(Adnkronos) – Esistono due tipi di formazione per prevenire gli infortuni sul lavoro: una formale e una sostanziale. La formale però ‘fa’ poca sicurezza perché per l’80% si basa sulla carta, sui depliant o sulle email. Per questo dobbiamo potenziare la cosiddetta formazione sostanziale che è quella che serve davvero ai lavoratori. E’ certamente un costo per l’azienda ma non è un costo aggiuntivo”. A dirlo all’Adnkronos/Labitalia, Rocco Vitale, presidente Aifos, Associazione italiana formatori ed operatori della sicurezza sul lavoro.
“In occasione del Congresso mondiale – sottolinea – che si è svolto a Singapore per discutere di sicurezza sul lavoro con i più importanti player globali istituti, imprese, organizzazioni che rappresentano il gotha della sicurezza sul lavoro, è stato prodotto un decalogo sulla formazione e la sicurezza rivolto esclusivamente al management aziendale e non ai lavoratori. In Italia abbiamo il decreto 81 del 2008 detto anche Testo unico sicurezza sul lavoro, che è il principale riferimento legislativo in Italia sul tema della salute e sicurezza sul lavoro dove la maggior parte degli articoli comincia dicendo ‘il datore di lavoro deve…’. Ma il datore di lavoro come fa a sapere tutte le regole da seguire? Le ultime novità in materia hanno introdotto l’obbligo di formazione del datore di lavoro con un corso specifico in materia di salute e sicurezza; tuttavia, siamo ancora in attesa dell’accordo Stato Regioni che ne disciplinerà i contenuti e la durata”.
“Nel terribile incidente mortale di Palermo – ribadisce Vitale – è morto il anche il datore di lavoro con i dipendenti; è naturale chiedersi se fossero stati formati a dovere. Ebbene, in attesa dell’imminente accordo Stato-Regioni che disciplinerà la formazione ai datori di lavoro e a coloro che lavorano negli ambienti confinati, ci troviamo a dire ancora una volta che la legge è lentissima e giunge in ritardo”.
“In Italia – fa notare il presidente Aifos – mancano professionisti della sicurezza sul lavoro. Ci sono le lauree brevi come quella dei tecnici per la prevenzione o ingegneria della sicurezza, ma mancano le persone che si iscrivono”.
“Molti ragazzi – spiega – hanno un lavoro ancora prima di terminare gli esami, soprattutto al Nord del Paese. Un territorio dove ci sono le grandi aziende che investono nella formazione annualmente comprendendo l’impatto strategico in termini di responsabilità sociale che può avere così l’impresa.
Il presidente Aifos pone poi l’accento sul fatto che “nella formazione si assiste ad una disorganizzazione dell’organizzazione aziendale perché non viene data in azienda la valenza al responsabile del servizio di prevenzione e protezione. In alcuni casi viene individuato un responsabile esterno, malpagato, che quindi fa il minimo stabilito dalla legge. In altri casi l’azienda ha un responsabile interno che nello stesso tempo deve svolgere le sue mansioni all’interno dell’organizzazione, di qui il problema relativo alla maggiore incidenza degli infortuni nelle piccole realtà imprenditoriali”.