Mancano operatori, Rsa trentina costretta a ridurre posti letto

(Adnkronos) – “AAA cercansi Operatori socio sanitari” (Oss). Suona così l’appello lanciato da una Rsa trentina, in alta Val di Non, finora sempre caduto nel nulla perché “non si trova personale disponibile”, racconta all’Adnkronos Salute Elisa Gelsomino, psicologa e vicedirettrice della Rsa ‘Stella montis’ di Borgo D’Anaunia, a 55 km da Trento e 20 da Cles. Tanto che “ci siamo ritrovati un mese fa ad aver paura di non riuscire a garantire il servizio, e abbiamo dovuto eliminare tutti i posti letto a pagamento”. Così, in attesa di ‘candidati’, la Rsa ha creato un corso di formazione intensivo per operatori ausiliari: “non è la stessa cosa di avere personale qualificato, ma speriamo poi in una ulteriore formazione”, riferisce. 

“E poi dicono che i sanitari fuggono dal pubblico e vengono ‘rubati’ dal privato”, ironizza Gelsomino, che al momento è vice facente funzioni di direttore della Rsa, una cooperativa sociale con 52 posti letto in convenzione con l’Azienda provinciale per i servizi sanitari (Apss) di Trento e 8 posti privati a pagamento. “Abbiamo cominciato ad avere problemi quando ci sono state le prime sospensioni di operatori no vax – racconta – e forse anche per la nostra posizione geografica, un po’ isolata. Ma finora, per 30 anni, avevamo sempre lavorato con personale del territorio, quindi con un turnover pari a zero e persone che andavano via solo per pensionamento. Da qualche anno invece, per una modifica sulle scuole per Oss, abbiamo cominciato ad avere le prime problematiche e poi, dopo questi due anni di pandemia, abbiamo avuto una serie di licenziamenti, spostamenti sul territorio e sulle diverse aziende pubbliche, e ora temiamo di non riuscire a garantire il servizio”. 

La struttura a regime conta 26 operatori Oss, quindi personale qualificato, ma è arrivata anche ad averne 30, ai quali si aggiungono 6-7 infermieri, “al momento però abbiamo solo 21 Oss, e uno scenario estivo preoccupante perché ci sarà da organizzare ferie e turni. Per questo abbiamo dovuto chiudere gli 8 posti a pagamento, perché, mancando il personale, non possiamo essere sotto parametro e si delineerebbe una carenza di servizio”.  

“Finora – rimarca Elisa Gelsomino – non abbiamo mai lavorato con operatori generici o ausiliari perché avevamo personale qualificato Oss. Ora però questo tipo di operatori non si trova, nonostante offriamo un contratto, quello della Provincia autonoma di Trento, che è un po’ superiore a quello nazionale delle cooperative, e solitamente diamo un tempo determinato per 6 mesi o un anno e se ci sono le condizioni lo trasformiamo in contratto indeterminato”. Ma a cosa è ascrivibile questa carenza? “A una serie di motivi – ribadisce la vicedirettrice -: oltre alle sospensioni per i non vaccinati, le modifiche ai corsi di formazione nelle Scuole Oss provinciali, anche al fatto che nessuno, evidentemente, vuole spostarsi sul territorio. Con la pandemia, inoltre, tutti quelli che sono stati ‘richiamati’ dal territorio, magari erano in graduatoria, hanno nel frattempo fatto il concorso e sono rimasti nell’azienda sanitaria”. 

“Per questo motivo – racconta – abbiamo pensato di creare un corso intensivo di formazione di una settimana per ausiliari, pagato da noi come cooperativa, sperando di trovare persone disponibili che possano diventano generici e poi nel tempo diamo loro una mano a formarsi come Oss. Ovviamente – sottolinea – parliamo sempre di personale generico, che quindi dovrà essere sempre in turno con un Oss, che certe mansioni non può farle ma almeno aiuta a coprire il servizio e a rispettare il parametro provinciale che ci viene richiesto. Al momento abbiamo avuto 23 domande di iscrizione, prenderemo 15 iscritti e poi di questi sicuramente ne assumeremo 5 per l’estate con l’idea di tenerne almeno 3 e la prospettiva di farli crescere”, conclude. 

(Adnkronos)