E’ morto Berlusconi, il trentennio azzurro dalla discesa in campo

 “L’Italia è il Paese che amo, qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti…”. E’ il 26 gennaio del ’94 quando Silvio Berlusconi -scomparso oggi al San Raffaele di Milano- annuncia la sua ‘discesa in campo’ con un video di 9 minuti, pre-registrato ad Arcore, e inviato in cassetta a tutte le tv nazionali e private. Il messaggio, che viene trasmesso integralmente da Retequattro e Italia 1, in un’ampia sintesi da Canale 5, in forma stringata dai tg della Rai, sancisce l’inizio della lunga storia politica di un imprenditore di successo, nato a Milano il 29 settembre del ’36, primo di tre figli (la sorella Maria Antonietta è scomparsa nel 2009, Paolo il minore).

Molto legato alla famiglia (il padre Luigi era direttore generale della Banca Rasini), in particolare alla madre Rosa Bossi (casalinga dopo una breve esperienza da segretaria alla Pirelli), che gli è stata sempre vicina negli anni dell’impegno in politica (”Era una gran donna, per lei ero troppo buono”), compie i primi passi nell’edilizia, poi allarga i suoi interessi: la tv commerciale, Fininvest , Mediaset, Mondadori, le assicurazioni, la grande distribuzione. E il Milan, forse la passione più grande. Il Cavaliere, come lo aveva soprannominato Gianni Brera per l’onorificenza conferitagli nel 1977 dal Presidente della Repubblica, Giovanni Leone, e cui ha rinunciato nel 2014, fonda Forza Italia, puntando all’elettorato moderato in cerca di identità nel pieno della bufera di Mani Pulite.

Per il suo primo discorso da leader azzurro (il 6 febbraio del 1994) sceglie il Palafiera di Roma, dove presenta il programma di governo in tre punti: meno disoccupazione, più tolleranza, riduzione delle tasse. Il Berlusconi politico presiede 4 governi per un totale di 3340 giorni, il primo dura appena otto mesi (dall’11 maggio del ’94 al 17 gennaio ’95), l’ultimo tre anni, dal 7 maggio 2008 al 16 novembre 2011, anno in cui cede il testimone di palazzo Chigi al ‘tecnico’ Mario Monti e inizia la parabola discendente del cosiddetto ventennio azzurro, culminata con la ‘decadenza’ da senatore dell’ex premier, il 27 novembre 2013 per effetto della legge Severino dopo la condanna in via definitiva a quattro anni per frode fiscale.

Come il gatto dalle sette vite, dopo 5 anni di una nuova ‘traversata nel deserto’, come quella tra il 1996 e il 2001, il presidente forzista torna nell’agone ma alle politiche del marzo 2018 c’è il sorpasso storico della Lega su Fi e come alleato di Matteo Salvini è costretto, per spirito di realpolitik, a dare il via libera al governo gialloverde, il primo della storia repubblicana che vede insieme nella stanza dei bottoni i Cinquestelle e il Carroccio. Nonostante vari problemi di salute legati all’età (82 anni) e le perplessità della famiglia, Berlusconi annuncia la ‘ridiscesa in campo’ candidandosi alle europee del 2019 come capolista.

Sul fronte delle alleanze, nel ’94 Berlusconi crea il Polo delle libertà, ‘sdoganando’ la destra: qualche mese prima, infatti (il 23 novembre 1993), all’inaugurazione dell’Euromercato di Casalecchio di sua proprietà, alle porte di Bologna, a sorpresa, assicura che avrebbe votato Gianfranco Fini, allora presidente di An, per la corsa al Campidoglio contro il candidato sindaco della sinistra, Francesco Rutelli. Alla guida della coalizione formata da Fi, An, la Lega di Umberto Bossi e il Ccd di Pier Ferdinando Casini e Clemente Mastella, Berlusconi vince per la prima volta le politiche il 27 marzo del ’94 con 42,9% dei voti e diventa presidente del Consiglio. Ma si dimette otto mesi dopo, quando il Carroccio gli ritira la fiducia.

