Sul referendum per l’abolizione del Green pass obbligatorio, “a persuadermi e coinvolgermi è stato il ragionamento dell’avvocato Paolo Sceusa, che ha lanciato un accorato appello al diritto internazionale prima di denunciare il comportamento del nostro governo, oltremodo scorretto nell’incrinare il patto di lealtà tra istituzioni e popolo”. Carlo Freccero spiega così, in una lettera al direttore della Stampa, la sua decisione di aderire alla raccolta di firme per l’abolizione del Green Pass. “Nella versione italiana pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale Europea del 15 giugno 2021 – afferma l’ex consigliere di amministrazione della Rai – è stato omesso infatti un passo fondamentale del testo della Gazzetta Ufficiale Europea, e precisamente la frase relativa alle persone che ‘hanno scelto di non essere vaccinate’ e che, ciò nonostante, non devono essere oggetto di discriminazioni. A nulla è valsa la rettifica del 5 luglio 2021, l’attuale normativa sul Green Pass infatti, ignora totalmente l’appello a evitare discriminazioni. ‘Il popolo deve avere gli strumenti per decidere’, sostengono i promotori del referendum, un comitato composto in gran parte da giuristi super qualificati”.
“Ho riflettuto – dece Freccero -. Capisco che la mia presenza possa sembrare priva di senso in mezzo a cotanto senno specializzato. Ma mi sono convinto del contrario. Il mio ruolo è quello di esperto della comunicazione e, in quanto tale, non ho potuto fare a meno di rilevare la massiccia campagna di propaganda e disinformazione condotta dai media mainstream con un’unanimità che non ha precedenti nella storia del paese. Il referendum è un’occasione per avere accesso a spazi istituzionali e per fare arrivare i nostri argomenti all’elettorato. Dopodiché i cittadini decideranno liberamente e non sotto la pressione della paura innescata dalla pandemia. Rispondo qui anche agli amici che hanno obiettato come, tecnicamente, il referendum sia un autogol, giacché l’obbligo vaccinale verrà meno con l’introduzione delle cure che renderanno illegale un vaccino privo di autorizzazione e giustificato solo dall’emergenza”.
“Dietro il Green Pass in realtà, c’è molto di più – aggiunge Freccero – L’Organizzazione mondiale della sanità ha pubblicato in questi giorni il prototipo di tessera vaccinale da adottare da parte degli stati. Il Green Pass è destinato a diventare l’embrione della futura tessera di identificazione digitale a cui mira il ‘Grande Reset’ in via di attuazione. Per chi non sapesse di cosa si tratta, rimando a due libri dell’economista Klaus Schwab ‘Covid 19 The Great Reset’ e ‘Quarta rivoluzione digitale’. Secondo Schwab la pandemia è un’occasione irripetibile per conseguire il ‘Grande Reset’ già illustrato nel saggio ‘La quarta rivoluzione industriale’. Tutto ciò è confermato dal progetto di Recovery Fund, che si pone come obiettivo lo stesso obiettivo del ‘Grande Reset’. Credo che la nuova normalità in cui stiamo vivendo non finirà coi vaccini, ma continuerà nel tempo, con la rivoluzione digitale e la rivoluzione verde. Diciamo la verità: non è la pandemia ad avere causato la crisi economica. E piuttosto la crisi economica ad avere causato la pandemia, o quanto meno, ad averla amplificata al fine di ultimare il ‘Grande Reset’”.
“È giusto che il popolo, l’oggetto di quanto è in divenire, possa, come accade in tutte le democrazie, farsi soggetto e decidere se desidera o meno proseguire per la strada tracciata dalle élite. La risposta verrà dopo. Nella mia testa i referendum sono destinati ad aprire finalmente un dibattito ampio su tutti questi quesiti aperti”, conclude Freccero a cui replica il direttore della Stampa: “Caro Freccero, la ringrazio della sua cortese lettera – risponde Massimo Giannini – Per mia formazione, ascolto e rispetto (quasi) tutte le opinioni. Ma quelle che lei esprime, per spiegare la sua adesione al referendum abrogativo del Green Pass, mi trovano in totale disaccordo. Respingo con forza le sue accuse di ‘disinformazione’ rivolte ai ‘media mainstream’. Non condivido le sue tesi sul ‘Grande Reset’ che, nonostante il fascino sottile e a volte perverso delle teorie del complotto, mi pare totalmente infondata, nel senso che non trova alcun fondamento concreto nella realtà dei fatti. Se pubblico la sua lettera è perché ho sempre apprezzato la sua vivacità intellettuale. E perché credo nel pluralismo dell’informazione che, dando spazio al ‘diverso parere’, a volte ne può far risaltare (come in questo caso) la sua evidente fallacia”.