Green pass obbligatorio al lavoro, il 55% degli italiani pensa che sia giusto vietare l’accesso a chi non sia in possesso del certificato verde. Una ‘promozione’ che risente però della collocazione geografica dei cittadini: si abbassa al 49% nel Nord Ovest del Paese e sale al 61% nel Sud e nelle Isole. E’ quanto emerge dalla rilevazione dell’EngageMinds Hub, Centro di ricerca dell’Università Cattolica, dalla quale emerge anche che il 60% vede nel Green pass introdotto dal Governo Draghi uno strumento di responsabilità sociale, mentre il 56% ritiene che il certificato verde sia una misura efficace a ridurre il rischio di contagi e dunque utile nella lotta alla pandemia da Covid-19.
La ricerca di EngageMinds HUB è stata condotta su un campione di oltre 6mila italiani, rappresentativo della popolazione per sesso, età, appartenenza geografica e occupazione. “Dalla nostra ultima rilevazione emerge che il Green Pass, approvato da poco più del 50% degli italiani, non raggiunga la base per un pieno consenso sociale – sottolinea Guendalina Graffigna, ordinario di psicologia della salute e dei consumi e direttore dell’EngageMinds Hub – Dai dati emergono poi sacche cospicue di popolazione che restano incerte, rispetto all’utilità del certificato verde e all’obbligo del suo utilizzo; potremmo definirli gli ‘esitanti del Green pass’. Persone – prosegue Graffigna – che, dunque, mostrano segnali di fatica, frustrazione e sfiducia verso il sistema, un atteggiamento che nel lungo termine può diventare problematico”.
Secondo l’indagine, “gli over-60 rappresentano la fascia di età che più si discosta dal ritenere il Green pass una violazione della libertà personale e un modo del governo di controllare i cittadini; inoltre, i senior si sentono più sicuri a seguito dell’introduzione del certificato verde. Queste percezioni non si riscontrano per gli individui tra i 35 anni e i 59 anni. E gli under 34, al contrario, percepiscono il Green pass come uno strumento di violazione della privacy. D’altro canto – come appare sempre dalle analisi dell’EngageMinds HUB – rispetto alle altre fasce di età, gli over 60 sono quelli più concordi nel ritenere il Green pass uno strumento efficace nel ridurre i contagi e necessario per accedere ai luoghi di aggregazione sociale; di converso, circa la metà degli under 34 appare essere in disaccordo con l’utilizzo del Green pass”.
Ma importanti informazioni emergono da altri incroci dei dati. Dallo studio del Centro di ricerca della Cattolica appare infatti che “la frazione di coloro che ritengono efficace il Green pass nel contenimento dei contagi aumenti molto tra chi ha un reddito relativamente elevato, arrivando al 65% (rispetto al 56% della media nazionale); per contro, tra coloro che denunciano un reddito basso, questa stessa percentuale scende al 51%. Andamento analogo si riscontra per la questione dell’uso del Green pass nei luoghi di lavoro: il 63% tra i più benestanti pensa sia giusto renderlo obbligatorio, mentre tra i meno abbienti questa frazione si ferma di nuovo al 51%”.
“Un elemento da evidenziare, così come esce dalla nostra analisi – spiega Graffigna – è che il titolo di studio degli intervistati non influisce sul giudizio sul Green pass, a dispetto di quanto si pensa solitamente che sia anche una questione di alfabetizzazione e di istruzione”. A livello di percezione dei singoli, anche una norma di ordine pubblico quale il Green pass non sfugge alle dinamiche della psicologia della persona. La ricerca dell’EngageMinds HUB mostra che chi emotivamente appare aver subito maggiormente l’impatto di Covid-19, insomma chi è psicologicamente più ‘affaticato’, “vede il Green pass come una misura poco utile a ridurre la diffusione dei contagi (51% contro il 56% medio nazionale)”.
C’è un ultimo fattore che peraltro, nel corso del monitor continuativo che EngageMinds Hub ha attivato dall’inizio della pandemia, emerge spesso come impattante sui comportamenti. Ed è “la sfiducia verso la ricerca scientifica, il sistema sanitario e, in generale, le istituzioni pubbliche”. Dai dati emerge che” chi rivela questo atteggiamento fa poco affidamento sull’efficacia del Green pass come strumento per controllare i contagi, non è d’accordo sul suo uso nei luoghi di lavoro e non ne vede l’utilità sociale”, conclude l’indagine