Palidano, Villa Strozzi: il giardino storico torna a splendere dopo il restauro

PALIDANO (GONZAGA) – Venerdì 14 marzo alle 9.30, in occasione della Giornata del Paesaggio, verrà inaugurato il giardino di Villa Strozzi a Palidano, recentemente restaurato grazie a un finanziamento di due milioni di euro del Pnrr, nell’ambito del “Programma per valorizzare l’Identità dei luoghi: Parchi e Giardini storici”.Intanto proseguono le opere di restauro della settecentesca villa sede storica dell’Istituto Tecnico Agrario. I lavori dovrebbero terminare nella primavera del 2026.

Il patrominio arboreo

A causa di un diffuso stato di degrado, il parco necessitava di una riqualificazione sia della componente vegetale che architettonica, al fine di rendere gli spazi sicuri, fruibili e adatti alle attività didattiche e culturali previste. I lavori hanno permesso la riqualificazione del patrimonio arboreo, la ricomposizione del percorso di visita del giardino e la valorizzazione dell’intero complesso monumentale e naturalistico di Villa Strozzi. Nel parco sono stati censiti 617 alberi appartenenti a 22 famiglie botaniche, tra cui querce, ippocastani, tigli, faggi e platani. Sono presenti più di venti aiuole con diverse varietà arbustive, oltre a quattro alberi monumentali e altri sei potenzialmente tali, tra cui un cedro del Libano, probabilmente l’albero più alto della provincia, e un ippocastano, entrambi testimoni degli eventi storici degli ultimi 180 anni.

Gli Strozzi: dalla Toscana a Mantova

Gli Strozzi, una delle più potenti e ricche famiglie toscane del XIII secolo, ebbero come capostipite Uberto. I suoi discendenti accrebbero il potere del casato, principalmente attraverso il Banco Strozzi. Sedici generazioni della famiglia si stabilirono a Mantova, possedendo per sei secoli la Tenuta Begozzo, garantendo una straordinaria continuità storica e conservativa a questo complesso.

La Corte di Palidano fu una vasta tenuta, con un’estensione variabile tra 2055 e 3500 biolche mantovane, suddivisa in undici possedimenti destinati principalmente alla produzione cerealicola e all’allevamento equino, bovino e suino. Nel XIX secolo, il marchese Luigi Strozzi, innovatore in campo agricolo e primo senatore della Provincia di Mantova nel Regno d’Italia, ristrutturò il parco trasformandolo da giardino alla francese a giardino all’inglese.

Il giardino alla francese rappresenta l’espressione del classicismo barocco nell’arte del giardinaggio, caratterizzato da simmetria, decorazioni vegetali ricercate, statue, giochi d’acqua e grandiose prospettive, come nei giardini di Versailles o Boboli a Firenze. Il giardino all’inglese, sviluppato nel XVIII secolo, si basa sull’accostamento di elementi naturali e artificiali, senza l’uso di geometrie rigide.

L’incontro tra il marchese Luigi Strozzi e Francesco Casali

Nel marzo 1823, il giovane Luigi Strozzi iniziò i lavori di recupero della villa e del parco, ampliando la tenuta fino a circa 1300 biolche. Dai documenti conservati nell’Archivio di Stato di Firenze emergono i numerosi viaggi del marchese e il suo impegno nel rinnovamento dei metodi di coltivazione e allevamento, traendo spunti dalle sue esperienze all’estero. Egli poneva particolare attenzione alla formazione dei suoi lavoratori, premiando i più meritevoli e destinando nel testamento lasciti per l’istruzione dei loro figli.

Francesco Casali fu il primo addetto alla manutenzione delle macchine agricole presso la Tenuta Begozzo, migliorandone spesso il funzionamento. Intorno al 1877, aprì un’officina meccanica a Suzzara, specializzata nella riparazione e costruzione di macchinari agricoli, che divenne la fiorente industria Casali, tra i principali attori della meccanizzazione agricola italiana e internazionale a cavallo del 1900. A Suzzara, Casali collaborò con l’ingegnere Piazzalunga, che progettò lo stabilimento noto come il vecchio stabilimento OM. Nel 1904, la Francesco Casali & Figli contava 200 addetti, mentre la Fiat a Torino ne aveva 50. Casali fu un grande estimatore della Scuola Arti e Mestieri, dove il legame tra scuola e lavoro era fondamentale per la formazione professionale degli studenti, preparandoli anche a ruoli politici ed economici nella comunità.

Questi due uomini furono pionieri nello sviluppo delle prime imprese tra Suzzara e Gonzaga, diffondendo la cultura del lavoro, l’importanza dell’istruzione e valori come rispetto, cooperazione, dialogo, onestà e trasparenza.

Da segnalare che, nei primi anni del ‘900, alle porte di Palidano, nacque la Scuola dell’Infanzia “Maraini”, conosciuta come Casa dei Bambini, fortemente voluta dalla contessa Maria Maraini, amica di Maria Montessori e affascinata dal suo metodo educativo, noto e applicato in tutto il mondo. L’asilo di Palidano è stato visitato da numerosi educatori, divenendo un simbolo e un modello che ha permeato di spirito montessoriano il piccolo paese.

L’art land dell’associazione “Non Capovolgere”

Il parco è stato arricchito da una serie di installazioni a cura della Associazione di Arte Contemporanea “Non Capovolgere”,  che ha realizzato uno speciale festival di land art nel territorio mantovano dopo più di un anno dalla sua progettazione. In più tappe, grazie al sostegno della Provincia di Mantova, sono state presentate cinque opere nate da un approccio diretto di cinque artisti: Candida Ferrari, Hans Kampa, Lorella Salvagni, Felice Tagliaferri, Alberto Vettori, con la storia e le caratteristiche del parco, oggetto di una attenta e fedele ricostruzione.

L’intenzione condivisa all’origine di ogni progetto artistico è stata quella di restituire centralità al tempo: il senso della trasformazione, del legame ininterrotto tra il passato e la contemporaneità, il valore della memoria e dell’esperienza vissuta, emergono da ogni installazione, se pure nelle differenze di poetiche, di materiali e di tecniche.

La cupola rinascimentale, il tempietto d’Arcadia, le mutazioni del giardino, l’incisione sul marmo sotto forma di libro, le sagome di persone in cammino, infatti, hanno rivelato il legame profondo e personale di ogni artista con un particolare specifico della storia di questo parco, aperta a una fruizione non solo visiva, ma anche tattile attraverso il supporto dell’alfabeto Braille, e quindi ad una lettura sensoriale trasversale.

Emozionante e imprescindibile è stato il contributo offerto dall’Unione Ciechi di Mantova, che per voce di Luigi Ravarotto ha sottolineato, per ogni opera, la necessità di condividere l’arte usando tutti i sensi.
Un ruolo determinante ha avuto anche il coinvolgimento degli studenti dell’Istituto Superiore che hanno partecipato all’allestimento delle opere e quindi hanno potuto comprendere la complessità della loro genesi, nell’interazione fra passato e presente.

Il percorso si arricchirà di nuove installazioni nei prossimi anni e l’Associazione “Non Capovolgere”  permetterà di ampliare le suggestioni offerte dalle opere attraverso modalità creative, soprattutto rivolte ai giovani.