Green Pass, Genovesi (Fillea Cgil): “Obbligo vaccinale se non si raggiunge soglia vaccinati indicata da scienza”

“Noi l’abbiamo sempre detto, ed è stato anche votato e approvato un ordine del giorno all’unanimità dal comitato direttivo della Cgil dello scorso 7 settembre: serve l’obbligo vaccinale. Noi consideriamo il green pass uno strumento importante e condivisibile ma se entro 10-15 giorni non raggiungeremo la soglia di vaccinati indicata dagli scienziati, e solo da loro, allora il tema dell’obbligo vaccinale ritorna attuale”. Così Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil, interviene sul dibattito relativo al green pass e commenta, con Adnkronos/Labitalia, l’intervista di oggi dell’ex-leader della Cgil Susanna Camusso a ‘La Stampa’.

“Questa è la posizione della Fillea ma anche della Cgil, il 7 settembre è stata votata da tutti, da Genovesi ma anche da Camusso e Landini”, spiega. E Genovesi sottolinea che il Covid “è stato riconosciuto dall’Inail come infortunio sul lavoro. Tutto ciò che può ridurre il rischio di infortunio sul lavoro deve essere obbligatorio: vale per il casco per i lavoratori, deve valere per il vaccino”.

Per Genovesi, il sindacato deve fare la sua parte e “deve continuare nella campagna informativa sul vaccino, fatta come finora, e cioè con il contributo di medici e scienziati che in tanti casi hanno convinto i lavoratori dell’utilità del vaccino”.

Ma per il sindacato l’altro tema ‘caldo’ è quello degli infortuni. “L’intervento del governo sugli infortuni -sottolinea Gualtieri- va nella giusta direzione perché c’è inasprimento. Ma ci sono anche 4 svarioni da correggere subito in fase di conversione. E poi noi chiediamo la patente a punti per le imprese sugli infortuni e l’aggravamento della pena in caso di infortunio mortale sul lavoro, con l’introduzione del dolo. Per questi motivi confermiamo la manifestazione del 13 novembre”, rimarca.

Quindi per il leader degli edili Cgil il provvedimento del governo sugli infortuni “va sì nella giusta direzione per una serie di questioni importanti ma è un primo passo. Positivo il ruolo dell’Ispettorato nazionale del lavoro, l’interoperabilità delle banche dati e l’implementazione dell’Inail”. Ma allo stesso tempo, incalza il leader sindacale, “sono 4 gli svarioni che vanno subito modificati in sede di conversione: va reintrodotta la comunicazione all’Asl in caso di presenza di amianto, che c’era nel vecchio allegato 1 e non c’è nel nuovo, visto che tantissimi operai ancora oggi si ammalano per l’esposizione all’amianto. E poi va rimessa la vecchia dicitura che prevedeva in caso di sospensione che l’azienda non potesse contrattare con la Pubblica amministrazione e partecipare a gare pubbliche. La nuova dicitura limita solo la contrattazione con la Pa e non va bene perchè permetterebbe alle aziende di partecipare a gare pubbliche di società come Fs, Atac,ecc”, continua Genovesi.

E poi a Genovesi “non va bene e va corretto, per un settore come il nostro che per oltre il 90% ha imprese con 1,6 dipendenti, che nel caso di un impresa con un solo lavoratore e che risulti in nero, i lavori possono proseguire. In un cantiere, in cui capita di avere un muratore, un idraulico, un carpentiere, dipendenti unici di tre ditte diverse, questo potrebbe significare avere un intero cantiere in nero”. Per il sindacalista è “necessario, e se possibile, più importante di tutti gli altri correttivi è che tutte le casistiche previste dall’allegato 1 producano il blocco di attività, a partire dalla mancanza di protezioni verso il vuoto, dalla mancata applicazione di armature di sostegno, dall’omessa vigilanza su rimozione o modifica dei dispositivi di sicurezza o di segnalazione”.

Ma al di là dei correttivi da inserire in sede di conversione per il sindacato sono due i temi centrali sul tappeto e che il governo deve affrontate. “E’ arrivato il momento della patente a punti per le imprese sfruttando anche interoperabilità tra le banche dati che si vuole implementare: quindi premiare le imprese virtuose e sanzionare quelle che non lo sono. E poi serve l’introduzione dell’aggravante per ‘infortunio mortale sul posto di lavoro’, che non deve essere più per colpa ma per dolo, innalzano così la pena oltre i 5 anni, ed evitare che i colpevoli non si facciano neanche un giorno di galera. E anche al fine di permettere il sequestro preventivo dei beni e la massima tutela per le famiglie delle vittime”, conclude Genovesi confermando per questi motivi la manifestazione del 13 novembre.

 

(Adnkronos)