Il 22 novembre, aveva ricevuto a Napoli, mentre presiedeva la conferenza Onu sulla criminalità organizzata, un avviso di garanzia dalla Procura di Milano (per ordine del pool di Mani Pulite guidato da Antonio Di Pietro) per il presunto pagamento di tangenti alla Guardia di Finanza. Si tratta del primo capitolo di una lunga vicenda giudiziaria che condizionerà la vita politica. Fino al 2013, quando una condanna definitiva, quella per il caso Mediaset sulla frode fiscale, lo costringe a uscire dal Parlamento (viene dichiarato ‘decaduto’ da senatore per effetto della legge Severino).

Berlusconi torna al governo nel 2001 con la Casa delle libertà dopo una campagna elettorale segnata dalla firma del ‘contratto con gli italiani’ nello studio di ‘Porta a Porta’ di Bruno Vespa (l’8 maggio) e dai manifesti 6×3 con gli slogan ‘Meno tasse per tutti’ e ‘Un presidente operaio per cambiare l’Italia’, dove viene ritratto sorridente in maglioncino blu e sullo sfondo la bandiera forzista. Il 13 maggio la Cdl vince con il 45,4% alla Camera e il 42,5 al Senato, conquistando 368 seggi a Montecitorio e 177 a palazzo Madama. Fi è il primo partito italiano con il 29,4% dei consensi. Il 18 aprile del 2002 viene emesso il cosiddetto editto bulgaro che colpisce Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi, accusati dal Cav di fare un ‘uso criminoso’ della tv pubblica: nel giro di pochi giorni verranno tutti e tre rimossi dalla Rai. Il 1 luglio inizia il semestre italiano nella Ue: al suo esordio Berlusconi al Parlamento europeo dà del ‘kapò’ al capogruppo dei socialdemocratici, il tedesco Martin Schultz: la gaffe diventa un caso internazionale.

Il 31 dicembre del 2004 l’uomo di Arcore passeggia tra le bancarelle di piazza Navona addobbate per l’Epifania e viene colpito lievemente alla nuca con un cavalletto della macchina fotografica da un muratore mantovano di 28 anni in gita nella Capitale con due amiche, Roberto Dal Bosco. In questi anni Berlusconi inaugura la ‘politica estera della pacca sulla spalla’, che suscita tante polemiche, e batte il record di longevità appartenuto a Bettino Craxi restando in carica quasi 4 anni, con 1.412 giorni. Nel 2006 arriva la sconfitta di misura contro l’Unione di Romano Prodi, nonostante la promessa elettorale di abolire l’Ici sulla prima casa. Un anno dopo, il 18 novembre, in piazza San Babila, a Milano, il Cav annuncia la nascita di un nuovo partito, il Pdl, dal predellino della sua Mercedes. E’ appunto la cosiddetta svolta del predellino, che prelude al ritorno nella stanza dei bottoni, alla guida di un partito che nasce dalla fusione di Fi e An.

L’esecutivo del ‘Professore’ di Bologna, infatti, resta in carica solo due anni: nel gennaio 2008 cade tra le polemiche e anni dopo ne scaturirà un inchiesta giudiziaria a Napoli salita agli onori delle cronache come la cosiddetta ‘compravendita dei senatori’. L”Operazione Libertà’, secondo le carte, ovvero la campagna di reclutamento di parlamentari tra le file del centrosinistra.

Ritrovata l’intesa con Fini, Berlusconi vince le politiche del maggio 2008 su Walter Veltroni, con una larghissima maggioranza. Con il congresso del 29 marzo 2009, a Roma, viene poi ufficializzato il Pdl. Nonostante le premesse per una legislatura costituente il dialogo con l’opposizione naufraga ben presto sulla giustizia.

Il Cavaliere affronta l’emergenza rifiuti a Napoli, si occupa della ricostruzione in Abruzzo dopo il terremoto dell’aprile 2009, ma soprattutto deve tener testa a una grave crisi economica e agli attacchi della stampa dovuti agli scandali per le vicende personali. A cominciare dal caso della 18enne Noemi Letizia, che lo chiamava ‘Papi’. La partecipazione al compleanno della ragazza a Casoria porta alla rottura del matrimonio con la seconda moglie Veronica Lario, che chiede il divorzio dopo pubbliche accuse con una ‘lettera aperta’ (‘Non posso stare con un uomo che frequenta le minorenni, chiudo il sipario sulla mia vita coniugale’). Solo un anticipo del cosiddetto ‘Bunga bunga’ legato alla vicenda Ruby, che scoppierà nel gennaio 2011. Sul fronte politico, si rafforza l’asse con la Lega di Bossi ma si incrina il rapporto con Fini che, da presidente della Camera, prende sempre più le distanze sulla gestione del partito.

