Infortuni, Romano (PwC Italia): “Processi salute e sicurezza sul lavoro ancora poco digitalizzati”

(Adnkronos) – “In Italia i processi di salute e sicurezza sul lavoro risultano ancora poco digitalizzati”. Lo dice, in un’intervista all’Adnkronos/Labitalia, Modestino Romano, director PwC Italia, other trust services. “Oggi – afferma – la tecnologia e la digitalizzazione sono in grado di supportare la gestione dei processi aziendali, si pensi a come i software costituiscano sempre di più asset aziendali, alla sistematica ricerca dell’interconnessione tra i sistemi, al fatto che è possibile gestire una transazione finanziaria tramite un software in grado di predisporre la richiesta, approvarla, trasmetterla alla banca e movimentare automaticamente i conti correnti”.  

“Per i processi relativi alla salute e sicurezza sul lavoro invece – sottolinea – il livello di digitalizzazione delle attività, anche le più elementari, presenta ancora importanti margini di miglioramento, con impatti rilevanti in termini di prevenzione sui luoghi di lavoro. Negli ultimi 6 anni, le denunce all’Inail per infortuni sul lavoro sono pressoché costanti, con circa 3 morti al giorno. In moltissime aziende il documento di valutazione dei rischi è costituito da pagine e pagine cartacee ed il monitoraggio delle scadenze relative alla formazione ssl è ancora gestito tramite excel”. 

“Sono numerose – avverte Modestino Romano – le attività connesse alla salute e sicurezza sul lavoro che, attraverso la digitalizzazione, potrebbero garantire una gestione più efficace ed accurata, nonché consentire anche un maggior allineamento rispetto agli adempimenti normativi sottostanti. Uno dei principali strumenti di prevenzione contro gli infortuni sul lavoro è rappresentato da efficaci percorsi di formazione che richiedono aggiornamenti e richiami continui. Spesso gli infortuni si generano per carenze formative dovute anche alla difficoltà di assicurare un adeguato monitoraggio sulle scadenze, per il mancato utilizzo di piattaforme informatizzate. Lo stesso si può dire del monitoraggio della sorveglianza sanitari”. 

“Il monitoraggio stesso della normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro in costante evoluzione – osserva – è nella maggior parte dei casi affidato alle capacità dei soggetti incaricati di presidiare, in autonomia, le tematiche anziché a strumenti digitali. Poco digitalizzate risultano inoltre le attività di valutazione rischi o le modalità segnalazione e di gestione a seguito di malfunzionamenti, anomalie su impianti, postazioni, attrezzature, pericoli, ecc”. 

“Per capire l’importanza e il supporto che la digitalizzazione può dare a tali attività – chiarisce – si pensi ad esempio che nell’ultimo anno, gli esiti della vigilanza dell’Ispettorato nazionale del lavoro, sul rispetto degli obblighi prevenzionistici relativi al D.lgs. 81/08, evidenzia (pubblicato nel mese di maggio 2023 e relativo al periodo 2022) come la stragrande maggioranza delle violazioni riguardino aspetti generali della salute e sicurezza sul lavoro ed in particolare il 18% delle violazioni attiene alla sorveglianza sanitaria, il 19% ad attività formative e il 12% ad inadeguate valutazioni dei rischi aziendali. I settori più interessati da tali violazioni riguardano il terziario e l’edilizia. Tali irregolarità, di natura penale, espongono altresì soci, investitori ed amministratori delle aziende a responsabilità amministrative e penali tali da poter compromettere, nei casi più gravi, la continuità delle stesse o la capacità di attrarre investimenti”. 

Ma quali sono i settori più performanti nella digitalizzazione delle attività di salute e sicurezza? “I settori oil & gas e farmaceutico – risponde Modestino Romano – sono tra i più avanzati in termini di gestione dei processi e attività attraverso l’utilizzo di software e applicativi gestionali per le attività di valutazione dei rischi, formazione dei dipendenti, gestione degli incidenti e monitoraggio/reportistica dei principali parametri connessi con la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Gli effetti positivi dell’adeguamento alla digitalizzazione sono rappresentati dal fatto che questi settori presentano un numero praticamente irrilevante di infortuni sul lavoro (meno del’1% di entrambe i settori di infortuni sul lavoro secondo i dati Inail) a differenza di alcuni altri settori in cui il grado di digitalizzazione è ancora carente o presso le piccole e medie aziende”.  

