Dal 1986 al 2021, 560 cooperative finanziate di cui 317 worker buyout, imprese in crisi rigenerate dai lavoratori riuniti in cooperativa. Investimenti per oltre 303 milioni di euro che hanno contribuito a salvaguardare e creare ben 25.117 posti di lavoro, di cui 9.655 nei Wbo, con un investimento medio per lavoratore di 12.086 euro. Con questi numeri Cfi-Cooperazione Finanza Impresa, finanziaria partecipata e vigilata dal ministero dello Sviluppo Economico che ha lo scopo di promuovere la nascita e lo sviluppo di imprese cooperative, festeggia i suoi 35 anni di attività.
Dal 1986 infatti Cfi è in prima linea per promuovere, incrementare e salvaguardare l’occupazione e sostenere la creazione di realtà cooperative con priorità a quelle costituite da lavoratori espulsi dal ciclo produttivo che decidono di avviare una nuova attività, i workers buyout, appunto.
Nell’anno in cui il Paese ha sperimentato una pesante recessione, con una caduta consistente del Pil, le cooperative costituite dai dipendenti che ne rilevano l’attività rappresentano una via per risolvere crisi aziendali, favorire passaggi generazionali, garantire la conservazione del patrimonio delle imprese e del know-how tecnico e produttivo. I numeri ne sono la conferma. Un’esperienza attiva e che produce risultati in tutto il Paese.
Cfi è un investitore istituzionale che opera dal 1986 come strumento di attuazione della legge Marcora. Ha come soci il Mise, che detiene il 98,6% del capitale ed è presente negli organi amministrativi e di controllo, 370 cooperative, Invitalia e i Fondi Mutualistici di Agci, Confcooperative e Legacoop. Collabora con Cooperfidi Italia, Banca Etica, Sefea Impact e, in ambito europeo, con Soficatra, finanziaria per l’economia sociale. Forte di un capitale sociale di 98,6 milioni di euro e un patrimonio netto di 107 milioni, attualmente ha impieghi in essere per oltre 77 milioni di euro e partecipa a ben 175 società cooperative.
Nel corso del 2020, il campo d’azione di Cfi è stato ampliato significativamente. Da un lato nella gestione di misure agevolative regionali, dall’altro nell’attività di assistenza tecnica ai tavoli di crisi aperti presso il MiSE. D’altro canto, il 2020 ha visto un rilevante rifinanziamento del Fondo ‘Nuova Marcora’, per ben 45 milioni di euro, e la completa riscrittura di questo regime d’aiuto per renderlo ancora più rispondente ai bisogni delle imprese cooperative.
Nuove sfide attendono, dunque, Cfi: essere uno strumento centrale delle politiche attive del lavoro a sostegno delle imprese e dell’occupazione.
Le imprese partecipate da Cfi hanno mostrato di essere capaci di vincere le sfide del mercato. Stando agli ultimi rilevamenti a disposizione, dal 2012 al giugno del 2021, solamente il 10% di esse non è sopravvissuto. Anche considerando questi insuccessi, l’occupazione complessiva delle imprese finanziate è cresciuta del 22% dall’anno dell’avvio al 2019, mentre il fatturato è cresciuto del 102%. Con un ritorno complessivo per le finanze pubbliche, in termini di risparmi di sussidi, incasso di contributi previdenziali e imposte pari a oltre 6 volte il capitale investito.
“La legge Marcora e Cfi che ne garantisce l’attuazione, dimostrano la positività del modello cooperativo”, dice Mauro Frangi, presidente di Cfi che continua:”E’ la capacità di generare imprese che mettono il lavoro al centro della propria attività, che si sviluppano e generano occupazione e ricchezza a partire dal protagonismo e dall’assunzione di responsabilità dei lavoratori”.
“È nello stesso tempo la dimostrazione di un modello virtuoso di partnership tra l’intervento pubblico rappresentato dalle risorse messe a disposizione di Cfi dal Mise e i modello cooperativo che ha garantito la salvaguardia, nel tempo, delle risorse statali conferite e il loro investimento in progetti imprenditoriali capaci di generare occupazione e sviluppo”, conclude Frangi.