Il Covid ha influito sulla somministrazione delle vaccinazioni obbligatorie e raccomandate. Oltre alla chiusura dei centri vaccinali, soprattutto nei primi mesi di lockdown, a giocare un ruolo importante contro le vaccinazioni è stata la preoccupazione dei genitori che i figli potessero contrarre il virus durante gli appuntamenti e di riuscire a mantenere il distanziamento fisico durante le attese. “Ritardi sono stati registrati specialmente per le vaccinazioni oltre i 6 anni, anti-papilloma virus e anti meningite”, spiega Franco Pisetta, segretario regionale Fimp Veneto.
Riguardo quest’ultima vaccinazione, secondo gli ultimi dati dell’Istituto Superiore di sanità, nel 2019 sono stati segnalati 189 casi di malattia invasiva da meningococco; nel 2018 e 2017 ne sono stati segnalati 170 e 197 rispettivamente con una media di 0,31 casi ogni 100.000 abitanti. L’incidenza è risultata maggiore nei neonati con meno di 1 anno (2,97) e nei bambini di 1-4 anni (0,88). A livello mondiale secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, ogni anno si contano circa 500mila casi di meningite meningococcica, di cui circa 50mila letali. Inoltre, il 5-10% delle persone che contraggono l’infezione muore nonostante la malattia venga diagnosticata in tempo e si riceva un trattamento appropriato. E comunque anche con un trattamento adeguato circa 1 paziente su 10 è destinato a non superarla. mentre il 10-20% dei sopravvissuti può andare incontro ad amputazioni, danni cerebrali, perdita dell’udito, disturbi dell’apprendimento.
“Per questo motivo è fondamentale non abbassare la guardia – aggiunge l’esperto -. Perché riducendosi le coperture vaccinali aumentano i soggetti non protetti e quindi le possibilità di diffusione delle infezioni. Abbiamo assistito a un rallentamento delle somministrazioni previste dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale ed il rischio è che si possano presentare criticità per malattie estremamente gravi, come la meningite. È perciò necessario recuperare e incrementare l’esecuzione di tutte le vaccinazioni del calendario vaccinale, usufruendo di tutte le risorse disponibili, compresi i Pediatri di libera scelta, che possono vaccinare nei loro studi i propri assistiti, tra il resto con orari estremamente flessibili per facilitare l’accesso”.
Ma qual è oggi, dopo la pandemia, l’atteggiamento della popolazione nei confronti delle vaccinazioni non obbligatorie ma comunque raccomandate? “Non sembrano modificare il loro atteggiamento consueto di disponibilità – spiega Pisetta -. Si verifica talora un atteggiamento invece paradossale. Genitori che hanno fatto eseguire tutte le vaccinazioni ai loro figli, ed essi stessi vaccinati per Coronavirus, nutrono timore per la vaccinazione dei loro figli adolescenti per il Coronavirus. Evidentemente la disinformazione e la mala informazione sul vaccino anti Covid sta facendo breccia e bisogna impegnarsi in una capillare informazione scientificamente supportata e noi, come pediatri lo stiamo già facendo”.
Nel Veneto vi sono infine facilitazioni economiche per il costo del vaccino anche per i soggetti fuori calendario. “Potrebbe però essere incrementata l’adesione se anche i Pediatri di libera scelta fossero forniti dei vaccini anti-meningite da poter usufruire per tutti gli assistiti che possono essere vaccinati e ancora non lo sono”, conclude l’esperto.