Bonanni (UniFi): “Proteggere bimbi entro i 4 mesi con anti-meningococco B”

(Adnkronos) – “Il vaccino anti-meningococco B è sicuro. L’abbiamo introdotto nel 2013-14 per tutti i nuovi nati. Può dare in qualche caso dolore in sede d’inoculazione, un po’ di febbre: disturbi che si risolvono in pochi giorni. La raccomandazione è di farlo presto, proprio per l’alta incidenza nei primi mesi di vita”. Così Paolo Bonanni, ordinario di Igiene generale e applicata, Università di Firenze, all’Adnkronos Salute, commentando i 10 anni dall’approvazione del vaccino anti-meningococco B da parte dell’Ema, l’Agenzia europea dei medicinali. 

“I genitori sono molto preoccupati quando sentono parlare di meningite – osserva Bonanni – Quella da meningococco B è una malattia non frequentissima, ma sicuramente molto pericolosa. Il picco di incidenza è tra 3-8 mesi di vita e quindi una sepsi, un’infezione generalizzata, può lasciare anche gravi conseguenze a lungo termine nel piccolo o portare alla morte. Nel piccolo, l’infezione può causare sordità, ritardo mentale, cicatrici, anche amputazioni degli arti, soprattutto se associata a sepsi”. 

L’accesso al vaccino non è omogeneo sul territorio nazionale. “Nelle Regioni – continua il professore – si apre la vaccinazione da 61 giorni di vita, con esavalente e anti-pneumococco. Dopo 15 giorni si prevede quella per il meningococco B in modo che entro i 4 mesi, anche con la seconda dose, il piccolo sia coperto proprio per quando c’è il maggior rischio d’infezione. La terza dose – aggiunge – è prevista dopo l’anno di vita. Ci sono studi in corso per capire se serva un richiamo nell’adolescenza. Dovrebbe essere previsto in tutte le regioni sia nei piccoli sia negli adolescenti, come il quadrivalente, che copre per 4 ceppi di meningococco, ormai offerto gratuitamente. Non si capisce come mai per il ceppo B, solo in alcune regioni sia disponibile anche nell’età adolescenziale”.  

Difficile fare una stima di quante vite siano state salvate dall’introduzione dell’anti-meningococco B, “ma sicuramente – ragiona Bonanni – ha ridotto, di diverse decine, il numero di casi”. Complessivamente, “ogni anno si verificano circa un centinaio di casi, ma durante la pandemia di Covid, come per tutte le infezioni trasmesse per via respiratoria, dato il distanziamento, l’uso di mascherina e le varie restrizioni, l’incidenza si è ridotta. A tale proposito, ci sono dati da alcuni Paesi che mostrano come, al ritorno della socialità, anche questa infezione torni a ripresentarsi ma, chiaramente, con valori di incidenza molto diversi – conclude – da quelli di varicella o influenza”.
 

(Adnkronos)