MANTOVA – Amministratori locali di centrodestra, simpatizzanti e militanti leghisti hanno affollato questa sera la sede del Parco del Mincio a Cittadella, per accogliere il sindaco di Ferrara Alan Fabbri, arrivato in città per parlare di sicurezza e per raccontare successi e sfide alla guida della città estense. A fare gli onori di casa il segretario provinciale della Lega mantovana Antonio Carra, il deputato mantovano del Carroccio Andrea Dara, e il consigliere regionale Alessandra Cappellari. Non è mancato il saluto del presidente della Provincia Carlo Bottani, che ha elogiato il lavoro di Fabbri a livello locale, e ha promesso di andarlo a trovare prossimamente per carpirgli qualche segreto di marketing turistico. Un settore, quello del turismo, che a Ferrara ha trovato nuovo impulso proprio con le strategie del sindaco leghista. Ringraziando per la calda accoglienza, Fabbri ha ricordato le sue origini mantovane, con nonni di Sermide: del resto, è cresciuto a Burana, frazione di Bondeno sul confine proprio con la nostra provincia.
A dialogare col primo cittadino ferrarese il giornalista Fabrizio Binacchi. Prima sindaco di Bondeno dal 2009 al 2015, con il record storico di primo leghista a guidare un comune emiliano oltre i 15mila abitanti. Ha poi strappato alla sinistra il capoluogo nel 2019 al ballottaggio, venendo riconfermato al primo turno nel 2024. “Ferrara l’abbiamo ereditata dopo 73 anni di amministrazione di centrosinistra: i cittadini ci avevano affidato il compito di alcune questioni, sulla sicurezza specialmente in alcune aree problematiche della città. La mafia nigeriana lavorava in maniera tranquilla prima del nostro arrivo. Grazie ad una sinergia con le forze dell’ordine, Prefettura e Questura che hanno coordinato alcuni interventi, e anche alla volontà di noi amministratori di cambiare, oggi possiamo dire che possiamo consegnare una zona, quella a ridosso della stazione ferroviaria, completamente diversa. Siamo orgogliosi di quanto abbiamo fatto. Ma non abbasseremo la guardia, perché è una guerra che continua giorno per giorno, ora per ora. Grazie all’impegno di tanti uomini e donne siamo riusciti ad ottenere questo risultato”. “Ricette particolari non ce ne sono – spiega Fabbri -: ci vuole la consapevolezza di chi amministra di calarsi nella realtà locale, di non accettare il fatto che certe situazioni siano un male comune di tante città. Penso che tutti noi abbiamo diritto di poter tornare a casa sicuri e liberi. Se parcheggi la macchina in un posto, devi poter andare in piazza senza problemi. Purtroppo ci sono certe amministrazioni, diverse dalla mia dal punto di vista dell’orientamento, che vedono come qualcosa di positivo l’immigrazione incontrollata. La lotta allo spaccio e alla prostituzione devono essere fatte senza remore: considerate che nel 2016-17, quando noi dicevamo che Ferrara, come molte altre città era in mano alla mafia nigeriana, eravamo derisi e presi in giro. Invece l’inchiesta che c’è stata, ha dimostrato con gli arresti di tanti capi dell’organizzazione, che quello che dicevamo era realtà e non fantasia. Si va al di là del piccolo spaccio, con un’organizzazione di stampo mafioso presente a Ferrara, come a Parma, e altre città. I dogmi ideologici, quindi, vanno messi da parte: si deve lavorare per il territorio”. “Abbiamo governato prendendo di petto un fenomeno che sembrava impossibile da contrastare. La nostra polizia locale non era armata: garantendo la sicurezza dei nostri agenti, abbiamo reso possibile il loro lavoro congiunto con le altre forze. Una scelta che la sinistra, per ideologia, non aveva mai voluto fare”.













