Covid in Italia, “è opportuno arrivare a un bollettino anche con un approfondimento dei dati”. La proposta arriva dal sottosegretario alla Salute Andrea Costa, ospite di Adnkronos Live, parlando del report giornaliero sui contagi da Coronavirus. Bisogna “dire con chiarezza quanti sono i positivi vaccinati, quanti i non vaccinati e quante dosi hanno ricevuto”. “Così si fa operazione di trasparenza, penso che ci siano le condizioni per arrivare a due bollettini Covid a settimana” aggiunge. Una proposta che ha scatenato reazioni differenti.
“Continuare a conteggiare ogni giorno le persone positive al Covid”, come se nulla da inizio pandemia fosse cambiato, “non è giusto e rischia di confondere, di terrorizzare e di condizionare la popolazione oltre a quanto questa malattia ha già fatto” dichiara in un’intervista all’Adnkronos Salute il presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), Arnaldo Caruso. Il bollettino va cambiato, sostiene, “focalizzando l’attenzione sui ricoveri. Indicando cioè solo quelli ‘per Covid’ e non quelli ‘con Covid'”, e “cercando di capire chi sono i pazienti che finiscono in ospedale” nonostante l’aumento della popolazione vaccinata e la crescente prevalenza di Omicron. Variante ormai nota per essere molto più trasmissibile, ricorda l’esperto, ma meno in grado di provocare una patologia grave almeno nelle persone con un sistema immunitario efficiente.
“Secondo uno studio condotto su 6 ospedali – evidenzia lo specialista, ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all’università degli Studi di Brescia, direttore del Laboratorio di microbiologia dell’Asst Spedali Civili – in quasi il 30% dei ricoverati con Omicron l’infezione da Sars-CoV-2 viene vista per caso, su pazienti ospedalizzati a causa di altre malattie. Ciò conferma che Omicron è meno patogena di Delta, come già sapevamo, tanto da essere spesso identificata casualmente. Eppure oggi questi casi vengono ‘bollettinati’ come positività e ricoveri da Covid”.
Secondo Caruso, invece, in una popolazione con alte percentuali di vaccinati e in un contesto in cui “la pandemia da nuovo coronavirus assume sempre più le caratteristiche di un’endemia simile all’influenza”, dovremmo “cominciare a pensare di non comunicare più il numero dei positivi, ma esclusivamente il dato dei ricoveri realmente dipendenti da Covid-19”.
“In questa fase ancora espansiva dell’epidemia, eliminare il bollettino quotidiano sarebbe un segnale di liberi tutti mentre la comunicazione quotidiana ha l’effetto di ricordare la situazione in cui siamo” dice all’Adnkronos Salute il virologo Fabrizio Pregliasco, docente della Statale di Milano.
“I dati così come sono comunicati – ammette l’esperto – sono un po’ grossolani e non tengono conto dei vari distinguo, si dice cioè che un 34% delle persone ospedalizzate è anche positivo a Covid, ma in condizioni tranquille e quindi il dato andrebbe articolato meglio. Poi non è solo il dato in sé – sottolinea il virologo – ma anche come lo si racconta, è chiaro che se diventa la prima notizia del Tg, raccontata con enfasi” può avere un “effetto ansiogeno”. “Siamo in una fase di passaggio quindi cambierei una volta superato il picco, con una comunicazione fatta magari in maniera meno grossolana se possibile”. Ovvero come dice Bassetti senza più annoverare tra i pazienti Covid chi va in ospedale perché si rompe una gamba e risulta positivo al tampone? “Sì, ma senza perdere di vista il problema della contagiosità – avverte il virologo – sennò si ritorna alle abitudini del passato”.
“Siamo sicuramente in una fase di transizione verso la normalizzazione – rassicura Pregliasco – e se Omicron prenderà piede e sembrerebbe ormai al 60% dei sequenziamenti, è chiaro che usciti da questo inverno avremo altre ondulazioni, ma rientreranno in una dimensione endemica come l’influenza. Quindi – conclude – è giusto pianificare una modalità per il futuro”.
“È come rompere il termometro quando abbiamo la febbre. Il monitoraggio dei contagi giornaliero è una guida”. Lucia Bisceglia, presidente dell’Associazione italiana di epidemiologia Aie manterrebbe il conteggio quotidiano di nuovi casi, ricoveri e morti Covid. E spiega perché in un’intervista al ‘Corriere della sera’. Il bollettino diffuso ogni giorno è “il termometro della situazione, perché i ricoverati e i decessi sono proporzionati ai positivi. Quindi possedere informazioni costanti e tempestive ogni giorno ci mette nella condizione di intercettare sul nascere i segnali di allerta. Sono informazioni in base alle quali disegnare previsioni e costruire orizzonti”, sostiene l’esperta.
“Si può discutere sulle modalità di comunicazione che però vengono adottate in modo simile da molti Paesi – riflette – Far conoscere tutti i numeri trasmette all’opinione pubblica la sensazione che nulla venga nascosto. Qualunque decisione venga presa è importante comunque che si continui a rendere disponibili i dati giornalieri, indipendentemente dalla pubblicazione del bollettino per il pubblico”.
Siamo, conclude Bisceglia, “in una fase di salita della curva e quindi è fondamentale mantenere la sorveglianza di tutti gli elementi che possono aiutare a governare la pandemia. È evidente che una fase diversa richiederà strumenti diversi come ad esempio avviene per il monitoraggio dell’epidemia influenzale che, attraverso una rete di medici sentinella, è basato sulla rilevazione dei casi di malattia raccolti dall’Istituto superiore di sanità: si tiene conto dei sintomi e parallelamente va avanti la sorveglianza sulla circolazione dei virus”.