MOGLIA – “Il Sindaco Claudio Bavutti aveva tuonato a gran voce , all’epoca, contro la Giunta Maretti per il “vuoto urbano” lasciato dal crollo di una parte del portico di via XX Settembre dopo il terremoto del 2012. Parole forti, dichiarazioni altisonanti, promesse di riscatto e di decoro per il paese. Ma a distanza di anni, il vero vuoto è un altro: quello creato e tollerato nel cuore pulsante di Moglia, in via Garibaldi, dove un enorme scavo abbandonato è diventato un lago di acqua stagnante”.
Così si è espresso Giuseppe Gatti, capogruppo di “CambiaMoglia” che aggiunge : “Un buco nel terreno che non è solo brutto a vedersi, ma soprattutto pericoloso per la salute pubblica: lì proliferano zanzare e insetti, veri e propri vettori di malattie. E mentre l’estate moltiplica il problema, nessuno sembra accorgersi della gravità della situazione anzi, solo balbettanti giustificazioni alla denuncia di un cittadino per questa situazione ormai fuori controllo”.
Gatti si chiede “che fine hanno fatto le promesse di decoro urbano? È legittimo chiederselo, di fronte a uno spettacolo indegno di un centro cittadino: ferri arrugginiti che spuntano come trappole, macerie ammassate, acqua verdastra che richiama degrado più che sviluppo”.
Secondo il capogruppo di “CambiaMoglia” ribatte Gatti “non si sta parlando di una periferia dimenticata, ma della via principale del paese, quella che dovrebbe accogliere visitatori e restituire dignità alla comunità. Al contrario, Moglia offre lo spettacolo di una ferita aperta e trascurata, con l’aggravante del rischio sanitario”.
Continua Gatti: “Le giustificazioni, non reggono più. I cittadini hanno diritto a fatti concreti e non a promesse disattese. Perché se è facile puntare il dito contro i “vuoti” ereditati dal terremoto, molto più difficile è ammettere i vuoti di attenzione, di responsabilità e di cura che oggi sono sotto gli occhi di tutti”.
Per CambiaMoglia il buco di via Garibaldi “è una denuncia vivente contro l’inerzia di chi avrebbe il dovere di governare e tutelare il territorio. Non servono proclami, serve agire. Subito”. E Gatti conclude: “Vorremmo che anche il Dipartimento della Salute di Mantova dell’ATS Val Padana potesse monitorare la situazione per scongiurare il pericolo per la sanità pubblica derivante da questa situazione”.