torreggiani, Caterina Provasoli, Umbertina Smerieri, le sorelle Carrara di Ostiglia, Livia Bruna Bianchi, Paola Dal Din, Valentina Braglia.
E un ricordo ovviamente per Giuseppina Rippa, la giovane domestica di Marmirolo uccisa dai tedeschi l’11 settembre 1943 all’angolo tra via Principe Amedeo e Piazza Martiri di Belfiore colpevole solo di aver allungato del pane a dei prigionieri italiani raggruppati su un camion diretto alla stazione dove sarebbero stati fatti salire sui convogli per i campi di concentramento.