Green pass, Pregliasco: “Bene, ma non escluderei obbligo vaccinale”

“Il Green pass rimarca oggettivamente e orgogliosamente che ci si è vaccinati per proteggere se stessi e gli altri. Come utilizzarlo è ovviamente una scelta politica. Ma decidere di vaccinarsi è un’azione di solidarietà, che permette di stare più sicuri in situazioni di rischio come ad esempio, stare seduti al tavolo al ristorante o in altri ambienti chiusi, dove i positivi, anche asintomatici, potrebbero infettare”. Ai microfoni di iNews24.it, Fabrizio Pregliasco, direttore dell’Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi, virologo e docente dell’Università degli Studi di Milano, fa il punto sulle decisioni della cabina di regia col premier Mario Draghi, che si è riunita ieri.

“La vaccinazione – continua il virologo – dal punto di vista dell’interesse collettivo, è un elemento positivo anche perché, com’è chiaro, stiamo assistendo a una curva di contagi in salita, che però ha un numero esiguo di casi gravi. Ma è anche un elemento utile perché riduce i costi sanitari, dal momento che chi va in terapia intensiva, grava sulla sanità. In più, adesso è più vicino il ritorno alla vita normale. Quindi è giusto che ci sia un dibattito politico sull’utilizzo del green pass”. Pregliasco non esclude la possibilità di istituire l’obbligo vaccinale: “L’utilizzo del green pass anche a livello nazionale, mi sembra una buona decisione per fare in modo che quanti più cittadini possibili si vaccinino – sottolinea – soprattutto in questo contesto dove i no vax non rappresentano più un numero esiguo. La convenienza, come dicevo, c’è ed è dimostrata. Sono sempre del parere che l’obbligatorietà del vaccino non sarebbe un’ipotesi impossibile: basti pensare che i bambini, per poter andare a scuola, hanno già dieci vaccinazioni obbligatorie. Il green pass comunque, è un modo per compendiare una scelta di libertà, che anche se non la si comprende, è più che giusta. E da graduazione del suo utilizzo potrà essere valutata man mano”.

Infine, sui nuovi parametri della zona gialla spiega: “Anche questa è una scelta politica. Chiaramente più abbassiamo le soglie, più siamo ‘protettivi’. Scientificamente non esiste un manuale esatto rispetto all’applicazione generalizzata. Il principio base è che il l’aumento del rischio dei contagi aumenta è direttamente proporzionale ai contatti tra le persone. Il punto è ragionare su come abbassare i contagi”.

(Adnkronos)