Johnson riapre il Regno Unito, cosa dicono gli esperti

Boris Johnson riapre tutto in Gran Bretagna. Nonostante l’aumento dei contagi a causa della variante indiana del covid, il premier britannico ha confermato lo stop alle restrizioni a partire dal 19 luglio: via le mascherine, quindi, e niente più distanziamento sociale. Londra mette in conto di arrivare a registrare fino a 100mila nuovi contagi al giorno nelle prossime settimane. Lo stesso Johnson ha rimarcato che “bisogna purtroppo riconciliarsi con l’idea di altri morti di covid”. Ma è giusto riaprire, come sta facendo il Regno Unito, nonostante l’aumento dei casi?

“Sembra che la variante Delta in Gran Bretagna, il Paese del mondo occidentale che l’ha sperimentata per prima con un alto tasso di vaccinazioni, sia un virus addomesticato di tipo influenzale”, ha detto l’immunologo Sergio Abrignani, membro del Comitato tecnico scientifico, intervenuto a ‘Agorà estate’, su Rai Tre.

La scelta inglese di rimuovere le restrizioni anti-Covid dal 19 luglio, “è una scelta che ha una base scientifica”, legata ai “numeri di vaccinati, di ricoveri in terapia intensiva, decessi”. Se “è degradata a influenza, allora l’apertura ha un senso sia sanitario che politico”, ha aggiunto Abrignani. “Alla domanda se possono arrivare altre varianti più pericolose rispondo: speriamo di no, ma non possiamo escluderlo per cui serve monitorare”, ha concluso.

Abrignani ribadisce quindi che “con i vaccini ci si può infettare, ma si evitano le forme severe di Covid e la morte. E non c’è alternativa, perché se l’alternativa è non vaccinarsi c’è la certezza di farsi male”. “Il messaggio è: la protezione, con il vaccino, di ciò che davvero ci ha colpito in questo anno e mezzo – forme severe, ricoveri in terapia intensiva, morti – è ottima. La protezione dalle forme lievi e dalle forme asintomatiche è accettabile, tra il 65 eil 75%. Ma se si è vaccinati si evitano quasi in assoluto le forme severe e la morte”.

La scelta della Gran Bretagna è sbagliata secondo Massimo Galli. “Boris Johnson fa una scelta politica. Non mi pare una scelta per il bene comune della nazione, mi permetta di dubitarne…”, dice il responsabile di malattie infettive del Sacco a L’aria che tira – estate. E in Italia? “Abbiamo vaccinato molto, non abbastanza ma molto. Siamo ragionevolmente sicuri, la variante Delta e la variante Delta Plus possono infettare anche i vaccinati: ma chi è vaccinato non viene mandato in ospedale o in rianimazione, salvo alcuni disgraziatissimi casi di persone che non hanno risposto alla vaccinazione. Queste varianti hanno una capacità più marcata di diffondersi: tra poco troveremo solo varianti Delta, il punto è capire quante ne isoleremo”, evidenzia Galli.

“Il virus è in grado di colpire ancora in maniera dura le persone a maggior rischio. In questo momento le infezioni riguardano persone giovani e in buona salute, quindi avremo molti asintomatici. Ma sia ben chiaro che un 65enne, se non si è voluto vaccinare, se si becca l’infezione è a rischio. Non bisogna pensare di poter fare a meno del vaccino perché gli altri si sono vaccinati: questa variante può fare danni almeno come le precedenti”, aggiunge.

Sulla stessa linea il pensiero di Fabrizio Pregliasco: “E’ sperabile, e secondo me dobbiamo assistere attendendo, che la mortalità che è l’ultimo dei parametri che cresce non cresca in Inghilterra”, dice il virologo, docente dell’Università Statale di Milano, definendo “una decisione politica criticabile” quella presa dal premier britannico, di riaprire tutto togliendo anche l’obbligo di mascherina al chiuso.

“Non ha senso rovinare per motivi politici quello che si è guadagnato con la sofferenza. E’ anche peggio dover poi fare un passo indietro come in Israele dove la mascherina l’hanno rimessa. E’ incomprensibile questa scelta”, incalza il virologo che avverte: “Bisogna continuare a monitorare i ricoveri in ospedale. Ci vuole ancora una quindicina di giorni per poter dire che complessivamente nella vita reale il vaccino ha un’azione positiva confermata”.

Di parere opposto Matteo Bassetti: “Dal Regno Unito arriva una lezione per l’Italia: dobbiamo imparare una nuova convivenza ragionata con il coronavirus”, dice il primario di Malattie infettive all’ospedale San Martino di Genova, all’Adnkronos Salute. “E’ questo -aggiunge- il ragionamento fatto da Boris Johnson per le riaperture annunciate anche con l’aumento dei casi, ed è assolutamente condivisibile. Se dobbiamo togliere le restrizioni è giusto farlo ora quando è estate e le scuole sono chiuse. Inoltre nel Regno Unito tra poco arriveranno al 70% di copertura vaccinale con due dosi della popolazione. Cosa dobbiamo imparare? Che c’è un rischio ragionato e che dovremmo convivere con il coronavirus. Quindi non avremo numeri impressionati come nelle ondate passate, ma potremmo avere anche in Italia 7-8mila morti l’anno che saranno, purtroppo, un tributo fisiologico alla circolazione del virus”.

“Gli inglesi sono stati i maestri dell’infettivologia europea e mondiale – osserva l’esperto – Ieri quando Johnson ha parlato c’era con il Fauci inglese e i vertici della sanità, sono decisioni condivise. Loro hanno un aumento dei casi, ma il numero dei decessi e ricoveri è abbastanza stabile, i vaccini funzionano anche contro la variante Delta. Temo che però da noi l’approccio inglese non verrà capito molto”.

(Adnkronos)