E’ il giorno del bilaterale con il presidente statunitense Joe Biden, eppure i riflettori del mondo su Borgo Egnazia sono tutti puntati su di lui: Papa Francesco segna l’esordio di un pontefice al G7. Tolto l’accordo sul fondo di solidarietà di 50 miliardi di dollari garantito dai profitti dagli asset russi, è la presenza di Bergoglio che fa la differenza in questo G7 a guida italiana. Ne è consapevole Giorgia Meloni, che mette a segno un risultato senza precedenti. Un risultato che, da solo, è capace di smaltire le ‘scorie’ della lite con il Presidente Emmanuel Macron, un diverbio a colpi di dichiarazioni di fuoco che ha finito per ‘cannibalizzare’ l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica nella prima giornata dei lavori.
Si volta pagina con l’arrivo del pontefice, diretto nel piccolo borgo pugliese a bordo di un elicottero. La premier raggiunge controvento le scalette del velivolo, “ancora vivo”, scherza lui, “siamo in due”, risponde pronta Meloni dopo aver sondato lo stato di salute del Santo Padre. Insieme salgono sulla piccola golf car che li condurrà dagli altri leader, Bergoglio arranca, anche per via del suo ginocchio malconcio, ma con Meloni la buttano sul ridere: lei scherza divertita, “una bella risata”, osserva Francesco, “vabbé ma io e lei sempre..”, risponde la presidente del Consiglio, che in questi 18 mesi è riuscita a costruire un rapporto solido con il pontefice, più volte incontrato anche lontano dai riflettori.
Quando entrano nella sala dove ha luogo il panel sull’Intelligenza artificiale, l’entusiasmo dei leader -non solo i 7, ma anche i cosiddetti ‘outreach’ a cui Meloni ha deciso di aprire il summit- è incontenibile: un lungo applauso accompagna il pontefice, che raggiunge la sua postazione su una sedia a rotelle, Meloni alle spalle. Tutti i leader si avvicinano per salutarlo, con una confidenza che contraddistingue un pontificato giudicato da tutti fuori dagli schemi: Biden si china su di lui e gli sussurra qualcosa all’orecchio, l’argentino Javier Milei, connazionale di Bergoglio, lo abbraccia commosso, anche il brasiliano Luis Inàcio Lula de Silva e il primo ministro indiano Narendra Modi lo cingono emozionati. “E’ la prima volta che un pontefice partecipa ad una riunione del G7 – apre la sessione dei lavori la premier – quindi inevitabilmente è un momento davvero storico. Non la ringrazierò mai abbastanza per essere qui insieme a noi”, dice lasciando la parola a Francesco.
L’intervento di Bergoglio non nasconde i dubbi e i timori legati all’avvento dell’intelligenza artificiale, richiama alla “buona politica”, alla necessità che la AI abbia una “ispirazione etica”. Per ridurre i rischi intrinseci alla sfida, spetta alla politica “creare le condizioni” per un uso che sia “possibile e fruttuoso”, perché “davanti a tante forme di politica meschine e tese all’interesse immediato, la grandezza politica si mostra quando, in momenti difficili, si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine. Il potere politico fa molta fatica ad accogliere questo dovere in un progetto di Nazione e ancora di più in un progetto comune per l’umanità presente e futura”.
Parole, le sue, “fonte di ispirazione per tutti noi”, lo ringrazia Meloni. Che, poco dopo l’arrivo del pontefice, si vede costretta a smentire una notizia diffusa da Bloomberg che rischia di generare il ‘remake’ del pasticciaccio sull’aborto: un passo indietro sui diritti Lgbtq nella bozza delle conclusioni che l’agenzia americana lega alla presenza di Papa Francesco a Borgo Egnazia. La smentita di Palazzo Chigi è netta: notizia priva di ogni fondamento, tuona la presidenza del Consiglio.
Nel documento finale adottato dai leader, 36 pagine in tutto, viene infatti ribadita la “forte preoccupazione” per la riduzione dei diritti Lgbt, con una condanna ferma a “tutte le violazioni e gli abusi dei diritti umani e delle libertà fondamentali”, e confermato l’impegno dei Grandi “a promuovere e proteggere” i diritti della comunità ‘arcobaleno’. Quanto all’altro dossier ‘caldo’ sul fronte dei diritti, nelle dichiarazioni finali la parola ‘aborto’ non viene menzionata, ma vengono confermati tutti gli impegni assunti dai leader a Hiroshima. C’è poi un capitolo ad hoc che Meloni potrà sfoggiare fiore all’occhiello del G7 made in Italy: il paragrafo sui migranti, in cui i 7 si impegnano a lanciare “una coalizione per prevenire e contrastare il traffico di migranti”.
Ricorrendo a un “approccio ‘follow the money’ -mettono nero su bianco i 7 grandi richiamando una strategia messa a punto da Giovanni Falcone contro la mafia e cara a Meloni- per identificare, indagare e contrastare efficacemente la criminalità organizzata, affrontando gli aspetti finanziari, compresa una maggiore cooperazione sulla confisca dei beni”. Nel documento trova spazio anche il Piano Mattei voluto dal governo italiano, salutato con favore dai leader.
Al tavolo dei lavori, Meloni ha chiesto che il G7 si faccia portavoce a livello internazionale di una strategia nuova, che adotti nuove armi per contrastare un traffico che ha reso il Mediterraneo un cimitero a cielo aperto. Richiamando, tra gli strumenti possibili, anche il memorandum Roma-Tirana, che ha visto il nostro Paese aprire due hotspot in terra albanese, con tutte le polemiche del caso.
A chiusura dei lavori, la foto di famiglia allargata a tutti i leader arrivati a Borgo Egnazia, con il Papa sorridente in prima fila per uno scatto destinato a restare alla storia. Meloni ne è consapevole, posa con uno sguardo soddisfatto mentre la seconda giornata del summit si avvia al termine. (di Ileana Sciarra)