Il 13 dicembre del 2009 è il giorno dell’attentato in piazza Duomo a Milano, quando Massimo Tartaglia lancia sul viso del Cav una miniatura della cattedrale meneghina, procurandogli la rottura del setto nasale e la frattura di due denti. Berlusconi reagisce con la solita determinazione e vince le regionali del marzo 2010. Ma si consuma la rottura definitiva con Fini. Il 22 aprile all’Auditorium della Conciliazione di Roma va in scena il famoso ‘Che fai mi cacci?’. E’ la fine dell’alleanza, sancita il 29 luglio da un voto dell’assemblea del Pdl. Il giorno dopo Fini lancia Futuro e libertà. Il 29 settembre il Cav si presenta alla Camera per chiedere la fiducia che ottiene con un margine ridotto. Nonostante la maggioranza risicata il governo dura quasi un altro anno. Sono mesi difficili. Divampa il caso Ruby, la Procura di Milano lo accusa di concussione e induzione alla prostituzione minorile. Il caso viene discusso in Parlamento. Ma a far cadere l’esecutivo non saranno le inchieste giudiziarie e la forte sconfitta alle amministrative con la perdita di Napoli e Milano: ci penserà la crisi economica.

Nell’estate del 2011 la pressione delle istituzioni e la speculazione finanziaria che porta lo spread a livelli record non danno scampo all’Italia che dovrà varare una manovra lacrime e sangue da oltre 50 mld. E’ gelo con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, Berlusconi ha le ore contate. Il 12 novembre del 2011 sale al Colle per dimettersi. Gli subentra il ‘tecnico’ Mario Monti. Il Cav non demorde: dopo aver appoggiato il governo di larghe intese di Monti si presenta ancora alle elezioni del febbraio 2013. Il risultato elettorale porta a un nuovo governo di unità nazionale guidato da Enrico Letta, in un primo momento sostenuto da Forza Italia. La coalizione di Pierluigi Bersani, infatti, si impone alla Camera, come previsto, ma per solo mezzo punto percentuale: 29,53% contro il 29,13% dell’alleanza guidata da Pdl e Lega. Al Senato, il centrosinistra non ha la maggioranza. Bersani non riesce a formare un governo e il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, rieletto, dà vita a un esecutivo delle larghe intese dove l’uomo di Arcore resta determinante.

Ma il 2013 è un anno nero per Berlusconi. Ad agosto la Cassazione conferma la condanna per frode fiscale nel processo Mediaset sui diritti tv: la pena è 4 anni di reclusione che si riducono a uno per effetto dell’indulto e l’interdizione dai pubblici uffici per due anni. Il 18 settembre 2013, anche all’indomani della sentenza di condanna ad un risarcimento di quasi 500 milioni di euro a De Benedetti per il lodo Mondadori, Berlusconi annuncia il suo ritorno in campo con la ‘rinascita’ di Forza Italia. Ma a novembre, dopo una scissione interna al partito che decreta l’addio del delfino Angelino Alfano, il Senato vota per la decadenza di Berlusconi. Nel 2014 arriva la conferma dell’interdizione dai pubblici uffici e l’autosospensione da Cavaliere del lavoro, prima della decisione dei giudici sull’affidamento in prova ai servizi sociali per un anno in una casa di riposo per anziani, a Cesano Boscone.

A 20 anni dalla discesa in campo, il Cav si trova a leccarsi le ferite. Ma non molla. E, grazie a Denis Verdini, riesce a rimanere in partita, firmando nel gennaio 2014 con il nuovo leader del Pd e premier Matteo Renzi il Patto del Nazareno. Formalmente un’intesa per sostenere le riforme e approvare la nuova legge elettorale votata in un primo momento con i voti determinanti di Fi. Con il passare del tempo, però, emergono rivelazioni su un accordo a tutto campo, comprensivo anche dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica e del nodo giustizia. E proprio sulla scelta del nuovo inquilino del Colle che l’intesa va a monte. Nel febbraio 2015 la maggioranza guidata da Renzi appoggia l’elezione di Sergio Mattarella al Quirinale, ma per Fi, rimasta fuori dalla partita, è la fine dell’ ‘alleanza sulle riforme’.

