Cresce l’incidenza e Rt resta sopra 1. Questo il quadro dell’epidemia di Covid-19 in Italia tracciato da Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità. “La situazione della pandemia” da coronavirus “la monitoriamo ogni giorno. Stiamo vedendo che il numero di nuove persone infette cresce in maniera progressiva, e che l’incidenza che segnaliamo su base settimanale anche in questi giorni si sta mostrando in crescita – dice in un’intervista durante l’Healthcare Summit de ‘Il Sole 24 Ore’ – L’altro dato da sottolineare è l’indice di trasmissibilità” Rt “che si mantiene sopra l’1”, un elemento “molto importante” da evidenziare “perché la possibilità di cominciare a far decrescere sia gli infetti sia le ospedalizzazioni passa attraverso un Rt che sia inferiore a 1”.
“E’ chiaro – sottolinea – che con questo tipo di Rt crescono in maniera regolare anche i ricoveri, sia nell’ambito dell’area medica che in terapia intensiva, anche se al momento sono ancora sotto le soglie critiche”.
Quanto alla variante Omicron, “i dati” a disposizione “sono ancora molto pochi”, sia “rispetto al reale impatto sulle manifestazioni cliniche” dell’infezione, sia riguardo “alla capacità di essere più o meno diffusiva rispetto ad altre, o anche eventualmente di poter evadere la risposta immunitaria”. Quindi “dobbiamo avere massima attenzione, massima precauzione, però anche essere consapevoli che non ci sono allarmi ma situazioni che vanno studiate e affrontate” con misure specifiche se le informazioni raccolte lo rendono necessario. Brusaferro ricorda comunque che “la circolazione della variante Delta nel nostro Paese e in Europa è sostanzialmente dominante, in qualche modo esclusiva, anche da rapporti recenti”.
“La presenza di varianti – spiega poi – rientra nella ‘carta d’identità’ di questo virus, che muta continuamente e talora sviluppa mutazioni che riguardano parti importanti” come la proteina Spike. Omicron ne presenta “una trentina che sono state rapidamente intercettate dai colleghi sudafricani e subito messe a disposizione”. Quello che secondo Brusaferro va colto è la rapidità del processo avvenuto, perché “proprio questa tempestività, se da un lato ha permesso una rapida reazione a livello globale, dall’altro comporta il fatto che i dati sulle caratteristiche proprie di questo mutante siano ancora molto pochi”.
“Abbiamo bisogno di più dati e di più tempo per capire”, ripete il numero uno dell’Iss. “Sappiamo – aggiunge – che in Sudafrica” Omicron “ha dato luogo a focolai ad alta trasmissibilità, ma sappiamo anche che la realtà del Sudafrica è diversa rispetto ad altre” come la nostra. “Sappiamo poi che, da quanto segnalato, la sintomatologia” dei casi positivi a Omicron “non pare differire” rispetto a quella causata da altri ceppi, “ma anche questa è un’osservazione contestualizzata all’area in cui sta circolando di più”. La cosa “importante è che il sistema internazionale sia stato allertato, così da poter sequenziare e caratterizzare” la nuova ‘versione’ del coronavirus pandemico.