Una discussione è in corso per l’aggiornamento della normativa antincendio anche a seguito degli incendi della Torre dei Moro a Milano e del palazzo Lagrange a Torino. L’Italia tuttavia resta tra i fanalini d’Europa per la sicurezza, in particolare per quella sui materiali obbligatori per le facciate.
È attraverso il Comune di Milano, Commissione Rigenerazione Urbana, che ci sono i primi segnali di innovazione a cambiare passo. “Si apre una fase importante per il settore dell’edilizia nel Comune di Milano -dice Il presidente di questa Commissione, Bruno Ceccarelli- una forte spinta stimolata anche dei numerosi interventi in vista delle future Olimpiadi invernali del 2026. Si tratta di nuove sfide e anche qui l’attenzione alla sostenibilità e alla sicurezza devono essere alla base di ogni progetto edilizio ed innovazione. Promuoverò una mozione di indirizzo, volta a definire suggerimenti in tema di sicurezza, includendo i rischi di incendio degli edifici, per evitare una nuova Torre dei Moro. L’obiettivo è anche quello di influenzare positivamente il Piano di Governo del Territorio e il Regolamento Edilizio del Comune di Milano. Da sempre Milano vuol dire innovazione e alta qualità e questi obiettivi non devono mai lasciare da parte la sicurezza”.
Nei giorni scorsi si è tenuta anche una Commissione Consiliare del Comune di Milano sul tema della “Sicurezza Edifici”. Queste commissioni sono un dialogo aperto con il mondo dell’edilizia, con realtà associative, sindacati, vigili del fuoco, ingegneri, architetti e geometri, per contribuire ad aumentare la sicurezza degli edifici e, di conseguenza, quella dei lavoratori nei cantieri e dei pompieri.
La regolamentazione nazionale sulla sicurezza antincendio delle facciate degli edifici è stata oggetto di un parziale aggiornamento proprio un anno fa (DM del 30 marzo 2022, pubblicato in Gazzetta Ufficiale l’8 aprile). Il risultato però lascia l’Italia con una tra le norme più permissive in Europa.
È invece un chiaro punto di riferimento proprio l’Inghilterra che, a seguito del catastrofico incendio della Grenfell Tower del 2017, ha cambiato tutto: il più recente aggiornamento normativo, del dicembre 2022, prevede l’utilizzo di soli materiali incombustibili per le facciate di tutti gli edifici più alti di 11 m.
La Francia impone per gli edifici dai 9 piani in su la scelta di materiali incombustibili per ciascuno degli elementi della facciata. Persino nei paesi dell’Est Europa, come Serbia, Slovenia, Croazia e Repubblica Ceca le legislazioni sono più stringenti che in Italia. In Romania, ad esempio, è atteso un aggiornamento che dovrebbe imporre l’uso di soli materiali incombustibili per le facciate dei palazzi a partire dai 20 m di altezza.
E nel nostro Paese? La scelta del materiale da utilizzare è lasciata nelle mani del progettista introducendo così un alto potenziale di rischio. La facciata della Torre dei Moro, ad esempio, aveva anche elementi combustibili, che hanno amplificato irrimediabilmente l’incendio.
In attesa di un aggiornamento che renda la norma più vincolante, anche altri Comuni ed enti locali iniziano a muoversi. Ci sono, infatti, diversi casi virtuosi a livello locale, come il Comando dei Vigili del Fuoco di Rimini che ha diramato una nota di indirizzo, invitando a una maggiore attenzione al tipo di materiali usati nei lavori di riqualificazione.
Rockwool – leader mondiale nella realizzazione di prodotti e soluzioni sostenibili in lana di roccia – è da due anni impegnata in una campagna di sensibilizzazione a favore della sicurezza antincendio degli edifici. L’alleanza guidata da Confabitare con Movimento Consumatori e Rockwool ha lanciato un programma di dialogo con le istituzioni e gli organi di informazione per suggerire una revisione della Regola Tecnica Verticale antincendio.
“Gli incendi -spiega Paolo Migliavacca, Business Unit Director di Rockwool Italia- si sviluppano sei volte più velocemente rispetto agli anni ’50, a causa di diversi fattori, tra cui il maggiore utilizzo di materiali sintetici nell’arredamento e nella costruzione. Oggi un edificio energeticamente più efficiente non è necessariamente più sicuro. Esiste una normativa e una certificazione di efficienza energetica, ma manca una certificazione complessiva di sicurezza antincendio”.