Dopo la scissione degli alfaniani e quella di Raffaele Fitto che da’ vita ai Conservatori e riformisti, Fi subisce anche la fuoriuscita di Verdini che fonda Ala, garantendo l’appoggio alla maggioranza renziana su riforme e non solo. Il centrodestra, intanto, si sfalda e si arriva alle amministrative di giugno 2016 con una coalizione unita solo a Milano attorno al manager Stefano Parisi e divisa a Roma in due (Fi a sostegno di Alfio Marchini contro la presidente di Fdi, Giorgia Meloni, appoggiata dal Carroccio di Matteo Salvini). Con le comunali Berlusconi torna al voto dopo la decadenza: al primo turno Fi a livello nazionale tiene e va al ballottaggio in due città chiave come Napoli e Milano. Ma il secondo turno è fatale. A palazzo San Giacomo, come previsto, viene confermato con una maggioranza schiacciante Luigi De Magistris, mentre a palazzo Marino, Giuseppe Sala, candidato del centrosinistra ed ex commissario dell’Expo vince di misura (51,7 % a 48,3%) sull’ex direttore generale di Confindustria, Stefano Parisi, sostenuto da Fi-Fdi-Lega e Ndc.

La svolta dentro il partito azzurro arriva nell’estate del 2016 ed è legata allo stato di salute del Cav, costretto al ricovero al San Raffaele di Milano dove il 14 giugno viene sottoposto a un delicato intervento chirurgico a cuore aperto. La sostituzione della valvola aortica tiene in ansia tutti, l’ex premier ha bisogno di una lunga riabilitazione, che farà ad Arcore (tranne una ventina di giorni nella sua amata Sardegna). Il 30 settembre Berlusconi vola a sorpresa negli Usa per controlli medici. Probabilmente dovuto agli scompensi pressori e alla fogosi che gli creano problemi durante la convalescenza, come scritto nell’istanza di legittimo impedimento presentata dai suoi legali alla Procura di Milano per rinviare la prima udienza del processo Ruby-ter (rinvio poi accordato al 15 dicembre).

Mentre atterra sul suolo americano, come precisato da una nota di Fi, il Cav ha un ”lieve malore” e viene ricoverato al Columbia Presbyterian di New York, dove verrà dimesso dopo 48 ore. Il presidente di Fi resterà negli States quasi due settimane. La trasferta subito assume i contorni di un giallo. E’ negli Usa per motivi di salute o per affari? Forse, per entrambi le ragioni. Di certo, era previsto nella Grande Mela un check up dopo l’intervento al cuore al San Raffaele. Un controllo a 360 gradi, voluto dalla famiglia, da parte di quell’equipe di medici che avevano già operato l’ex premier a Cleveland nel dicembre del 2006. Prima di volare negli States Berlusconi aveva annunciato il suo ‘ritorno in campo’ con un impegno in prima persona per la battaglia referendaria del ‘no’ alla riforma Renzi e la convocazione per metà novembre di una Conferenza programmatica nazionale per il rilancio di Fi.

L’annuncio era arrivato durante l’Ufficio di presidenza azzurro a Villa San Martino del 22 settembre 2016, la prima riunione con i vertici forzisti dopo l’operazione. Alla vigilia degli 80 anni, il 28 dello stesso mese, il Cav incontra nella sua residenza milanese di via Rovani Matteo Salvini e Giorgia Meloni: i tre leader firmano un accordo in 7 punti per dire ‘no’ con forza al ddl Boschi e rilanciare il centrodestra con un programma comune. Gli ultimi anni, dunque, sono forse i più amari per Forza Italia: il declino inizia nell’agosto 2013 con la condanna di Berlusconi in via definitiva (sancita dalla Cassazione) a 4 anni (di cui tre condonati per l’indulto) per frode fiscale nell’ambito del processo Mediaset. Il Cav sconta la pena con l’affidamento in prova ai servizi sociali per un anno in una casa di riposo per anziani, a Cesano Boscone.

