“L’uomo più perseguitato del mondo, con 86 processi e più di 4000 udienze”. Silvio Berlusconi ha segnato per mezzo secolo – prima da imprenditore, poi da politico – la storia d’Italia. Contro le “toghe rosse” si è scagliato più volte sebbene dalle aule di giudiziaria sia uscito spesso vincitore. All Iberian (finanziamenti illeciti), il processo sui diritti tv Mediaset (frode fiscale), il caso Ruby (prostituzione minorile e concussione) sono alcune tappe di un percorso giudiziario costellato da più prescrizioni e una sola condanna definitiva (Mediaset).
Negli atti giudiziari il suo nome compare per la prima volta nel 1983 quando la Guardia di finanza segnala un suo presunto coinvolgimento in un traffico di droga, l’inchiesta viene poi archiviata. La prima condanna, invece, è del 1990: la corte d’appello di Venezia lo dichiara colpevole di aver giurato il falso a proposito della sua iscrizione alla lista P2. Reato considerato estinto per l’amnistia del 1989. La ‘discesa in campo’ in politica, è il 26 gennaio del 1994, segna anche la sua stagione da protagonista nelle cronache giudiziarie. Il 22 novembre 1994 l’allora presidente del Consiglio, mentre presiede a Napoli una conferenza internazionale sulla criminalità organizzata, riceve un invito a comparire da parte della procura di Milano per un’inchiesta su presunte tangenti pagate alla Guardia di finanza. Un terremoto personale e politico. Le tangenti, secondo l’accusa, servivano per chiudere un occhio durante le verifiche alle società Mondadori, Mediolanum, Videotime, Telepiù. In primo grado viene condannato a 2 anni e 9 mesi, sentenza ribaltata in appello (dove scatta la prescrizione) e in Cassazione che riconosce l’assoluzione.
Il 12 luglio 1996, invece, Berlusconi, insieme all’ex segretario del Psi Bettino Craxi e altre dieci persone viene rinviato a giudizio per l’inchiesta sul presunto finanziamento illecito della Fininvest, attraverso la società All Iberian, al Partito socialista nel 1991. Anche qui la condanna in primo grado (2 anni e 4 mesi), non sopravvive ai giudici d’appello che dichiarano la prescrizione. Processo su cui aleggia l’ombra dell’avvocato inglese David Mills, che sarebbe stato corrotto per testimoniare il falso. Berlusconi è accusato di corruzione in atti giudiziari per aver pagato con 600mila dollari la falsa testimonianza, ma il presunto corruttore viene prosciolto per prescrizione, grazie anche alla legge ex Cirielli.
C’è anche una lunga parentesi capitolina per la presunta corruzione dei giudici romani in relazione al Lodo Mondadori e al caso Sme. Sono i processi che hanno protagonisti Stefania Ariosto e Cesare Previti. La tesi dei pm è che Berlusconi abbia pagato i giudici per ottenere una decisione favorevole a Fininvest nell’impugnazione del Lodo Mondadori, con cui la casa editrice passa in mano alla Cir di Carlo De Benedetti che, dopo una guerra lunga vent’anni, ne esce vincitore. Archiviato il procedimento per il reato di corruzione pluriaggravata, Berlusconi viene processato per quella semplice e grazie alle attenuanti generiche viene prosciolto per prescrizione già in primo grado, sebbene per i giudici della Cassazione c’è “la piena consapevolezza che la sentenza fosse stata oggetto di mercimonio”. È il primo incontro tra Berlusconi e la ‘nemica’ Ilda Boccassini.
