Nel 2021 il reddito medio degli uomini in Italia è stato di 25.958 euro mentre quello delle donne è stato inferiore del 26% (19.218 euro). I maschi rappresentano il 56,4% dei lavoratori dipendenti e indipendenti e presentano un numero medio di settimane lavorate nell’anno pari a 43,0 e un reddito medio annuo da lavoro di 25.958 euro, mentre per le donne si arriva a 41,1 settimane medie lavorate e un reddito medio annuo di 19.218 euro. E’ quanto si legge nelle tabelle contenute nelle statistiche in breve dell’Inps.
Il numero medio annuo di settimane lavorate e il reddito medio annuo da lavoro crescono al crescere dell’età, almeno fino ai 59 anni, e sono sempre maggiori per i maschi. Sempre con riferimento al 2021 si osserva che il differenziale di genere del reddito medio da lavoro, in termini di valori assoluti, supera i 7-8 mila euro nelle classi di età adulte oltre i 40 anni, toccando il massimo tra 50 e 54 anni con un differenziale di poco più di 9 mila euro tra uomini e donne. La classe di età modale per i maschi e per le femmine nel 2021 è quella tra i 50 e i 54 anni.
Secondo i dati, nel 2021 il numero di lavoratori complessivi nell’anno è risultato pari a 25.774.000, in leggera crescita rispetto al 2020, con un incremento di circa 118.000 lavoratori (+0,5%). Più consistente è la crescita rispetto al 2019 (anno pre-pandemia) con +226.000 lavoratori (+0,9%).
Le cifre diffuse dall’osservatorio dell’Inps sui lavoratori dipendenti e indipendenti, che rappresentano il 95% del totale. Il numero medio di settimane lavorate nel 2021 è in crescita, 42,1 settimane contro le 40,3 nel 2020, ma è ancora inferiore a quello del 2019 (42,9 settimane). Anche il reddito medio annuo da lavoro nel 2021 è in crescita rispetto all’anno precedente (+5,3%) attestandosi poco sopra i 23.000 euro.
L’andamento dell’occupazione in termini di posizione prevalente è molto diversificato: il lavoro indipendente “classico” (artigiani, commercianti e autonomi agricoli) continua nel lento trend di contrazione, con gli artigiani che tra il 2019 e il 2021 perdono oltre 35 mila unità (-2,3%), i commercianti quasi 50 mila (-2,5%) e gli agricoli autonomi circa 7 mila lavoratori (-1,7%).
Il lavoro dipendente privato torna a crescere nel 2021 dopo la contrazione registrata nel 2020 a causa della pandemia: rispetto al 2019 si registra un incremento di oltre 140 mila lavoratori, pari al +0,9%: si tratta dello stesso incremento percentuale dei dipendenti pubblici. Più accentuato risulta l’incremento dei lavoratori domestici cresciuti di oltre 86 mila unità rispetto al 2019 (+10,9%), crescita dovuta inizialmente, nel 2020, a regolarizzazioni indotte dalla necessità di giustificare la mobilità durante il lockdown e successivamente, nel 2021, dagli esiti della regolarizzazione prevista dal decreto legge rilancio; prosegue infine il trend in diminuzione degli operai agricoli che perdono oltre 32 mila lavoratori tra il 2019 e il 2021 (-3,5%).
L’andamento dei parasubordinati nel complesso, senza partita Iva (collaboratori, dottorandi, amministratori, ecc.) e con partita Iva (professionisti senza Cassa previdenziale) è in crescita con +74 mila lavoratori tra il 2019 e il 2021 (+7,4%). Crescita dovuta soprattutto all’incremento dei professionisti (+10,3%) e degli amministratori (+22,5%), mentre le collaborazioni sono in leggera contrazione.
Per quanto riguarda i lavoratori in prevalenza impiegati con voucher o con contratti di lavoro occasionale, si ricorda che l’eccezionale ricorso a questa tipologia contrattuale registrata nel 2020 risente, come noto, dell’utilizzo del libretto di famiglia per gestire il bonus baby-sitting nel quadro degli interventi di sostegno predisposti per fronteggiare le conseguenze del Covid.