Nata da un filone del processo All Iberian, l’inchiesta riguarda la compravendita di diritti tv da parte di Mediaset tramite società offshore, riconducibili al gruppo di Berlusconi. La Corte d’appello aveva condannato l’ex premier anche a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici come pena accessoria, ma nell’estate dello stesso anno la Corte Suprema aveva chiesto di ricalcolare la pena accessoria, considerata sproporzionata.

Il momento più buio per il Berlusconi politico è la ‘decadenza’ da senatore: nel novembre 2013, in attuazione della legge Severino che lo rende incandidabile fino al 2019, palazzo Madama convalida l’esclusione dal Parlamento. Nel marzo 2014 il presidente di Fi si autosospende dalla carica di Cavaliere del Lavoro. I legali azzurri, un super team guidato da Niccolò Ghedini e Franco Coppi, presentano ricorso alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo contro la ‘Severino’ per poi ritirarlo una volta ottenuta la ‘riabilitazione’: l’ex premier riavrà la piena agibilità politica nel maggio 2018 (ma resterà imputato per il Ruby ter e indagato per le stragi del 1993).

Altra scadenza chiave è quella del 4 marzo 2018: Berlusconi subisce un nuovo grave colpo, Fi perde il primato nel centrodestra e viene ‘superata’ dal Carroccio targato Salvini. Per la prima volta la coalizione è a trazione Lega, ma il Cav non si perde d’animo e prova a riorganizzarsi anche se deve ingoiare il rospo del governo gialloverde guidato da Giuseppe Conte, con Salvini e Di Maio vicepremier. Inizia ufficialmente la ‘Terza Repubblica’. L’ex premier da un lato deve accettare una coabitazione forzata con l’alleato nell’ambito dello schema del centrodestra e stare all’opposizione di un esecutivo formato da M5S e Lega. Una posizione ambigua, che alimenta continue fibrillazioni interne a Fi, diventato un partito ormai spaccato in due, filosalviniani e berlusconiani ortodossi, nordisti e sudisti.

Berlusconi stupisce tutti e alla soglia degli 83 anni decide di rimettersi in gioco candidandosi come capolista elle europee del 26 maggio 2019 , proponendosi come mediatore di un’alleanza tra Ppe e sovranisti e promettendo di rivoluzionare Forza Italia per rilanciarla sul territorio. Qualche mese dopo si rinsalda l’alleanza di centrodestra, quando Salvini rompe la maggioranza con il Movimento 5 stelle, ritrovandosi quindi all’opposizione del governo giallorosso insieme a Forza Italia e Fratelli. d’Italia.

I problemi sorgono però con quest’ultimo partito, quando Fi e Lega entrano nella maggioranza di larghe intese che sostiene il Governo di Mario Draghi e poi danno il via libera alla rielezione di Sergio Mattarella, mentre Giorgia Meloni preferisce andare per la sua strada. L’alleanza si ritrova l’estate scorsa, quando Berlusconi e Salvini staccano la spina all’Esecutivo Draghi e a settembre si va alle elezioni anticipate, che sanciscono la nascita del nuovo centrodestra a guida Meloni, prima premier donna.

A ormai trent’anni dalla discesa in campo, Berlusconi assiste alla completa trasformazione di quel centrodestra di cui è stato fondatore. Torna in Senato, ma Forza Italia ormai non è più un partito a due cifre, è diviso al suo interno e al momento della formazione del Governo non gioca più un ruolo di primo piano. Riesce tuttavia ad ottenere per Antonio Tajani la guida del ministero degli Esteri, nonostante dopo la scoppio della guerra in Ucraina, Berlusconi più volte non rinnega la sua amicizia con Putin, sostenendo che l’appoggio a Kiev vada accompagnato da un’azione per favorire una soluzione diplomatica del conflitto. Berlusconi lascia 5 figli, Marina e Piersilvio (nati dal primo matrimonio con Carla Elvira Dall’Oglio); Barbara, Eleonora e Luigi, avuti dal secondo matrimonio con Veronica Lario.

(Adnkronos)