Coldiretti alla Ue: “La carne non è vegetale. Informazione corretta a tutela di zootecnia e consumatori”

Ettore Prandini, presidente Coldiretti
Ettore Prandini, presidente Coldiretti

MANTOVA – “Senza una informazione chiara, corretta e seria rischiamo di affossare l’agricoltura e di ingannare il consumatore. Non possiamo chiamare carne qualcosa che non proviene dal mondo animale e chiediamo che l’Ue si attenga alla linea già espressa dalla Corte di Giustizia europea relativamente al divieto di chiamare latte le bevande vegetali. Serve una informazione consapevole e trasparente”.

Sulla questione della “carne” vegetale interviene anche il presidente del Consorzio lombardo dei produttori di carne bovina, Primo Cortelazzi, presidente di zona di Marcaria per Coldiretti Mantova.

“Siamo di fronte ad atteggiamenti equivoci da parte dell’Unione europea – attacca Cortelazzi – che da un lato spinge verso una transizione verde dell’agricoltura, verso produzioni sostenibili e sempre più attente al benessere animale e alla riduzione dei farmaci, dall’altra espone gli allevatori alla concorrenza sleale da parte delle multinazionali che vogliono imporre un modello alimentare in contrasto con quello più equilibrato della dieta mediterranea”.

La Corte di giustizia europea ha già chiarito che i prodotti puramente vegetali non possono essere definiti latte o formaggi. “Bisogna quindi regolamentare con trasparenza sull’etichetta il consumo dei nuovi prodotti entrati nella spesa degli italiani senza equivoci, che rischiano di limitare la libertà di scelta dei consumatori”, prosegue Cortelazzi.

Sul tema è intervenuta energicamente anche Coldiretti, in difesa della zootecnia e della chiara informazione ai consumatori. “La carne e i prodotti a base di carne – dichiara il presidente nazionale Ettore Prandini – fanno parte della dieta tradizionale dei nostri territori e regioni, le cui ricette tramandate nei secoli appartengono di fatto al patrimonio gastronomico italiano”.

Occorre regolamentare con trasparenza sull’etichetta il consumo di nuovi prodotti che sono entrati a far parte della spesa degli italiani senza equivoci che – conclude Coldiretti – rischiano di limitare la libertà di scelta dei consumatori.

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