Guardrail sotto esame per l’incidente avvenuto a Mestre, dove un pullman è precipitato da un cavalcavia. L’assessore alla Mobilità del Comune di Venezia Renato Boraso, interpellato dall’Adnkronos, torna a difendersi da chi punta il dito sulle barriere di protezione che corrono lungo la rampa da cui martedì è precipitato il pullman causando la morte di 21 persone, venti turisti più l’autista.
“E’ un progetto nato così, la città di Venezia ha ereditato il cavalcavia dalla Stato, qualcuno potrebbe andare al ministero a chiedere come mai questo progetto è fatto così. Abbiamo sempre cambiato i pezzi ammalorati lungo il guardrail. Mi chiedo anche se sia pensabile che sia la città a dover riparare i piloni fatti dallo Stato settanta anni fa”, ha affermato Boraso.
Quella ‘mancanza’ “di un metro e cinquanta è un punto di passaggio, un varco di accesso per motivi di sicurezza, per la manutenzione” sostiene con forza l’assessore che siede ininterrottamente in consiglio comunale dal 1997. Un varco che ‘ritorna’ anche qualche metro dopo l’impatto, mentre la strada che il pullman si è lasciato alle spalle è in via di rifacimento, lavori da 6,5 milioni di euro assegnati con un bando pubblico.
“Il tema è perché dopo decine di metri che il bus striscia lungo il guardrail, e basta andare sul posto per vedere i segni (sull’acciaio e sul ferro, ndr), non c’è una frenata e una controsterzata? Capisco lo sport nazionale di accusare, ma possiamo sapere la verità? Possiamo sapere perché se un bus striscia per decine un guardrail non ci sia segno di frenata e controsterzata?”, sottolinea l’assessore.
“Anche io voglio la verità, ma lasciamo fare indagini alla procura e smettiamola di lanciarci in valutazioni che sono pesanti per chi lavora al servizio della città. Finiamola perché in Comune si lavora con serietà”, aggiunge Boraso, pronto a difendere se stesso e i tecnici del Comune da chi punta il dito contro l’interruzione presente nella barriera del guardrail del cavalcavia.
“Mi viene da sorridere a pensare che un mezzo da 13,5 tonnellate lanciato a circa 60 chilometri orari si possa incastrare in un metro e mezzo di varco, dopo che per decine di metri ha strisciato lungo il guardrail senza mai toccare il freno e controsterzare”, osserva l’assessore, convinto che proprio l’assenza di segni di frenata sull’asfalto sia “il punto. Se sia stato un malore o un guasto tecnico – dice – lo dimostreranno i tecnici della procura, che sta lavorando seriamente per arrivare alla verità”.
Al momento gli inquirenti non avrebbero acquisito nessun documento dal Comune di Venezia, ma – assicura Boraso – “i nostri uffici sono a disposizione della procura per qualsiasi informazione sulle verifiche e sulle analisi del cavalcavia che facciamo dal 2016”. Questo perché, al di là delle norme sulla sicurezza stradale “noi abbiamo una coscienza e dobbiamo dormire con serenità nell’interesse dei nostri cittadini e io lavoro per garantire la loro sicurezza”. Per questo l’assessore, che siede in Consiglio comunale dal 1997, si dice “sereno”, ma – aggiunge – “non sono sciocco e con i miei legali sono pronto a tutelarmi contro le diffamazioni”.