Una riflessione a 360 gradi su quanto sia accaduto nell’ultimo anno, in Italia, sul fronte delle vaccinazioni, anche alla luce dell’esperienza dell’epidemia da Covid-19. Sperimentazioni, modelli organizzativi, ma anche innovazioni tecnologiche che hanno consentito l’impiego di vaccini innovativi ed efficaci in tempi brevi. Se ne è discusso nel corso di “I vaccini ai tempi del Covid-19 e la sfida del futuro” l’incontro virtuale promosso sotto la direzione scientifica di Paolo Bonanni, professore ordinario di Igiene alla facoltà di Medicina e chirurgia dell’università di Firenze, realizzato con il contributo non condizionato di GSK.
“L’innovazione in ambito vaccinale è in corso da anni, si prevedeva che i tempi si sarebbero abbreviati di molto entro il 2020. Quello che è capitato per il Sars-Cov-2 è stato però sorprendente, dato che in soli 10 mesi dalla comparsa del virus si è stati in grado di averne a disposizione di efficaci”, ha affermato Rino Rappuoli, professore straordinario di Biologia molecolare all’Università di Siena, responsabile Ricerca e Sviluppo e Chief scientist di GSK Vaccines. Una risposta globale che sta arginando l’espandersi del virus, sebbene le varianti continuino a mettere sotto pressione la ricerca. “Accanto agli anticorpi monoclonali, che sono in uso negli ospedali, i vaccini in uso dimostrano efficacia anche contro le mutazioni del virus – ha proseguito Rappuoli -. Però credo sia indispensabile una terza vaccinazione almeno per le classi più a rischio la cui prima somministrazione risale a gennaio. A mio avviso, parlare di terza dose non è un’opzione, ma sarà necessaria.”
Il tema Covid-19 continua a giocare un ruolo dominante sul fronte delle politiche sanitarie e l’appello condiviso dagli esperti è di recuperare il calendario vaccinale raccomandato sia su fronte pediatrico sia su quello degli adulti. Una sollecitazione che intercetta anche i medici di medicina generale e gli specialisti, che talvolta possono avere bisogno di uno strumento agile per gestire al meglio il singolo paziente. Con questo obiettivo è stato realizzato dall’Università di Firenze trovailmiovaccino.it: un algoritmo che permette una veloce e precisa consultazione, sia da parte degli operatori sanitari sia dal singolo cittadino, per comprendere quali siano i vaccini raccomandati in base al proprio profilo.
“Molto spesso non è chiaro quale sia il proprio profilo di rischio e i vantaggi apportati dalla prevenzione vaccinale – ha spiegato Angela Bechini, professoressa associata di Igiene all’Università di Firenze –. Il sito che abbiamo ideato consente rapidamente, rispondendo a sette domande anonime, di avere il proprio profilo, scaricabile anche in un file che contiene la lista delle raccomandazioni basate sul Piano nazionale di prevenzione vaccinale. Il responso tiene conto delle patologie segnalate dal soggetto, della professione e dei fattori di rischio, compreso il dato se si sia conviventi di persone con patologie.”
Il sito, che ha debuttato in rete a fine luglio, è già stato consultato da più di 200 utenti: sono prevalentemente singoli cittadini e operatori sanitari impiegati nell’assistenza o nella scuola. “La facilità di consultazione è quindi utile per chiunque ma ne raccomandiamo l’utilizzo da parte dei medici di medicina generale e dagli specialisti per migliorare il counseling vaccinale verso l’assistito”, ha concluso Bechini.
Il confronto è proseguito sullo stato dell’arte della vaccinazione contro la meningite, con Chiara Azzari, professoressa ordinaria di Pediatria all’Università di Firenze, che ha sottolineato la necessità di incrementare la vaccinazione quadrivalente, a fronte anche dei dati emersi confrontando la politica sanitaria di Toscana e Veneto. In entrambe le regioni, infatti, per la meningite del gruppo B la copertura è efficace ma migliori risultati si sono avuti laddove – in Toscana – si è provveduto a una vaccinazione precoce, già al secondo mese di vita.
La consapevolezza dell’impatto negativo sulla qualità di vita causato dall’herpes zoster è stata sottolineata da Sandro Giuffrida, direttore U.O.C. Igiene e Sanità pubblica ASP di Reggio Calabria, che ha fatto il punto sulle evidenze emerse in relazione a un nuovo vaccino, introdotto da pochi mesi, che permette una migliore performance in termini di efficacia e di somministrazione, poiché consente di proteggere i pazienti immunocompromessi, esclusi dal vaccino in uso fino ad oggi. Anche il fatto che si possa somministrare con altri vaccini è un fattore positivo in termini di politiche sanitarie, come indicato già nelle raccomandazioni di Paesi come la Germania, gli Stati Uniti, e la Gran Bretagna.
Caterina Rizzo, epidemiologa all’Ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, ha quindi ricordato le raccomandazioni per la vaccinazione contro la Covid-19 nelle donne in gravidanza: “È dimostrata la sicurezza e l’efficacia per le madri e per i neonati, i primi dati dicono che il rischio di infezione si riduce. Se fatto durante la gestazione, il vaccino crea anticorpi contro il virus Sars-Cov-2 che passano al feto e proteggono il neonato dal contrarre la malattia. Si può effettuare anche durante l’allattamento, non ci sono controindicazioni particolari, se non alcuni fattori che spetta allo specialista valutare nel caso specifico”. La consapevolezza dell’importanza di vaccinarsi durante la gestazione è però ancora relativamente bassa, secondo Rizzo perché gli stessi operatori sanitari “lo propongono poco. È necessario che le istituzioni sanitarie, i medici, i farmacisti, ne spieghino i vantaggi e lo facciano in modo coerente, accurato e chiaro”.
Il webinar è stato anche occasione per i rappresentanti del board del Calendario per la vita di fare il punto su un anno molto complesso, che ha fatto emergere criticità nella tenuta del piano vaccinale per l’impatto dell’emergenza Covid. Il confronto tra le società scientifiche Siti, Sip, Fimp e Fimmg ha fatto emergere la necessità di potenziare la capacità comunicativa e di confronto sui dati raccolti e i modelli organizzativi, al fine di efficientare il sistema di prevenzione grazie a una maggiore sinergia.