Meloni: “Dimissioni Toti? Lui conosce la verità, sa cosa è giusto fare”

(Adnkronos) – Totti non si sta dimettendo? “Io ho già detto che secondo me chi può decidere questa questione è Giovanni Toti banalmente perché Giovanni è l’unico che conosce veramente la verità”. Così Giorgia Meloni, ospite di Quarta Repubblica, su Rete 4. “Lui sa cosa sia giusto fare e penso che debba fare quello che considera più giusto per i cittadini della regione Liguria, che vuol dire valutare la capacità di governo per i cittadini e valutare”, aggiunge. 

“Se come lui dice è innocente, chiaramente far dimettere un uomo che è stato scelto dai cittadini perché viene accusato di una cosa che è falsa è una mancanza di rispetto verso i cittadini, mentre se la cosa non fosse falsa sarebbe una mancanza di rispetto verso i cittadini non dimettersi”, conclude. 

“Io non mi diverto a fare il presidente del Consiglio, è una cosa che ti toglie tutto, si può fare, ma lo devi fare per una ragione. Quando mi guarderò indietro alla fine dei miei giorni io voglio sapere che per questa nazione ho fatto quello che andava fatto, e l’unica cosa che può tenermi in piedi è il fatto che la gente mi voglia bene e che ci sia consenso, quindi che non lo sto facendo contro il parere dei cittadini”, dice ancora a ‘Quarta Repubblica’. “Mi do la responsabilità di dimostrare che le cose potevano cambiare, ‘me la rischio’, come si dice a Roma sto rischiando e chi se ne frega, meglio andare a casa che stare qui a sopravvivere”. 

“Questo non è un referendum su di me, perché la riforma non è su di me, noi abbiamo fatto una riforma che si pone il problema di restituire al governo un chiaro mandato popolare e di restituire ai governi stabilità”, spiega quindi Meloni parlando della riforma del premierato e dell’eventuale referendum. “Adesso purtroppo non mi posso dimettere neanche volendo perché tra le poche regole che mi sono date nella vita, c’è quella di fare esattamente il contrario di quello che ha fatto Matteo Renzi e quindi io anche volendo non potrei farlo”, aggiunge con ironia.  

“Non è una riforma che io sto facendo per me stessa o per questo governo – sottolinea – ma se io non usassi una stabilità e una forza che gli altri prima di me non hanno avuto, per cercare di lasciare dopo di me qualcosa di meglio qualcosa che rimanga io che ci sto a fare?”, dice. 

Non andrà a casa anche se non passa il referendum sul premierato? “No, io andrò a casa eventualmente tra 5 anni, quando gli italiani decideranno di scacciarmi con le elezioni, se decideranno di farlo, tra 5 anni”, replica la premier. 

“Giorgetti lascia? L’ha smentito, ma è abbastanza semplice a me pare che ci siano dei quotidiani che più di raccontare la realtà sono come un libro dei desideri…”, continua Meloni. La premier aggiunge: “Mi ricorda quel detto che dice ogni giorno nella savana c’è una gazzella che si sveglia e sa che deve correre più veloce, ecco ogni giorno in Italia un ministro si sveglia e sa che deve smentire un articolo della Repubblica”. 

E lo “stro…” a Caivano? “Mi hanno detto che c’era De Luca, mentre ero in macchina ho allora pensato cosa dirgli”, spiega Meloni con riferimento al saluto con il presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca. 

“L’Anm parla di vendetta, ma vendetta di cosa, perché tu ti vendichi di qualcuno quando ti ha fatto del male, la magistratura ritiene di avermi fatto del male e perché?”,piega quindi Meloni sul tema della riforma della giustizia. “Pier Camillo Davigo dice che ci vogliono dividere perché così contiamo tutti di meno ma contiamo rispetto a chi? Perché il problema non è quanto la magistratura conti rispetto alla politica”. “A me queste dichiarazioni di scontro mi lasciano sempre molto perplessa”, sottolinea. 

“Il Parlamento è sovrano, mi pare che ci sia la maggioranza e forse anche in questo caso una maggioranza più ampia di quella che è semplicemente la maggioranza”, continua. Anche Renzi? “La voteranno non perché gli sto simpatica io, ma perché la condividono, come spero”. 

“Io faccio questa riforma proprio perché ho rispetto della magistratura, io ho cominciato a fare politica quando hanno ucciso il giudice Paolo Borsellino e prima ancora Giovanni Falcone, ho un enorme rispetto dei servitori dello Stato, proprio per questo credo che serva una riforma del genere, che è una riforma fatta per la stragrande maggioranza di magistrati che vogliono solamente fare bene il loro lavoro e non vogliono, per vedere riconosciuto il loro valore, dover aderire a una corrente politicizzata della magistratura”. 

 

(Adnkronos)