Politica e politici nei giorni del coronavirus

Politica e politici nei giorni del coronavirus

– MANTOVA La fotografia che appare a corredo di questo articolo ritrae Piazza Virgiliana nel 1936. Erano gli anni dell’autarchia imposta da Benito Mussolini dopo l’embargo della Società delle Nazioni nel 1935, nei confronti dell’Italia per l’aggressione all’Etiopia. C’era bisogno di grano, tanto, e a Mantova si decise che per questo nobile scopo serviva utilizzare anche l’area davanti al monumento di Virgilio.
Il motto era ce la facciamo da soli, produciamo e compriamo italiano. Anzi lo slogan preciso era “Noi tireremo dritto”. La storia ci ha insegnato i danni prodotti dall’autarchia prima causa dell’arretratezza del nostro sistema industriale alla fine della guerra.
Cosa c’entra questa vicenda di 85 anni fa con l’Italia del 2020? C’entra e c’entra proprio con quanto sta avvenendo in questi giorni di emergenza coronavirus in cui si moltiplicano gli appelli sui social, sulle chat e anche su alcuni media di comprare “solo italiano”.
Il motivo? La “giusta ripicca – viene detto – contro chi ci prende per appestati e ci blocca l’economia”. Ma l’appello non nasce dai social, o almeno non solo perché è stata la vice presidente del Senato, la grillina Paola Taverna, insieme ad alcuni colleghi di partito della commissione attività produttive della Camera a invitare a “comprare italiano”.
Tralasciando in questa occasione ogni commento su questi appelli (e non solo per la loro non praticabilità – si accettano suggerimenti su dove comprare un computer o uno smartphone italiano), l’unica immediata riflessione che viene spontanea è quella su una politica che continua a raccomandare di non fare allarmismi su quanto sta accadendo e di affrontare l’emergenza con razionalità e concretezza, e poi invece è la stessa politica che fa a gara a chi drammatizza di più. Chissà se i protagonisti riusciranno ad accorgersi dei danni che creano prima che l’emergenza sia finita.
Discorso diverso invece è l’appello che arriva dal Comune di Bozzolo. L’Amministrazione infatti invita a prestare particolare attenzione all’economia locale ma non bandendo il “non made in Italy” bensì sostenendo il commercio e le attività produttive di Bozzolo, acquistando quindi nei negozi del territorio, nei mercati, frequentando ristoranti, trattorie, pizzerie, bar, esercizi pubblici ed attività commerciali, artigianali e produttive del comune. Insomma un appello a una vita normale, pur nel rispetto delle disposizioni sanitarie, concentrata per quel che si può sul locale.
Due appelli diversi, un unico obiettivo: cercare di sostenere un’economia in grande difficoltà, se non in ginocchio. Le differenze? Un’autarchia allarmistica e, diciamolo pure, impraticabile da una parte, un appello a fare squadra per il proprio territorio dall’altro. E, guardando ai mittenti, quelli almeno ufficiali, l’improvvisazione politica da un lato e una politica di lungo corso dall’altra – a Bozzolo incarnata dal sindaco Giuseppe Torchio – quella che ai politici dava formazione e competenze. Nostalgia della Prima Repubblica? Assolutamente si, quella almeno che portava avanti valori condivisi e che nei momenti più difficili sapeva mettere da parte le differenze, facendo fare un passo indietro ai protagonismi per concentrarsi sulle scelte importanti. Sembra un’utopia oggi eppure per quasi cinquant’anni è stato così …….