(Adnkronos) –
“La crisi internazionale ha messo in evidenza gli squilibri del mercato energetico. Se si fosse creduto maggiormente nella transizione energetica, oggi il Paese sarebbe pronto con la sua ‘scorta’ di rinnovabili ed avrebbe attutito i colpi degli aumenti indiscriminati. I costi per la fornitura di energia al comparto manifatturiero sono più che quadruplicati in quattro anni, passando dagli 8 miliardi circa del 2019 a 21 nel 2021 e a 37 nel 2022 e ci si è mossi per sbloccare 8 i canteri italiani ( in minima parte) solo a valle di una crisi senza precedenti”. Così, con Adnkronos/Labitalia, Felice Granisso, ceo di Teatek, gruppo internazionale attivo nei settori energia rinnovabile, automazione, macchine industriali, trattamento acque.
Finora per gli operatori delle rinnovabili non è stato semplice operare in Italia. “Le imprese italiane come la nostra, così come le supermajors, sono dovute -spiega Granisso- andare all’estero: una internazionalizzazione che ci ha fatto bene sotto il profilo dimensionale, organizzativo, finanziario e tecnologico, ma che ha lasciato il Paese sostanzialmente sguarnito. Lo diciamo proprio ora, con l’avvio dopo anni di attesa di un nostro importante cantiere per il fotovoltaico in Sicilia: siamo felici di poter lavorare per la transizione ecologica del nostro Paese e vorremmo continuare a farlo grazie al Pnrr e sperando in una progressiva sburocratizzazione dell’iter autorizzativo per gli impianti”, sottolinea.
“Le imprese italiane -aggiunge ancora Granisso- hanno cantieri in Uk, Irlanda. Francia,Spagna, così come al di fuori dell’Europa, in Medio Oriente, ad Abu Dhabi o nelle Americhe: investimenti per 4,6 miliardi di euro che vanno fuori dall’Italia secondo l’ultimo report annuale Irex. Una scelta dettata anche dall’eccessiva burocrazia del nostro Paese”.
L’emergenza materie prime va affrontata subito. “Oggi più che mai, con la mancanza di materie prime, occorre ripensare ad un reshoring che riporti nel paese know how e capacità industriali. La dipendenza sul fronte delle forniture si farà sentire presto anche su quel fronte, rischiando di non aver più pannelli da installare nel giro di qualche mese per la dipendenza dal mercato asiatico, per esempio. Perciò occorre riportare in Europa ed in Italia capacità industriali e tecnologiche per assicurarci l’autosufficienza”, sottolinea Granisso.
Ma la vera svolta è lo sblocco dei cantieri per gli impianti delle rinnovabili. “La nostra impresa, al pari di quanto stanno chiedendo molti player del mercato, auspica che si possa uscire al più presto dalla logica dell’emergenza, sbloccando i cantieri e autorizzarne di nuovi nel rispetto dell’ambiente e del reale fabbisogno. Solo così potremmo accelerare sulla diversificazione delle fonti di approvvigionamento, mettendoci al riparo da speculazioni e problemi geopolitici. Questioni che, oggi, spostano avanti di molti anni il traguardo dell’indipendenza energetica”, continua Granisso.
“Dobbiamo pensare -spiega Granisso- che il quadro temporaneo di aiuti di Stato contro il caro energia sarà limitato nel tempo, e occorre essere pronti ad uno switch off verso l’energia pulita nel più breve tempo possibile. La crisi internazionale sta causando enormi difficoltà anche nella cosiddetta finanza sostenibile, che ha innescato un percorso virtuoso che non possiamo interrompere. Rendere più forti le rinnovabili aiuterà a riportare in alto l’asticella etica non sono per la cura dell’ambiente, ma anche nella ripresa dei mercati”, conclude.