Non manca una parentesi ‘sportiva’ nel curriculum giudiziario del Cav per il presunto versamento in nero di una decina di miliardi di vecchie lire dalle casse del Milan a quelle del Torino per l’acquisto del calciatore Gianluigi Lentini. Il dibattimento si chiude con la dichiarazione che il reato è prescritto, grazie alla legge che abolisce il falso in bilancio. Per chi si definisce un “perseguitato” dalla magistratura i fronti spaziano dal versante politico (l’accusa è di aver corrotto il senatore Sergio De Gregorio perché passasse tra le fila della Casa delle Libertà), agli interessi finanziari (Bnl-Unipol, l’ipotesi di aver rivelato informazioni coperte da segreto) fino al versante estero con il processo Telecinco, violazione della legge Antitrust e frode fiscale (assolto in Spagna) e la contesa con Vivendi che arriva fino a Strasburgo.
Una vita sul banco degli imputati – con il verdetto spesso affidato a giudici donne – che lo porta anche a definizioni graffianti: ”Per fare quel lavoro devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichiche. Se fanno quel lavoro è perché sono antropologicamente diversi dal resto della razza umana”. Giudici “matti”, toghe “politicizzate”, il conflitto tra magistrati e Berlusconi non si è mai sedato. Storica, ma per nulla risolutiva, la stretta di mano tra il Cav e Ilda Bocassini che con l’inchiesta sul ‘bunga bunga’ mette alla sbarra l’allora presidente del Consiglio. L’indagine su Ruby è un processo boccaccesco che si chiude in primo grado con una condanna a 7 anni per il reato di concussione. “E’ stata emessa una sentenza incredibile, di una violenza mai vista né sentita prima, per cercare di eliminarmi dalla vita politica di questo Paese” il suo commento a caldo. Resta celebre la ‘marcia’ sul tribunale fatta il 11 marzo 2013 dagli esponenti del Pdl a suo sostegno, con tanto di foto sulla famosa scalinata.
Nell’appello del processo Ruby viene assolto dal reato di concussione “perché il fatto non sussiste” e dal reato di prostituzione minorile “perché il fatto non costituisce reato”. Enrico Tranfa, il presidente della corte, si dimette subito dopo aver firmato le motivazioni della sentenza, in dissenso con la sentenza presa a maggioranza, quando gli mancano 15 mesi dalla pensione. La Cassazione conferma poi l’assoluzione. Se dal punto di vista mediatico il caso Ruby è il dibattimento più seguito, è un altro quello che pesa sulla carriera politica di Berlusconi. I pm milanesi Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro chiedono la condanna a 3 anni e 8 mesi per il Cav, imputato di frode fiscale nel processo sulle presunte irregolarità nella compravendita dei diritti tv da parte di Mediaset. Il 26 ottobre 2012 l’ex premier viene condannato a 4 anni di carcere. “È una condanna politica, incredibile e intollerabile” sentenzia dell’imputato.
L’1 agosto 2013 la Cassazione conferma la condanna a quattro anni di reclusione, tre dei quali cancellati dal condono. Il resto della pena la espia in affidamento ai servizi sociali, assistendo gli anziani all’istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone. Il sì del Tribunale di Sorveglianza, su istanza dei difensori Franco Coppi e Niccolò Ghedini, riconosce che Berlusconi ha ‘risarcito’ il danno e che il condannato ha dato “prove effettive e costanti di buona condotta”. E’ l’11 maggio 2018 quando arriva la sentenza che lo riabilita, cancellando l’incandidabilità imposta dalla legge Severino.
Un ‘reintegro’ che non lo tiene lontano dai guai con la giustizia. E’ ancora in corso a Bari il processo sul caso escort, più delicata l’inchiesta della procura di Firenze che lo vede indagato per concorso nelle stragi del 1993, mentre dopo l’assoluzione “perché il fatto non sussiste” del tribunale di Milano sul cosiddetto ‘Ruby ter’ (17 febbraio 2023) la procura studia il ricorso. Un’ultima vittoria, raggiunta con caparbietà dal difensore Federico Cecconi, arrivata, a dire di Berlusconi, “dopo oltre 11 anni di sofferenze, di fango e di danni politici incalcolabili”.