Mattia Aramu si presenta: “Mantova, serve equilibrio. Qui mi sono sentito subito importante”

MANTOVA – E’ il giorno della presentazione ufficiale di Mattia Aramu, ma anche della terza maglia: quella gialloverde, in onore del “Piccolo Brasile“. E allora sul tetto – che scotta – dell’Hotel San Lorenzo, dal quale si gode di una spettacolare vista di Mantova dall’alto, è il direttore tecnico Christian Botturi a iniziare i lavori con un piccolo ripasso di storia del calcio mantovano e italiano, “lo dico anche a Mattia che è appena arrivato”.

Botturi racconta un episodio inedito: “questo preambolo è per farvi capire quanto ci tengo alla storia del Mantova. In tempi non sospetti, a giugno, insieme a Vincenzo Talluto siamo andati al cimitero di Suzzara e abbiamo posato sulla tomba di Italo Allodi la maglia celebrativa della Serie B. Per me era un atto doveroso perché a inizio anno ai ragazzi avevo parlato proprio del Piccolo Brasile. Sotto certi punti di vista spero vivamente che noi riusciremo a fare almeno il 50% di ciò che fece allora quella squadra”. Infine Botturi racconta che “non trovando la tomba di Allodi, all’inizio, avevo chiesto informazioni a un signore di più di 80 anni, per scoprire poi che l’aveva conosciuto, erano amici. Gli avevo promesso che sarebbe venuto alla prima partita in casa, perciò lo aspetto e lo invito ufficialmente: si chiama Scarpari”.

Poi la parola passa a Mattia Aramu, il calciatore a cui viene chiesto di accendere con la sua classe l’attacco del Mantova.

La lunga trattativa: “ci sono dinamiche nel calciomercato che il direttore conosce bene. Io avevo scelto subito Mantova, mi era piaciuto come mi avevano parlato e come mi hanno fatto sentire subito importante. Ci ho messo davvero poco tempo per capire che Mantova era nel mio futuro”.

Il primo impatto con il gruppo e con mister Possanzini: “mi hanno accolto tutto benissimo, so che sembra una frase fatta ma è come una grande famiglia che ti accoglie nel migliore dei modi. Da parte mia mi sono messo subito a disposizione dell’allenatore e dei compagni per dare il 100%”.

La collocazione in campo: “penso che il mister mi conosca, sa che mi piace svariare sulla trequarti, poi sarà lui a decidere il come e il dove. Io sono a sua completa disposizione, quindi aspetto le sue decisioni”.

La scelta del 70 come numero di maglia: “ho riunito mia moglie e la mia famiglia e ho detto loro: decidiamo il numero insieme. Alla fine abbiamo sommato la mia data di nascita, quella di mio fratello e quella di mia moglie, è uscito il 70 e ho tenuto quel numero”.

Il livello e le difficoltà dell’attuale Serie B: “da sempre il campionato è una mina vagante, nel senso che due giornate sei sopra, due giornate sei sotto, la parola fondamentale secondo me è equilibrio. Non ti devi esaltare quando le cose vanno bene, non ti devi buttare giù quando vanno male”.

L’attesa dell’esordio con la maglia del Mantova: “sarà sicuramente emozionante, tutti noi non vediamo l’ora di iniziare il campionato, anche se prima ci sarà un appuntament importante di Coppa Italia”.

La prima cosa che ti ha colpito di Mantova: “il progetto. Mi sono molto ritrovato nelle ambizioni della società e mi è sembrato molto allineato al mio modo di essere. Prima ho parlato di famiglia, mi piace fare gruppo, sono una persona genuina e mi sto trovando molto in sintonia con l’ambiente”.

Sul gruppo: “ho trovato uomini e ragazzi molto determinati, con voglia di fare e di dimostrare e con la testa sulle spalle. Questo spirito mi ha molto impressionato”.

Un consiglio ai compagni che affrontano per la prima volta la Serie B: “di giocare come sanno fare. Sono bravi, sono forti… di stare sereni perché qualsiasi cosa succeda c’è sempre il compagno che può darti una mano. Non si sentirann mai soli nei momenti di difficoltà”.

Conoscevi già qualche compagno, magari per averlo incontrato anche da avversario: “sì, conoscevo Bani visto che ho giocato con il fratello e conoscevo pure lui. Mancuso lo conoscevo perché ci ho giocato tante volte contro, idem Burrai”.

Sul rapporto con Caridi: “Sì, col Tano ci ho parlato quando ho firmato e mi ha fatto l’in bocca al lupo. Poi l’ho incontrato in ritiro quando sono passato al Mantova (era il giorno dell’amichevole a Moena, ndr) e abbiamo parlato un po’. Se mi ha consigliato di venire qua? Assolutamente sì”.