“La digitalizzazione delle attività connesse alla salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro – dice – richiede importanti investimenti iniziali in termini di tecnologie, formazione e adeguamento dei processi aziendali, che possono impattare significativamente sulle società. Tuttavia, qualsiasi azienda può trarre vantaggi significativi dagli investimenti in ambito di salute e sicurezza sul lavoro, in termini di competitività e redditività (ad esempio, secondo le stime dell’Agenzia europea per la sicurezza sul lavoro, ogni malattia professionale ha un costo di circa 200 mila euro e altrettanto ingenti sono i costi degli infortuni considerando il numero di giornate di lavoro perse e la necessità di sostituzione del lavoratore, le fermate degli impianti, i costi delle sanzioni, ecc,) oppure di miglioramento/consolidamento della propria immagine e reputazione presso i principali stakeholders e in termini di motivazione dei dipendenti che si sentono protetti e tutelati rispetto ad un loro fondamentale diritto”. 

“Alcune tecnologie digitali tra cui l’Internet of Things (IoT) e l’Intelligenza Artificiale (AI) – assicura – possono fornire un importante supporto per la gestione di alcuni degli aspetti in materia di salute e sicurezza sul lavoro, consentendo alle aziende di raccogliere dati in tempo reale e di prendere decisioni più rapide ed efficaci grazie a basi dati più ampie, complete ed accurate.  

“L’AI – spiega Modestino Romano – può essere utilizzata per analizzare grandi quantità di dati sui processi, l’ambiente di lavoro e i comportamenti dei dipendenti per identificare i rischi di sicurezza collegati. Ad esempio, l’AI può analizzare i dati dei sensori ambientali per identificare le condizioni di lavoro potenzialmente pericolose, come la presenza di sostanze chimiche o la mancanza di illuminazione adeguata, che attraverso telecamere, meccanismi di alert automatici o sensori consentirebbero di impedire / gestire situazioni critiche quali sversamenti, esplosioni o anomalie. Oppure l’utilizzo di droni o sensori può consentire l’automazione di attività o parti di essi, quali il monitoraggio delle infrastrutture oppure la gestione di pulizie e verifiche in luoghi angusti o spazi confinati come cisterne e pozzi, che molto spesso rappresentano attività lavorative ad alto rischio di mortalità”. 

“Altro ambito di utilizzo dell’AI – sottolinea – può riguardare il monitoraggio circa l’evoluzione della normativa cogente deve supportare qualsiasi metodo e criterio di valutazione dei rischi della salute e sicurezza sul lavoro. In questo ambito esistono alcune piattaforme di AI che consentono di effettuare le analisi delle normative pubblicate dalle principali autorità italiane o europee al fine di valutarne l’impatto su normative, policies, processi e unità organizzative interne in modo da ottenere un puntuale e tempestivo riscontro circa gli eventuali disallineamenti tra normative esterne ed interne”.  

“Ulteriore ambito di possibile utilizzo di tecnologie avanzate – dice -potrebbe riguardare la gamification, mediante realtà virtuale o aumentata, nell’ambito della prevenzione e della promozione della salute e sicurezza sul lavoro. In questo caso si utilizza, al posto delle tradizionali modalità di erogazione della formazione, caratterizzate da contenuti molti teorici, tecnici e in grado di assicurare un basso coinvolgimento emotivo da parte dei partecipanti, la tecnica del gaming mediante la simulazione di scenari di rischio in cui ciascun giocatore è chiamato a gestire tali scenari con l’obiettivo di mettere al sicuro la propria integrità e quella dei colleghi di lavoro”.  

“L’efficacia di tale tecnologia – commenta – sarà maggiore quanto più customizzabile sarà lo scenario di rischio e di pericolo immaginato in funzione dello specifico settore di appartenenza”.  

(Adnkronos)