MANTOVA – Dopo le lamentele nate negli ultimi giorni circa i ritardi nella comunicazione da parte di Ats sulle misure di quarantena per alcuni alunni, arrivano le precisazioni dell’azienda.
Ats della Val Padana, come precisato in una nota, svolge la propria attività di sorveglianza sanitaria e di tracciamento dei contatti sulla base di disposizioni ministeriali e regionali; la circolare ministeriale del 31.01.2021, dedicata all'”Aggiornamento sulla diffusione a livello globale delle nuove varianti SARS-CoV-2, valutazione del rischio e misure di controllo” e recepita anche da Regione Lombardia, tra le varie indicazioni ha previsto la ricerca retrospettiva dei contatti fino a 14 giorni prima della data di insorgenza dei sintomi del caso (o della data di esecuzione del tampone se il caso è asintomatico), al fine di identificare la possibile fonte di infezione. Un’indicazione che ha comportato, dove applicabile, un’estensione retrospettiva della ricerca dei contatti del caso accertato.
Nello specifico, un alunno identificato come positivo, può avere frequentato le lezioni in classe anche fino a 12 giorni prima della comunicazione ad Ats della positività. In tal caso, una volta identificate le persone da considerare come “contatti”, l’Ats ha comunque l’obbligo di disporre la quarantena e le successive misure previste fino al 14° giorno; in questo esempio, rimarrebbero solo due giorni di quarantena da prescrivere al contatto identificato, a decorrere dalla data dell’intervista con il caso indice. In generale, continuano da Ats, lo stesso principio si applica a tutti coloro che, a seguito della ricostruzione retrospettiva dei contatti di un caso accertato in ambito scolastico, risultano ancora nella finestra di 14 giorni prevista per la quarantena. Pertanto, l’intervallo di tempo tra la notifica della quarantena e la data dell’ultimo contatto con il caso, da qualcuno percepito come dovuto ad un ritardo di presa in carico di Ats, si spiega in realtà con la ricostruzione retrospettiva dell’ultimo contatto con il caso.
Disposizioni, quelle in questione, che sono ulteriormente evolute a seguito di una nuova circolare di Regione Lombardia del 17.03.2021 che, considerando la mutata situazione epidemiologica e l’attuale chiusura degli istituti scolastici del territorio, ha meglio chiarito i criteri per il rientro a scuola/comunità a seconda dell’evidenza o meno della presenza di varianti. “Siamo, noi per primi, consapevoli delle difficoltà a comprendere meccanismi e regole che cambiano in maniera dinamica, a seguito dell’evoluzione delle nostre conoscenze e dello scenario pandemico che da diverse settimane registra anche sul nostro territorio la presenza di varianti ad elevata contagiosità; queste implicano – ove indicato – un’attività di tracciamento più intensa, per la quale profondiamo, quotidianamente, ogni sforzo possibile. Spiace constatare che i continui cambiamenti normativi, tanto più quelli che riguardano un contesto sensibile – quale la sorveglianza in ambito scolastico – ed il conseguente impatto di sistema (per Ats e Asst, pediatri e medici di famiglia), generino a volte fraintendimenti e disorientamento per dirigenti, personale scolastico, alunni/studenti e genitori; da parte nostra, avremo un’attenzione ancora maggiore nel comunicarli con chiarezza ai nostri interlocutori istituzionali ed all’opinione pubblica”.