MANTOVA – Offrire ricerca e possibilità di crescita anche per i professori, realizzare strutture, fornire percorsi di qualità e in qualche modo unici, fare orientamento nelle scuole affinché conoscano l’offerta formativa del territorio e gli studenti decidano di rimanere, anziché migrare verso altre città con la prospettiva di tornare che si abbassa. Sono i viatici che un polo universitario come quello mantovano deve saper adottare solo per combattere l’inverno demografico (i bambini che nascono in Italia sono sempre meno) e l’aumento tra le nuove generazioni dell’interruzione degli studi. In pratica, per continuare a esistere.
I numeri non raccontano tutto. Al tempo stesso, però, non mentono. E se è vero, come afferma il Prorettore del Politecnico di Milano Davide Del Curto all’interno del dibattito “Mantova città universitaria? Confronto tra stakeholder e Università” tenutosi oggi in via Scarsellini, che il modello di decentramento universitario funzionava negli anni 90 e oggi non funziona più, anche a causa dell’inverno demografico appena descritto, è altrettanto vero che il polo universitario mantovano sta crescendo in termini di percorsi “sempre più vari e non in conflitto tra loro”, come ha ribadito la Coordinatrice di Univermantova Luisa Lavagnini.
Da un lato un polo universitario periferico come quello di Mantova, che ha tutta l’intenzione di crescere e lo sta facendo non solo a parole ma anche nel concreto. Dall’altra la realtà nei fatti, a cominciare dai numeri che parlano di un’Italia che fa sempre meno figli: “l’Università di Brescia – ha ricordato il Rettore Francesco Castelli – è nata insieme ad altre nel 1982, circa 15 anni dopo il cosiddetto baby boom, è anche vero che all’epoca nascevano un milione di bambini l’anno, oggi un terzo”.
E mentre Unimore rilancia, con la professoressa Claudia Canali che ricorda come “Mantova sia stata la nostra prima sede decentrata”, che “i docenti devono essere spinti a vivere in città, altrimenti gli studenti si sentiranno sempre isolati e periferici” e che spiega che “ora stiamo cercando di attivare un corso di laurea magistrale, visto che finora su Mantova abbiamo soltanto una triennale”, è Del Curto a sferzare la titolata platea – tra gli altri presente il Sindaco Mattia Palazzi – circa la necessità, per sopravvivere, di implementare numeri, proposte e progetti.
“A Mantova immatricoliamo 500 studenti come Politecnico. La scuola di architettura – prosegue Del Curto – di tutto l’ateneo ne immatricola 6.800. Il Politecnico nel complesso ne immatricola 50mila. Vuol dire che, numeri alla mano, Mantova conta l’1% per il Politecnico di Milano. Se ci concentriamo su Mantova, gli studenti che si sono laureati nel 2023/2024 sono stati 364, di cui 200 del Politecnico. Benissimo il discorso di aggregazione, però al momento questi sono i numeri e ci dicono che la situazione dell’università mantovana è una situazione critica, non tanto in termini qualitativi ma quantitativi. E’ piccolina, e le cose piccoline sono come i vasi di terracotta in mezzo ai vasi d’acciaio”.
“La domanda che dobbiamo farci – incalza il Prorettore – è come rinforzare questo quadro di fragilità. Oggi ci sono meno studenti, sempre meno giovani studenti che studiano e lavorano e, d’altra parte, nuovi studenti provenienti da famiglie italiane di seconda generazione che iniziano ad accedere a un livello di istruzione diciamo di qualità. E’ un inverno demografico, sì, ma una piccola luce la si vede. Da parte nostra dobbiamo andare sempre di più nelle scuole, presentarci, incontrarci, conoscerci. Stesso discorso anche in uscita, con i collegamenti con il mondo del lavoro”.
“Un altro tema che mi sta a cuore – prosegue Del Curto – è quello della ricerca: i professori li tieni se dai modo loro di fare ricerca, di pubblicare e di costruirsi un curriculum. Una sede universitaria come la nostra è interessante nella misura in cui offre ai professori la possibilità di fare tutto questo proprio negli anni in cui il profilo di uno studioso si definisce e si consolida”.
“Per fare ricerca – conclude Del Curto – ci vogliono le persone e ci vogliono le strutture, i laboratori. Questi locali a Mantova sono stati ottenuti grazie al precedente bando dei progetti emblematici. Faccio una proposta: siamo a un livello di collaborazione mai visto prima qui a livello universitario con il Comune e altri interlocutori del territorio. Bene, è arrivato il momento di concretizzare e di fare un intervento importante, sistemico ed emblematico, come ci chiede di fare il finanziatore (il riferimento è ai bandi emblematici di Fondazione Cariplo, ndr). Prima di buttarsi in un’impresa del genere bisognerà sedersi attorno a un tavolo”. Palla agli altri.















