(Adnkronos) – Partigiano, avvocato e politico, con il Pci e poi con i Ds. E’ morto a Milano
Carlo Smuraglia, presidente emerito dell’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani d’Italia, dopo esserne stato presidente dal 2011 al 2017. Nato ad Ancona nel 1923, avrebbe compiuto 99 anni il prossimo agosto. Studente universitario in giurisprudenza a Pisa, nel 1944 si unisce alla Resistenza contro il nazifascismo e si arruola come volontario nel gruppo di combattimento ‘Cremona’ alle dipendenze operative dell’Ottava Armata britannica, con cui prosegue la guerra sul fronte adriatico fino a Venezia fino alla fine della guerra.
Dopo il conflitto diventa avvocato e professore di Diritto del lavoro, che insegna nelle università di Milano e Pavia. È consigliere regionale in Lombardia dal 1970 al 1985, eletto nella fila del Pci, e presidente del Consiglio regionale lombardo fra il 1978 e il 1980. Sempre nel 1980 è insignito del titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Componente del Csm fra il 1986 e il 1990, viene eletto in Senato per tre legislature e per sette anni è presidente della commissione Lavoro. Dal 2011 al 2017 è presidente dell’Anpi e al termine del mandato è eletto presidente onorario per acclamazione.
Ancora lo scorso marzo interviene nelle polemiche scatenate dalle dichiarazioni del presidente dell’Associazione partigiani, Gianfranco Pagliarulo, contro la fornitura di armi alla resistenza ucraina. “Un popolo che resiste contro l’invasore va aiutato, anche con le armi”, dice Smuraglia, secondo cui il governo ha fatto bene ad aiutare la resistenza ucraina, “ma questo aiuto deve avere un limite preciso: non deve comportare l’entrata in guerra dell’Italia. Un confine invalicabile”.