Calenda a Mantova: “Insistere per il commissario per il ponte. Lo smart working può contrastare lo spopolamento”

MANTOVA – Foyer del Sociale gremito per l’arrivo del presidente di Azione-Italia Viva Carlo Calenda, in visita a Mantova per sostenere la campagna elettorale dei candidati consiglieri regionali mantovani del Terzo Polo in appoggio a Letizia Moratti: Luca Malavasi, Fabio Madella, Claudia Pavarini e Francesca Pistoni.
Calenda ha sviscerato temi locali e nazionali: tra le priorità del mantovano il ponte di San Benedetto. Era stato il primo a richiedere a gran voce un commissario: “Purtroppo su richiesta dei 5 stelle il numero delle opere commissariate era chiuso. Durante il governo Draghi il numero delle opere da commissariare era definito, una follia”. “L’attuale governo, che fortunatamente non ha i 5 stelle – spiega Calenda -, spero sblocchi questa serie di opere da commissariare e la renda una lista aperta”.  Tra le problematiche della nostra provincia anche quello dello spopolamento: tanti giovani negli ultimi anni hanno lasciato il mantovano. “L’unico progetto fattibile – spiega Calenda – è uno sviluppo delle attività che si possono fare da remoto. La tendenza allo smart working può consentire un pendolarismo selettivo”. Sul collocamento europeo del cosiddetto Terzo Polo, che oltre ad Azione ed Italia Viva, Calenda vuole estendere ai liberali ma anche ai delusi del centro sinistra: “Noi ci collochiamo già nel gruppo Renew, quello di Macron – spiega Calenda -, vorrei che anche i popolari e riformisti del Pd si rendessero conto, dopo le dichiarazioni di Bonaccini che parla di alleanze con i 5 stelle e annuncia il rientro di Bersani e D’Alema, della necessità di tagliare questo cordone e partecipare con noi alla fondazione di un grande partito di centro riformista”.
Tanti i tanti temi toccati Calenda si sofferma in particolare sulla sanità: “Gli italiani spendono 41 miliardi di euro per farsi curare visti privatamente visti i lunghissimi tempi di attesa del Servizio sanitario nazionale. In Lombardia c’è stata una gestione del Covid per cui Fontana e i suoi non dovrebbero rientrare a Palazzo Lombardia, a prescindere dalla loro colorazione politica. E un Paese che inneggiava a medici e infermieri come a degli eroi, ora dovrebbe scendere in piazza contro un governo che mette solo 2 miliardi sulla sanità quando l’inflazione ne ha erosi 12 o 13, di miliardi” sottolinea il leader del Terzo Polo.
Un cenno anche al tema dei carburanti con l’eliminazione delle accise decise dal governo Meloni: “Come si fa a non capire che un rincaro pesa in maniera molto più pesante per uno che guadagna poco, rispetto a uno che deve far fronte allo stesso tipo di aumento ma ha uno stipendio molto più alto?”.
Calenda critica anche l’autonomia, con le 23 deleghe che dovrebbero andare alla Regione: “Ma ce li vedete la Lombardia e il Veneto che discutono autonomamente di trattati commerciali con gli Stati Uniti?”, e non dimentica il presidenzialismo: “In Italia c’è un’unica istituzione che funziona in cui tutti ci riconosciamo, ed è il presidente della Repubblica. La Meloni la vuole cambiare e farne una battaglia ideologica”. Non mancano le stoccate al centro sinistra con il “Pd ormai piegato sui Cinque stelle. L’accordo tra Majorino e Conte per spegnere gli inceneritori in Lombardia si tradurrebbe con tonnellate di immondizia e la riapertura di discariche”. Infine un pensiero a quella che dovrà essere l’evoluzione del Terzo Polo, al partito unico: “Mi piacerebbe chiamarlo Uniti per la Repubblica, per recuperare lo spirito repubblicano del Governo Draghi”.

Nel video servizio l’intervista al leader di Azione Carlo Calenda

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