L’ultima partecipazione al Festival di Sanremo risale al 2020 e lo ha visto trionfare con la sua canzone ‘Fai Rumore’. Nella settantaquattresima edizione Diodato partecipa alla kermesse canora con ‘Ti muovi’, un brano emozionante e coinvolgente che rappresenta l’essenza dell’artista e la direzione in cui vuole andare.
“Volevo fosse un festival speciale e, in qualche modo, lo è stato – spiega Antonio – perché, sin dalla prima prova, ho sento un affetto pazzesco ed è bello pensare che la musica mi stia regalando tutto questo, qualcosa di vero, che ha a che fare con l’emozione e con le motivazioni che mirano portato a scrivere le canzoni”.
Nel raccontare quanto sta accadendo in questi giorni, Diodato aggiunge: “Quando incontro qualsiasi persona, finisco in discorsi che hanno a che fare con l’umanità che ho sempre messo al centro della mio fare musica”.
La musica che, per l’artista, è sempre stata un’indagine “per scoprirmi, per capire come migliorarmi, come vivere una vita migliore. È stato importante l’incontro con la musica. Ho capito che la musica è un modo per incontrare gli altri. Le canzoni sono un luogo in cui bisogna essere in tanti. Le canzoni importanti sono popolate da tanta umanità; è quello che sta accadendo con questa canzone. Volevo ringraziare chi ha fatto sentire il suo abbraccio”.
Diodato ha appena concluso un album live, che uscirà a breve, e in autunno sarà impegnato in un tour teatrale: “In questi anni ho fatto centinaia di concerti in giro per l’Italia con un gruppo straordinario di musicisti. Anche ‘Amore che vieni’ è frutto di un lavoro che ho fatto con loro. È una comunità che ha capito dove voglio andare musicalmente. In questi anni i miei concerti sono corpo vivo, qualcosa che deve avere l’imprevedibile, deve mutare. Le canzoni sono cambiate tanto nel corso degli anni. Scendendo dal palco nell’ultima data dell’ultimo tour, ho pensato ‘sarebbe un peccato tutto si perdesse così’. Ho fatto così il processo inverso: di solito parto dallo scrivere, poi registrare in studio poi farlo live. Ho portato gli anni live alle Officine Meccaniche e abbiamo registrato canzoni, magari non le più note, per farle ascoltare”.
“È il mio primo vero tour, il teatro ti mette davanti al dover creare qualcosa di artisticamente importante. Spero di farlo”.
Diodato torna al Festival dopo il trionfo del 2020: “Sento che [questa mia partecipazione] rappresenta ciò che sono in questo momento della mia vita, rappresenta la direzione in cui voglio andare. È un brano che parla di rivelazione, che cresce. Parte da uno squilibrio emozionale che è movimento. Per fare un passo, devi perdere l’equilibrio e volevo provare a raccontare questo. Ero nella mia stanza, uno studio casalingo, Ho scritto quegli archi perché sentivo la necessità di raccontare l’abbandono totale e provare gioia nel sentire un’emozione. Quando riascoltavo, gesticolando in casa da solo, ho pensato che farlo su quel palco sarebbe bello. È chiaro che mi sono fatto la domanda ‘aspettative’, è chiaro che ce ne siano ma c’è la gioia di vivere quello che sono in questo momento. Non si impara mai a stare su quel palco ma vorrei scendere dicendo ‘me la sono goduta’. Vorrei andare via da qui pensando che che ho fatto tutto e mi sono goduto tutto”.
A proposito del pensiero per cui i cantautori non vengono premiati dai giovani, Diodato prosegue: “A mio avviso, e me lo auguro, nella musica alla fine resta ciò che c’è di vero, di bello. È normale che nel caos di un festival con trenta canzoni per far esibire trenta artisti puoi penalizzare qualcuno o dare un qualcosa in più a un altro. Non ti so dire se è il pubblico che non vuole premiare, secondo me bisognerà aspettare tempo per capire quali saranno le canzoni premiate davvero. A volte anche le canzoni che vincono le canzoni non se ricordano. Non starei molto a guardare la classifica. Sono stato a concerti di amici cantautori ed erano strapieni di giovani,. Magari alcuni non si mettono a votare, non stanno dietro a certe dinamiche. Credo sia sotto gli occhi di tutti che ci sono cantautori che fanno gli stadi”.
Diodato si è unito all’appello lanciato da Dargen D’Amico per un immediato cessate il fuoco: “Un festival dove ogni artista fa un discorso sulla guerra sarebbe una follia, lo sarebbe altrettanto non dire niente. Ho apprezzato Dargen e mi sono sentito libero di appoggiarlo. Quando si parla di umanità e di desiderio di maggiore umanità non ci sono partiti, confini che possano tenere. Il mondo ci sta abituando a scorrere sul telefono e vedere bambini morti e passare oltre. Il gesto di scorrere crea qualcosa dentro di te. Serve riuscire a creare un equilibrio, serve dire le cose: il silenzio è colpevole”.
“La musica deve essere sentire qualcosa di vero, raccontare emozioni. Spero che questa canzone diventi parte della vita di tante persone, ora o successivamente. Mi è successo di ascoltare per anni canzoni e dire ‘ok’ poi entrare in macchina, sentire la stessa canzone, dire ‘sta suonando per me’ e stupirmi. Una delle ultime volte mi è capitato con un artista che conosco, di cui ho il numero di telefono, e glielo ho scritto. Spero dunque che possa succedere”.
E sulla questione Geolier aggiunge: “Non lo vedo come antimeridionalismo. Se la gara era tra Angelina e Geolier, non credo centri proprio niente. Succede spesso che il pubblico percepisca delle cose in maniera forte e magari, ma è brutto sempre sentire dei fischi. Si può dire in maniera più elegante”.
Nella serata dedicata alle cover, Diodato si è esibito insieme a Jack Savoretti sulle note del brano “Amore che vieni, amore che vai” di Fabrizio De André.