“La Valle d’Aosta rischia di andare in zona rossa perché mancano una decina di posti letto in terapia intensiva, per di più già finanziati. E se questo accadrà, se la regione andrà in zona rossa, sarà un disastro per l’intero turismo della regione, che rappresenta il 17% del pil regionale, perché gli impianti sciistici verranno chiusi. E per questo motivo faccio un appello accorato al presidente della Regione: siamo ancora in tempo, realizziamo velocemente dieci posti di terapia intensiva, mettiamole in piedi, coinvolgendo magari anche le strutture private accreditate, come è accaduto in altre regioni. Altrimenti sarà un disastro”. Così, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Graziano Debellini, presidente di Th Group, leader nel turismo sulla neve in Valle d’Aosta, con 1.000 camere tra Pila, Courmayeur e La Thuile.
“Se tra dieci giorni -sottolinea Debellini- la Valle D’Aosta entrerà in zona rossa, avremo per almeno 15 giorni gli impianti sciistici chiusi e allora fioccheranno disdette e annullamenti di prenotazione fino a marzo-aprile. Per noi, ma anche per tutti coloro che operano nel turismo nella regione, vorrà dire vedere il 70-80% del fatturato andare in fumo. E prima ancora del fatturato cosa facciamo con tutte le persone che sono venute da diverse parti d’Italia in Valle d’Aosta a lavorare? Cosa gli diciamo? Andate a casa? Per 10 posti in terapia intensiva che sono già finanziate e che non sono state realizzate?”, si chiede sconsolato Debellini.
“Noi siamo leader in Valle d’Aosta -continua Debellini- ma ci facciamo portavoce delle 1.200 imprese che operano nel turismo nella regione. Se dovesse scattare la zona rossa, avremmo una tragedia più grande dell’anno scorso, perché quest’anno abbiamo assunto personale e abbiamo programmato. E poi -continua- avremmo la contraddizione degli impianti di sci chiusi mentre gli alberghi invece resterebbero aperti. Ma chi viene a Courmayeur se non si scia? Pioveranno le disdette e l’unico risultato -ribadisce- sarebbe che banche e proprietari delle strutture pretenderemmo il rispetto degli accordi presi dagli albergatori, visto che comunque sono rimasti aperti”.
Per Debellini, “è inaccettabile che per una decina di posti letto si mandi in tragedia un’intera regione”. “Quest’anno persone da tutto il mondo sono venute a sciare in Valle d’Aosta, questo è un segnale veramente importante. La Valle d’Oasta ha 180mila abitanti ma arriva a 420mila quando ci sono i turisti in questa stagione”, ricorda.
“Ci hanno detto -spiega Debellini- che per le terapie intensive serve il nuovo ospedale, tra dieci anni. Allora mi auguro che le informazioni che ci hanno dato siano inattendibili perché altrimenti ci sarebbe da chiedere le dimissioni dell’intera giunta regionale. Non è pensabile che venga mandata in tragedia una realtà che pesa il 17% del pil regionale per pochi posti in terapia intensiva per di più già finanziati”, attacca ancora Debellini.
“Credo che il presidente della regione debba non pensare solo a rinviare il problema ma ad affrontarlo, come credo che in una regione del Nord possa avvenire”, sottolinea.
“Io voglio dare voce a un allarme che si può ancora risolvere, e invece di chiedere un rinvio al governo bisogna anche agire e fare le terapie intensive. L’Asl di Aosta ha chiuso il bilancio in attivo, ma non facciamo le terapie intensive. Allora qui ci deve essere qualcosa che va chiarito”, sottolinea il presidente di Th Group.
Th che come tutti le altre strutture turistiche ha dovuto mettere inpratica tutte le prescrizioni del governo nelle proprie attività, a partire dal super green pass. “Fino ad oggi, nonostante le norme stringenti, e con molti sacrifici interni, siamo riusciti -spiega- a gestire la situazione. Lo abbiamo fatto con successo. Ma ogni 5-6 giorni cambiano le normative, che poi devono essere portate a livello operativo del nostro personale. C’è grande preoccupazione su questo. E quindi vorremmo che venissero semplificate alcune cose. Sui vaccini bisogna intervenire: alcuni non riconosciuti funzionano benissimo come Pfizer, e questo potrebbe influire sul turismo internazionale. La rigidità delle regole nell’albergo non è semplice e ha un costo non trascurabile, ma in questo momento particolare la facciamo. Questo è lo spirito con il quale stiamo vivendo questo momento”, continua ancora.
Di certo, conclude Debellini, quello che è mancato in questi mesi è stata la giusta attenzione verso il settore del turismo. “Il turismo, che vale il 14% del Pil, è un settore che non è stato ancora ben capito, compreso e studiato. Quindi, tutti gli approcci sono lenti e superficiali. Ammiro la determinazione con cui il ministro del Turismo continua a chiedere contributi, ma fin ad ora al turismo è arrivato pochissimo”, spiega il presidente di Th Group.
“Abbiamo l’impressione di essere -spiega- un settore poco compreso e poco stimato. E, faccio un’autocritica, profondamente diviso al suo interno, come se ognuno volesse portare a casa per sé. Una forza politica debole. Ed ecco perché le persone che lavorano nel turismo si stanno chiedendo: c’è un futuro per me nel turismo? Questo sta creando una crepa che sta diventando sempre più tragica”, conclude.