Sono molti i proprietari di cani o di gatti che dormono con i propri animali. Secondo i dati, negli Stati Uniti lo fa una persona su due, soprattutto le donne. La letteratura scientifica, per quanto riguarda la salute degli umani, promuove in generale l’abitudine, eccezione fatta per gli allergici, gli asmatici o rare vulnerabilità. Un via libera legato soprattutto agli effetti emozionali positivi e alla riduzione dello stress generati dalla presenza dell’amico a quattro zampe. “Tutto bene purché non si tratti di una dipendenza. La salute psichica ne guadagna solo se siamo di fronte a scelte a cui si può rinunciare serenamente. Altrimenti c’è un problema”, spiega all’Adnkronos Salute lo psichiatra Massimo Di Giannantonio, past presidente della Società italiana di psichiatria (Sip).
“Gli studi sul tema sono ormai diversi – continua – il cane e il gatto assumono la funzione di oggetto transizionale. Spiego: nelle prime fasi dell’infanzia la relazione madre bambino è fondamentale e viene costruita sul rapporto fisico, tra il corpo del bambino e quello della madre. Quando si cresce si sostituisce il calore e la rassicurazione fisica con un oggetto sostitutivo, che tutti identifichiamo ormai con la copertina di Linus. In questi casi è rappresentato dall’animale domestico. Si tratta però, in generale, di una dinamica adulta, seppur legata ai bisogni di affetto e ai ricordi infantili. Ma nell’adulto è positivo solo ciò che si può scegliere, mentre è negativo tutto ciò da cui dipendiamo, a cui siamo in qualche modo siamo obbligati perché altrimenti stiamo male”. In questo ultimo caso anche dormire con il proprio animale domestico “è una forma di dipendenza che ci dice che siamo immaturi, non siamo autonomi né indipendenti”, conclude Di Giannatonio.