Sono almeno dodici i Cpr – i Centri per il rimpatrio dei migranti – che dovranno essere realizzati per raggiungere l’obiettivo di un centro in ogni Regione, come indicato dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Il piano per incrementare i posti disponibili per i migranti destinati a essere rimpatriati si muoverà in due direzioni, da un lato i nuovi Cpr e dall’altro il ripristino di quelli già esistenti, e l’obiettivo è quello di far partire i lavori nel più breve tempo possibile.
Il lavoro dei tecnici del Viminale e del ministero della Difesa è già stato avviato e, a quanto apprende l’Adnkronos, oggi si è tenuta la prima riunione nel corso della quale sono stati affrontati i criteri per l’individuazione delle aree dove realizzare i nuovi centri anche sulla base delle indicazioni pervenute dalle prefetture sull’intero territorio nazionale. I Cpr saranno comunque situati in zone scarsamente popolate e facilmente sorvegliabili. Al vaglio quindi strutture anche dismesse della Difesa, come ex caserme, in Calabria, Molise, Campania, Marche, Abruzzo, Toscana, Emilia Romagna, Veneto, Liguria, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta.
Oltre al lavoro per creare le nuove strutture, Viminale e ministero della Difesa stanno anche programmando l’ampliamento e la ristrutturazione di quelle già disponibili. L’obiettivo è quello di riportare alla piena operatività i cpr esistenti, spesso danneggiati dai migranti trattenuti: nella maggior parte dei centri infatti i posti utilizzabili sono inferiori alla capienza teorica. I posti disponibili al momento tra le strutture di Bari, Brindisi, Caltanissetta, Trapani, Roma, Potenza, Gorizia, Macomer e Milano sono 619 a fronte dei 1.338 potenziali. Tra questi c’è anche il Cpr di Torino, chiuso a seguito di danneggiamento.
Il funzionamento dei Cpr è già di competenza del prefetti, che attraverso dei bandi affidano i servizi di gestione della struttura a privati, responsabili del rapporto con i migranti trattenuti e del funzionamento materiale del centro. Le forze dell’ordine presidiano lo spazio esterno delle strutture e possono entrare nelle zone dove vivono i migranti solo su richiesta degli enti gestori in casi eccezionali e di emergenza. La Difesa non parteciperà quindi al controllo dei centri, a carico delle forze dell’ordine, ma solo alla loro realizzazione.
Il trattenimento dei migranti nei Cpr è disposto con provvedimento del questore, che è trasmesso, entro 48 ore dall’adozione, al giudice di pace territorialmente competente per la convalida. Anche l’eventuale proroga è soggetta a convalida. (di Giorgia Sodaro)