Mezza tonnellata di esplosivo piazzata dai robot utilizzati normalmente per la manutenzione del Nord Stream. E’ questa l’ipotesi che il quotidiano The Guardian delinea in relazione alle esplosioni – in totale sarebbero 4 – che hanno danneggiato i gasdotti Nord Stream 1 e 2 nel Mar Baltico, provocando fuoriuscita di gas metano. Il Guardian fa riferimento ad un rapporto congiunto che Danimarca e Svezia hanno consegnato all’Onu: nel documento, si afferma che le falle negli impianti sono state provocate da esplosioni paragonabili alla potenza di “diverse centinaia di chili di esplosivo”. La linea, evidenzia il giornale, è condivisa anche dalle autorità tedesche. Fonti di intelligence citate dal magazine Der Spiegel evidenziano che le esplosioni, localizzate in 4 punti diversi, sarebbero collegate all’impiego di circa 500 chili di Tnt: l’ipotesi è stata elaborata sulla base dell’analisi dei dati registrati dai sismografi. I primi segnali di una detonazione sono stati registrati nelle prime ore di lunedì 26 settembre. Le esplosioni, in base ai primi report, sarebbero avvenute ad una profondità compresa tra 70 e 90 metri. L’impiego di mini-sottomarini non appare compatibile con la quantità di esplosivo menzionata dagli esperti, che puntano quindi sull’impiego dei robot solitamente utilizzati per le operazioni di manutenzioni degli impianti.
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