(Adnkronos) – Quando usciremo dalla pandemia? Esistono farmaci mirarti nella lotta al Covid? Si può riaprire la scuola in sicurezza? Perché le varianti fanno paura? Qual è stato l’impatto della pandemia sulle disuguaglianze? Sono alcune delle tante domande a cui risponde il libro ‘101 domande (e risposte) sul Covid’ (Minerva) scritto da Letizia Magnani, giornalista e scrittrice, e Susanna Esposito, pediatra e infettivologa presidente dell’Associazione mondiale per le malattie infettive e i disordini immunologici.
“Ne usciremo, sì, certo, ma quando? Distanziamento sociale, tracciamento, tamponi, mascherine faranno parte delle nostre vite ancora per quanto tempo? Quando potremo farne a meno?”, si chiedono le autrici nel libro in un dialogo serrato, preciso ma anche alla portata di tutti. Unendo l’informazione scientifica al confronto aperto, con quesiti che ognuno di noi si è posto in due anni di pandemia, tra la giornalista e la scienziata. “Nel marzo del 2020 la nostra vita è stata modificata dal virus del secolo. I cinesi siamo diventati noi e tutto è cambiato. Quando ne usciremo? La risposta più onesta è: fra qualche anno”, rispondono le autrici.
“La possibilità che, dopo Sars e Mers, un’altra forma dovuta ad un coronavirus potesse svilupparsi era, in realtà, stata prevista da alcuni studiosi, in assonanza con quanto regolarmente accade per altri virus, influenza in testa”, spiega Susanna Esposito. “Gli studi in materia sono, però, molto complicati e costosi e, spesso, pur conoscendo il problema, la valutazione continuativa viene a mancare. Per questo la stragrande maggioranza dei paesi, specie quelli a maggiore sviluppo economico, hanno pronto un piano pandemico in cui sono indicate tutte quelle che sono considerate le cose essenziali da fare per individuare precocemente una pandemia e per attenuarne le conseguenze riducendone la diffusione degli agenti infettivi responsabili”, aggiunge.
“Susanna ed io ci siamo conosciute perché scrivo per Grazia – racconta Magnani – e sin da subito al giornale abbiamo cercato di raccontare quello che stavamo vivendo, cercando fonti autorevoli che potessero spiegarci cosa stava avvenendo, perché, quando ne saremmo usciti. E Susanna lo è. Autorevole. Per questo l’ho cercata, intervistata, conosciuta. Facciamo entrambe due mestieri nei quali l’empatia, l’entrare in contatto, il tentare di capire sono aspetti fondamentali. Ho riflettuto molto se anche io mi sono sentita in prima linea, se il giornalista sia o no in prima linea. Il giornalista quasi mai è testimone di ciò che accade – ricorda Magnani – mentre accade, in genere riporta ciò che altri (le fonti) hanno visto o sentito o vissuto. Ne usciremo. La scienza e l’umanità hanno gli strumenti per affrontare tutto questo. E i giornalisti fanno la loro parte, come tutti, come le cassiere e i cassieri dei negozi alimentari, anche loro sono stati in prima linea, penso”.
“Quando abbiamo iniziato a scrivere questo libro, per capire alcuni dei termini del contemporaneo – concludono le autrici – pensavamo che a giugno 2021 alcune delle domande e delle risposte sarebbero state probabilmente obsolete. In realtà non è così. Il Covid ci ha insegnato tante cose, anche a fare i conti in maniera diversa con il tempo. C’è un prima e ci sarà un dopo. Noi stiamo vivendo il durante. Con il suo carico di dolore, paura, tensione, ansia, ma anche di positività. In un anno la scienza ci ha dato vaccini su cui poter contare, per uscire da questo incubo. Ma ora sappiamo anche che prima non tutto era perfetto. La pandemia è stata ed è una lente di ingrandimento, che ci ha obbligati a mettere a fuoco problemi latenti, dal disagio di bambini, preadolescenti, adolescenti, all’ansia di tutti noi. La lunga emergenza – concludono – ha anche evidenziato altri temi, come quello delle democrazie avanzate, dei diritti e dei doveri, della cooperazione internazionale, dei rapporti internazionali. Non tutto è andato bene e non tutto è da buttare”.