Confagricoltura lancia l’allarme: “In Usa rischio dazi del 100% per vino e olio d’oliva”

MANTOVA – Sul settore agroalimentare mantovano torna a incombere il rischio dazi: lunedì 13 gennaio infatti il Dipartimento per il commercio degli Stati Uniti pubblicherà la nuova lista di prodotti soggetti a tariffe doganali, dal momento che la tabella di marcia prevede che quest’ultima possa essere aggiornata ogni tre mesi. Dopo la prima stangata di ottobre dunque su formaggi, salumi e liquori, a rischiare maggiormente ora sono il vino e l’olio d’oliva. Le prime ipotesi infatti parlano di dazi anche del 100% su tali prodotti, che colpirebbero una fetta di esportazioni italiane dal valore complessivo superiore ai due miliardi di euro. La situazione preoccupa anche gli operatori mantovani, dal momento che gli Usa (dati Istat) sono il quinto mercato di sbocco dei nostri prodotti agroalimentari, vino compreso: «Ci sono timori – spiega Marco Formigoni, presidente della sezione vitivinicola di Confagricoltura Mantova – per un ulteriore aggravamento di una situazione già non facile. In caso di tariffe aggiuntive, c’è il rischio che il vino che doveva raggiungere gli Stati Uniti resti sul mercato interno, già quasi saturo, aumentando l’offerta e di conseguenza provocando un ribasso dei prezzi. Fortunatamente la produzione di quest’anno, in calo in media del 20% rispetto al 2018, ci ha aiutato. Lunedì, a lista pubblicata, vedremo il da farsi». Confagricoltura nel frattempo non ha certo perso tempo, ed è stata l’unica associazione di categoria a muoversi concretamente, incontrando più volte il commissario Ue al Commercio Phil Hogan, che martedì 14 gennaio volerà a Washington per avviare una trattativa che possa scongiurare ulteriori dazi: «Non ci interessano le chiacchiere – ha detto Alberto Cortesi, presidente di Confagricoltura Mantova – ma le azioni concrete. I numerosi incontri tra il nostro presidente nazionale Giansanti e Hogan hanno dato i loro frutti, e gli stessi importatori americani sono preoccupati per la situazione, dato che anch’essi verrebbero  seriamente danneggiati da un innalzamento delle tariffe. Non dimentichiamo poi che tra le ipotesi circola anche quella di aumentare dal 25 al 50% i dazi sul resto dei prodotti alimentari italiani già colpiti, formaggi e salumi in testa».