’50 special’, il successo dei Lunapop, che compie 25 anni. Era il 27 maggio 1999, a un passo dal nuovo millennio, l’Italia si sveglia ancora senza lo smartphone appoggiato sul comodino del letto. Internet si sta diffondendo lentamente nelle nostre case ma Facebook è soltanto un gioco di ruolo tra gli universitari di Harvard. I social network sono lontani a venire. Le persone osservano il mondo dalla finestra di casa o leggendo libri, magazine e giornali. Siamo nel momento perfetto, in bilico sulla fune, a cavallo fra due epoche. L’euro, nato il primo di gennaio di quell’anno, non ha ancora mandato in pensione la lira mentre Michael Jordan gioca la sua ultima partita di basket. Leonardo Di Caprio è diventato da poco una star planetaria quando Valentino Rossi sta per vincere il suo secondo titolo di campione del mondo nella classe 250.
Roberto Benigni dice al mondo intero che ‘La vita è bella’ e un po’ sembra vero perché anche dal punto di vista politico si guarda al futuro. Il governo di Israele e l’Organizzazione per la liberazione della Palestina hanno firmato storici accordi e negoziati di pace. Ed è proprio in quei giorni che, nei negozi di dischi che sono ancora il punto di ritrovo di milioni di giovani del pianeta, esce una nuova canzone di una band di cinque scalmanati ragazzi emiliani che farà da colonna sonora all’estate italiana di un’intera generazione. Il suo titolo è ’50 Special’ e la canta un giovanissimo studente del liceo scientifico Albert Sabin di Bologna. Parla dei colli bolognesi, di una vespa che ti toglie i problemi.
“Ho sempre pensato che il segreto della canzone si nascondesse nelle prime quattro parole. Nell’assenza dell’articolo a introdurle. ‘Vespe truccate/anni sessanta’. Erano i versi di una nuova generazione che andava dritta al punto, in volo fin dalla prima battuta, come accendere la telecamera in una scena già in movimento, una porta che si apre sulla pista piena di una festa. Per questo il pubblico ai concerti non la canta, la grida, facendo rimbalzare in bocca quelle parole che hanno il profumo del rock’n’roll della fine degli anni 50, la musica da cui proviene tutto. Jerry Lee Lewis era il mio idolo da ragazzino e ‘Great Balls of fire’ è stata la prima canzone che ho adorato”, racconta Cesare Cremonini.
Quel giorno, dal volto spregiudicato di cinque adolescenti, nacque un fenomeno musicale che ruppe le regole della discografia italiana e spalancò le porte ad una carriera musicale di un artista che, lettore attento dei sentimenti umani, per anni scriverà canzoni senza tempo, attraversando le generazioni, sempre sfidando sé stesso. ’50 Special’ esce in radio il 22 maggio 1999, ma nessuno nel mondo della musica sa il perché e da dove venga. Nessuna major discografica alle spalle. È infatti la Universo, una piccola etichetta indipendente di Roma, a pubblicare il disco che suona brit-pop ma non ha le chitarre distorte.
Il brano, che ha segnato l’inizio della carriera di Cremonini, continua ad essere celebrato non solo dai fan. “La ascoltai alla radio e venni travolto subito dalla perfezione pop di quello che stava uscendo dalle casse della macchina. Una gioiosa invidia invase il mio animo, perché quella era la canzone che avrei voluto fare io”, racconta Jovanotti che aggiunge: “Freschezza, immagini precise, novità, e quel velo di nostalgia che hanno le grandi canzoni allegre che restano per sempre. È tutto semplicemente perfetto in quella canzone, una miracolo pop, evento rarissimo, 50 special è un capolavoro che non ha bisogno del tempo per diventare un classico perché era un classico già al primo ascolto. Un piccolo big bang che ha generato l’universo Cesare Cremonini, che da quel momento non ha mai più smesso di espandersi in ogni direzione”.
“A volte succede, e quando succede c’è sempre da far festa”, dice il giornalista Gino Castaldo che aggiunge: “‘5o special’ semplicemente non la videro arrivare, la discografia se ne accorse quando era troppo tardi, fu lei, la canzone, a comandare, a rendersi necessaria, erano cinque bambini rock’n’roll che ebbero in mano per un istante l’energia del tempo”. “Estate ‘99. Bei tempi. Potevo ancora permettermi di passare l’estate a Riccione col pretesto di fare la radio”, ricorda Linus che racconta: “Qualche mese prima avevo presentato a San Marino un festival per esordienti, e avevano vinto 5 adolescenti bolognesi in odore di maturità. Quando il loro ufficio stampa mi scrive che invece che studiare avevano inciso un singolo la mia parte paterna si intenerisce e li invita in studio. Loro si precipitano come farebbero 5 volpi con un pollaio e il resto è storia”.