Giada Zanola era ancora in vita, forse priva di sensi, quando è arrivata sul cavalcavia di Vigonza da cui, poi, è stata gettata di sotto dal compagno Andrea Favero. Dall’autopsia eseguita dal professor Claudio Terranova dell’università di Padova è stato escluso lo strangolamento, né appaiono ferite causate da armi da taglio, mentre sono stati rinvenuti alcuni lividi che confermano la lite tra la donna e il suo compagno di circa due giorni prima della morte della bresciana.
Fra un mese circa si avranno gli esiti degli esami tossicologici che dovranno accertare se la donna sia stata drogata o lentamente avvelenata. Nel mentre si andrà avanti con l’esame dello smartphone dell’uomo, quello della donna non si trova, per esaminarne i contenuti e verificare l’ipotesi di potenziali ricatti sessuali da parte dell’uomo. Il camionista padovano, che per ora rimane in carcere, dopo che ieri mattina ha revocato la legale d’ufficio Laura Trevisan ha già incontrato al Due Palazzi il suo nuovo avvocato Marco Marcelli, un esperto penalista del foro di Venezia. Favero, a parte le prime parziali ammissioni fatte agli inquirenti, poi, a gip e pm non ha detto più nulla, tanto che Marcelli ha voluto sottolineare che il suo assistito non ha fatto alcuna ammissione di colpa.
Domani alle 20.30, a Vigonza, è in programma una fiaccolata per Giada che partirà dalla casa dove abitava la giovane mamma e arriverà al cavalcavia sull’A4 nel punto dove ha trovato la morte. Sono attese migliaia di persone tra rappresentanti istituzionali, attivisti di varie associazioni e semplici cittadini.