MANTOVA – “E’ apprezzabile l’intento del Pdl 157, che rendendosi conto dell’inefficienza della legge 20/2002 nel contenere ed eradicare la nutria, vi apporta delle modifiche allo scopo di renderla più efficiente. Gli effettivi miglioramenti apportati dal provvedimento tuttavia non saranno probabilmente sufficienti per la risoluzione del problema”.
Così si è espressa Lorena Miele, Vicepresidente di Cia Lombardia nell’audizione in commissione agricoltura Regione Lombardia tenutasi lo scorso 22 luglio.
“La legge 20/2002 è stata approvata con lo scopo di eradicare la nutria, ma ad oggi, dopo 20 anni non ha raggiunto l’obiettivo, anzi le nutrie sono aumentate esponenzialmente, questo vuol dire che i principi di base della legge sono fallimentari, quindi l’approccio al problema deve essere completamente cambiato”, ha osservato Lorena Miele, spiegando che la nutria è una specie alloctona e la sua massiccia presenza genera gravi problematiche in ambiti differenti, primo fra tutti quello ecologico. Infatti entrando in competizione con la specie autoctone ne mette in difficoltà la sopravvivenza. Inoltre, rovinando il territorio mediante la propria azione di scavo, mette a rischio di estinzione anche diverse specie vegetali e peggiora la stabilità del territorio, incrementando il rischio idrogeologico.
“Il Progetto di legge 157 apporta dei miglioramenti alla legge (ben venga l’ampliamento delle categorie dei soggetti che possono intervenire nella eliminazione della nutria, la possibilità di sotterramento delle carcasse), ma non ne cambia i principi di base” ha sottolineato la vicepresidente Cia.
“Il compito di eradicare la nutria è stato fino ad ora lasciato a soggetti diversi (comuni, provincie), che si sono mossi più o meno efficientemente, indipendentemente gli uni dagli altri, e questo ha portato ad interventi efficienti in alcune zone e inefficienti o addirittura nulli in altre. Ma le nutrie non rispettano i confini territoriali, si spostano da un territorio all’altro e questo va a vanificare l’azione degli enti che sono stati più efficienti nel ridurre il numero dei capi. Occorre quindi un’azione coordinata a livello nazionale e se lo Stato non vuole occuparsi della questione, scaricando il problema sulle regioni, è necessario che le regioni si coordinino in una strategia concordata e comune, ben studiata, prendendo spunto da realtà come l’Inghilterra dove il problema è stato risolto.
Il nostro piano nazionale di eradicazione della nutria del 2018”, ha proseguito Lorena Miele, “riconosce come il progetto condotto in Inghilterra sia uno degli esempi di maggior successo. Quindi possiamo pensare di mettere in atto anche noi la stessa strategia. E’ vero che l’Inghilterra è un’isola e una volta eliminati gli esemplari presenti, di nuovi non ne arrivano dai territori vicini, ma la condizione dell’Italia non è di molto diversa: essendo una penisola su tre lati è circondata dal mare e sul quarto lato abbiamo le Alpi, che rappresentano una barriera naturale per le nutrie.
“L’esempio dell’Inghilterra”, ha concluso la vicepresidente Cia Lombardia, “ci fa vedere comunque che necessitano risorse e per un problema così grosso occorrono finanziamenti cospicui. Non si può eradicare la nutria senza pensare di mettere in campo le risorse necessarie”.
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