Farmaci: l’allarme, ‘sempre più poveri rinunciano a medicine non rimborsate’

 Se la spesa al supermercato oggi mette in crisi molte famiglie povere, i problemi si accentuano quando si tratta di acquistare un farmaco necessario ma non rimborsato in farmacia, come un antidolorifico o un antifebbrile a cui si è spesso costretti a rinunciare. “E’ una situazione che ci preoccupa molto, se consideriamo che gli ultimi dati indicano come disponibilità, da parte dei nuclei familiari disagiati, un budget per la spesa privata di 30 euro l’anno”, spiega all’Adnkronos Salute, Sergio Daniotti, presidente di Banco Farmaceutico, ente che si occupa proprio della raccolta dei medicinali per la distribuzione solidale. “Nelle ultime settimane stiamo vedendo che gli enti che assistono chi ha bisogno, le strutture a cui le persone si rivolgono quando non ce la fanno, ci stanno richiedendo tanti farmaci – antipiretici, antinfiammatori – molti di più rispetto allo stesso periodo pre-invernale degli anni precedenti”, un aumento stimabile del “20-30%”, aggiunge.

Si tratta di dati che andranno “valutati proseguendo l’osservazione sul lungo periodo. Nel nostro rapporto annuale dell’Osservatorio, a fine anno, avremo indicazioni più precise e analisi puntuali. Ma il trend è piuttosto chiaro”, sottolinea ricordando che a dicembre ci sarà la consueta Giornata di raccolta del farmaco, durante la quale si raccolgono oltre 15mila confezioni, in 250 farmacie, da donare agli enti che si occupano di persone in difficoltà. “Quest’anno siamo molto preoccupati perché a fronte di una maggiore necessità temiamo che ci sia anche meno disponibilità delle persone a donare, perché tutti hanno problemi. Per questo stiamo invitando più farmacisti ad aderire”.

A ciò si aggiunge il fatto che “ci sono alcune sostanze di largo consumo che mancano o sono mancate per problemi produttivi a livello internazionale, quindi le aziende non hanno eccedenze da donarci. Parliamo per esempio di paracetamolo, che ci viene richiesto tantissimo, ma non riusciamo a far fronte a tutte le domande. C’è anche tanta richiesta di ibuprofene, tanto utilizzato nel periodo del Covid, e abbiamo difficoltà a trovarlo. Abbiamo chiesto ad alcune aziende farmaceutiche donazioni di paracetamolo, ma purtroppo hanno ridotto le eccedenze per la grande richiesta di mercato. C’è anche qualcuno che ce lo produce appositamente, sono esempi di solidarietà importanti, begli esempi di volontà buona”, riferisce Daniotti.

La cosidetta povertà farmaceutica è legata al fatto che alcune classi di farmaci importanti, da banco e senza prescrizione medica, non sono rimborsati. “Chi ha bisogno di un antidolorifico, di un antipiretico – aggiunge il presidente del Banco farmaceutico – deve acquistarlo. Ma le possibilità di spesa nelle famiglie povere sono scarsissime. Questo vuol dire che molta prevenzione non si fa. Faccio un esempio: i poveri non fanno prevenzione odontoiatrica. E quando hanno dolore ai denti hanno necessità di antidolorifici che vanno però acquistati. Ci sono anche casi di mamme di famiglie povere, al cui figlio viene prescritto un antibiotico rimborsabile insieme ad un antipiretico non rimborsabile. Succede, e lo abbiamo visto, che questa mamma poi non va a ritirare nemmeno l’antibiotico rimborsato perché si vergogna di dire che non ha i soldi. E quindi, nella migliore delle eventualità, si rivolge a un ambulatorio solidale”.

Sono situazioni che “riguardano sia stranieri che italiani. Le condizioni sono tante e le persone che non hanno la residenza non hanno nemmeno la tessera sanitaria e il medico di famiglia. Abbiamo incontrato varie persone con famiglie disfatte per problemi economici e in cui uno dei due coniugi diventa senza fissa dimora perdendo così anche la possibilità di curarsi al di fuori dell’ospedale”, conclude Daniotti, convinto che in questa fase storica caratterizzata da tante emergenze “l’impatto sarà molto forte sul piano della rinuncia alle cure per molti, perché ancora tante famiglie non si sono rese conto di quanto sia aumentato tutto e per quelle che già faticano sarà ancora più difficile”.

(Adnkronos)