RSA Scarpari Forattini: cambiano i contratti di lavoro, i sindacati non ci stanno

SCHIVENOGLIA – Attualmente la residenza sanitaria Scarpari Forattini di Schivenoglia conta un organico di circa cento dipendenti.

Per le assunzioni dal maggio 2005 si applica il CCNL UNEBA. Dal dicembre del 2018 la Fondazione minaccia l’applicazione del contratto UNEBA anche alle 22 lavoratrici storiche assunte col contratto pubblico. Su mandato unanime del personale, le OO.SS hanno diffidato la Fondazione dal procedere al cambiamento di contratto. Il 13 gennaio scorso le organizzazioni sindacali Fp Cgil, Cisl Fp Asse del Po e Uil Fpl di Mantova, insieme alle
rappresentanze sindacali aziendali, hanno proclamato lo stato di agitazione. Con forza e in maniera unanime si è voluto respingere un’azione tesa a cancellare i diritti acquisiti delle lavoratrici. Il tentativo di raffreddamento del prefetto non ha sortito alcun esito a causa del
rifiuto della dirigenza della struttura di aprire il confronto. L’esplodere della pandemia ha fermato l’azione di protesta delle lavoratrici che non si sono sottratte alla cura dei tanti ospiti contagiati all’interno della struttura.

Questa la risposta firmata da Fp Cgil Elena Giusti, Cisl Fp Asse del Po Cesira Chittolini,  Uil Fpl Paola Biacca alle decisioni prese dal presidente Caleffi: “Alla fine è successo. Il mondo è cambiato sotto i suoi occhi, il COVID 19 ha decimato gli ospiti della RSA Scarpari Forattini e il presidente Caleffi è rimasto fermo sulle sue posizioni: a marzo ha unilateralmente cambiato il contratto applicato alle 22 lavoratrici assunte con il contratto pubblico. Neanche una piega! Il vicepresidente della Fondazione e la consigliera nominati dalla sindaca di Schivenoglia allineati e coperti ai danni di personale che ogni giorno lotta per accudire gli ospiti, rischiando la salute anche a causa di dispositivi di protezione individuali scarsi e scadenti. Non importa la richiesta di turni massacranti per sopperire le assenze per malattia, non importa aver negato la possibilità di utilizzare i permessi di legge per accudire i propri familiari. Non importa aver abbassato di 150 euro la retribuzione in busta paga. Non importa non aver pagato gli straordinari e neanche i 100 euro dello Stato per chi a lavorato a marzo. L’importante è fare cassa sulla pelle delle lavoratrici. Vergogna – tuonano –  i diritti non si toccano, la vita non si tocca”.